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Obbligazioni statali italiane, un terzo è in mano agli stranieri
Cresce il debito pubblico italiano, mentre lo stock di obbligazioni pubbliche emesse dal Tesoro detenuto da famiglie e imprese è in diminuzione, così come la quota detenuta dalle banche tricolori. Nel dettaglio, quasi un terzo del debito pubblico italiano è in mano agli investitori stranieri, anche se la quota detenuta da questi sottoscrittori è leggermente scesa nell’ultimo biennio, passando dal 34% al 32%.
E’ quanto emerge, in estrema sintesi, da un’approfondita analisi sul debito pubblico italiano condotta dal Centro studi di Unimpresa, l’Associazione che affianca e sostiene le micro, piccole, medie imprese e professionisti che rappresentano l'asse portante dell'economia del paese.
Più precisamente, dal report emerge che tra il 2015 e il 2017 è raddoppiata la quota di titoli pubblici detenuta dalla Banca d'Italia, che ha incrementato di quasi 200 miliardi di euro (+108%) gli acquisti di Bot e Btp nell'ambito del piano promosso dalla Banca centrale europea, mentre i titoli sottoscritti da fondi e assicurazioni sono diminuiti di 28 miliardi (-19%) a 120 miliardi. Parallelamente, complice il forte calo dei rendimenti, ha segnato una discesa consistente (-20%; da 149 miliardi a 120 miliardi di euro) anche lo stock di obbligazioni pubbliche emesse dal Tesoro detenuto da famiglie e imprese. Allo stesso modo si è ridotto di quasi 32 miliardi il portafoglio di obbligazioni dello Stato italiano posseduto dalle banche.
Secondo l’analisi dell'Associazione, che ha analizzato i dati della Banca d'Italia aggiornati a ottobre scorso, nell’ultimo biennio il debito pubblico ha registrato un aumento di 116,3 miliardi (+5,35%): dai 2.173,3 miliardi del 2015 ai 2.289,6 miliardi di euro del 2017. Un periodo nel quale si è assistito sia a una crescita costante del deficit nei conti dello Stato sia alla composizione dei sottoscrittori di Bot, Btp e Cct. Se nel 2015 la Banca d'Italia deteneva 169,4 miliardi di titoli pubblici italiani, equivalente al 7,80% del totale del debito, parallelamente all’avvio del piano di acquisti (quantitative easing) avviato dalla Banca centrale europea, tale cifra è salita a 353,7 miliardi a fine 2017, con la percentuale che si è attestata al 15,45% grazie a un incremento di 184,3 miliardi di euro (+108,81%).
Lo stock di debito pubblico sottoscritto dalle banche (categoria nella quale viene conteggiato anche il portafoglio dei fondi monetari) è invece sceso di 31,9 miliardi (-4,87%): da 655,9 miliardi a 624,04 miliardi, con la quota che conseguentemente passata dal 30,18% al 27,25%. Per quanto riguarda i fondi d'investimento e le assicurazioni, l'ammontare di Bot e Btp ha segnato una flessione di 2,6 miliardi (-0,58%), da 457,7 miliardi a 455,1 miliardi, con la percentuale complessiva diminuita lievemente dal 21,06% al 19,88%.
Ha registrato una diminuzione rilevante, invece, la quota delle obbligazioni statali detenuta da famiglie e imprese italiane. Nell’ultimo biennio lo stock di Bot, Btp e Cct in mano a queste due categorie di sottoscrittori si è attestata infatti a 28,8 miliardi di euro, passando da 149,04 miliardi a 120,2 miliardi, ed ha evidenziato una discesa del 19,34%. Sostanzialmente invariata e sempre consistente la quota di debito pubblico italiano detenuta dagli investitori stranieri: il totale di Bot e Btp presenti nei portafogli degli investitori istituzionali internazionali, dei grandi investitori esteri e dalle banche e istituzioni finanziarie mondiali è passato da 741,08 miliardi a 736,5 miliardi, registrando una flessione di 4,5 miliardi (-0,62%) che ha portato la quota complessiva dal 34,10% al 32,17%.