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Usa, attenti al 2019
Abbiamo visto in due articoli precedenti le enormi potenzialità degli Stati Uniti e di Wall Street nel corso del 2018 e i problemi che probabilmente porterà all’intero sistema industriale e finanziario del paese l’incremento dei tassi avviato dalla Federal Reserve. Ma a fianco agli elementi positivi, non mancano altre negatività, oltre alla crescita dei tassi di interesse in corso. Nella maggior parte dei casi si tratta di incognite che dovrebbero farsi sentire soprattutto nel corso del 2019.
Guerra commerciale. Per il momento gli Stati Uniti non sembrano avere avviato una guerra commerciale vera con la Cina e l’Europa: a parte qualche settore relativamente secondario, a oggi l’amministrazione Trump sembra un cane che abbaia più che una pericolosa belva pronta a colpire. Questo per ora. Se le cose sfuggissero di mano, però, e si arrivasse a un’escalation, le difficoltà per l’industria americana e le controparti degli altri paesi potrebbero diventare molto pesanti.
Medio oriente. Tradizionalmente gli Stati Uniti hanno avuto un atteggiamento moderatore nell’area più a rischio di tutto il pianeta e sono riusciti finora a tenere sotto controllo o quasi una situazione che ormai è esplosiva da un secolo (in realtà da due millenni almeno!). L’attuale amministrazione, che sulla politica del Medio oriente segue direttive più da partito religioso ultranazionalista israeliano che da grande potenza, ha totalmente cambiato la linea portata avanti da anni. L’obiettivo sembra soprattutto l’Iran, sul quale invece l’Europa ha puntato molte carte.
In questo contesto il rischio di guerra è forte, ma in questo caso il problema non sarebbe solo degli Usa ma di tutto il mondo e i contraccolpi sarebbero difficilmente definibili. Il pericolo più immediato è che si arrivi a uno scontro sempre più forte tra States, Europa e Russia, con rapporti commerciali consolidati da anni che saltano.
Utili aziendali. Quest’anno gli utili delle aziende dell’S&P 500 hanno avuto una crescita spettacolare, intorno al 17%. Ma è stato calcolato che circa il 9% di questo salto sia dovuto al taglio alle tasse. Il prossimo anno, però, i benefici fiscali saranno uguali a oggi e non comporteranno nei profitti ulteriori incrementi, che ovviamente saranno più modesti rispetto al 2018. In pratica il mercato ha già scontato l’attuale crescita record, ma non ancora quella che per forza di cose sarà inferiore nel 2019.
Per di più lo stato a partire dall’anno prossimo dovrà cominciare a pagare un conto di 150 miliardi all’anno per il minore introito fiscale. Ciò si tradurrà in minori investimenti da parte di un governo che è già quasi ai massimi storici di deficit federale.
Forte indebitamento. L’intero sistema statunitense, sia tra le imprese, sia tra i privati, è arrivato ai medesimi livelli di debiti del periodo 2007-2008. I deficit delle famiglie attraverso carte di credito sono oltre i massimi di un decennio fa. Anche il tasso di risparmio delle famiglie, che nell’ultimo decennio era salito e aveva dato fiato a tutto il sistema, sta pesantemente scendendo. Per di più ciò avviene in una fase in cui i tassi stanno salendo con una certa forza. È possibile che in questo contesto per le famiglie sia sempre più difficile mantenere questo livello di leva e che i consumi cadano pesantemente. Molti privati potrebbero anche essere costretti a vendere i loro asset in borsa per fare fronte ai loro impegni. E questa cosa non farebbe per nulla bene a Wall Street.
Il dollaro. È sempre difficilissimo prevedere che cosa farà il biglietto verde nei confronti delle principali valute mondiali. Attualmente è in forte ripresa e l’aumento dei tassi dovrebbe ulteriormente sostenerlo, così come dovrebbe attirare capitali da tutto il mondo. Se così fosse per le imprese americane l’export diventerebbe più difficile, specie in un quadro di guerra commerciale e di tensioni internazionali.
Conclusione. Con tutta probabilità da qui alla fine dell’anno dagli Usa dovrebbero arrivare tendenzialmente buone notizie. Il sistema appare forte e in grado di reggere abbastanza bene anche i primi scricchiolii che cominciano a manifestarsi. A partire dalla fine di quest’anno e soprattutto nel 2019 potrebbero cambiare però molte cose e, a meno che non ci siano riprese spettacolari indotte dalla politica fiscale, una resa dei conti appare molto probabile. A quel momento cercare porti sicuri sarà probabilmente una buona scelta.