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Segnali tranquillizzanti dall’oro
Osservare l’andamento dell’oro è interessante non solamente per capire se c’è la possibilità di ricavare capital gain vendendo o acquistando, ma anche per comprendere qual è il livello di preoccupazione dei mercati. Questa materia prima, che ha indubbiamente anche usi industriali, vede però le sue quotazioni salire e scendere quasi esclusivamente in funzione del rischio percepito dagli investitori. Trattandosi del bene rifugio per eccellenza, nei momenti in cui sui mercati viene percepita una situazione di instabilità, si verifica la corsa all’acquisto, con conseguente risalita dei corsi. Al contrario, quando tutto viene considerato tranquillo e gestori e risparmiatori puntano sulla borsa e sui titoli più rischiosi, il metallo giallo resta con quotazioni abbastanza depresse.
E a giudicare dall’andamento del mercato in questi ultimi giorni non sembra che le incognite presenti in mezzo mondo stiano incidendo in maniera sensibile sui prezzi del metallo prezioso. Vediamo un po’ di storia recentissima delle quotazioni aurifere. Attualmente, dopo un discreta caduta in questi giorni, in cui il future è passato da 1.320 dollari per oncia dell’11 maggio ai 1.286 del 16 maggio, il mercato sembra abbastanza dominato dalle vendite e, secondo diversi operatori, è stato imboccato in maniera abbastanza decisa un trend ribassista. Comunque negli ultimi mesi il livello più basso toccato dal metallo giallo è stato 1.238 dollari il giorno 12 dicembre, quando uscivano previsioni totalmente ottimistiche sull’andamento del mercato borsistico e delle diverse economie sparse per il mondo. Da quel momento c’è stata una risalita, incrementata soprattutto dalla volatilità ricomparsa tra la fine di gennaio di quest’anno e l’inizio di febbraio: il 25 gennaio, con l’arrivo a quota 1.362 è stato toccato il massimo. In pratica una risalita tutt’altro che drammatica. E soprattutto da quel momento tra alti e bassi è iniziata la discesa, fino ad arrivare agli attuali livelli. In conclusione sembra proprio che ben pochi sentano la necessità di cercare un porto sicuro per i propri capitali.
Inoltre a incidere negativamente sull’oro sono anche altri elementi. In primis la quotazione del dollaro. Dato che il bene prezioso è acquistato in tutto il mondo, ma è quotato nella divisa Usa, che resta pur sempre una moneta nazionale, nel momento in cui la valuta degli States sale inevitabilmente l’oro adegua il proprio valore reale a quello del dollaro. E visto che attualmente questa moneta sta salendo in maniera molto netta, il metallo giallo sta calando in maniera quasi inversamente proporzionale.
Ma non è solo ciò. Oggi i rendimenti ottenibili dagli investimenti in dollari sono tra i migliori del mondo: un Treasury a 10 anni, sempre mercoledì 16 maggio, rendeva il 3,059%, per di più con il dollaro in crescita. Questo fatto sta spostando capitali da tutto il mondo e da tutti i settori versi i titoli di stato Usa. E un investimento in oro, che non rende nulla, viene in questo contesto abbandonato in favore di un’obbligazione che offre un ritorno sicuramente interessante. Per di più legato al governo del paese leader al mondo.
Oltretutto gli utili delle aziende dell’S&P 500 sono in netta risalita, anche spinti dai tagli fiscali operati da Trump. Di conseguenza sono in aumento anche i dividendi e oggi trovare sul mercato ottime aziende che diano cedole intorno al 3% è tutt’altro che difficile. E anche questo fenomeno provoca un fuoruscita di denaro dai beni rifugio verso le attività di rischio.
In pratica, dal mercato dell’oro arriva un segnale totalmente tranquillizzante. Almeno per il momento.