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Il ritorno delle biotecnologie
Sul mercato azionario americano, attualmente in buona ripresa grazie all'eterno bull market dell'It, vi è un comparto che dopo un triennio sta finalmente uscendo da un periodo di difficoltà, per la verità non eccessivamente giustificate dai fondamentali, che sono forse i migliori di tutta l'economia globale. Stiamo parlando delle biotecnologie, che, nonostante una certa presenza europea e un vivace settore asiatico in piena crescita, vede un predominio americano che sarà impossibile scalfire per almeno un decennio (se non di più).
Questo segmento ha visto negli ultimi anni un aumento della produttività enorme, dato dagli avanzamenti a livello medico e dalla spinta fornita dalle stesse tecnologie informatiche. In tale ambito il bull market è stato fortissimo fino all'estate del 2015, poi da allora per tre lunghi anni il settore non si è più ripreso. È vero che in precedenza le quotazioni erano forse da bolla, ma negli recentemente si è esagerato nella direzione opposta. Infatti se osserviamo il Nasdaq Biotech Index vediamo che fra i massimo del luglio del 2015 e i minimi di metà 2016 c’è stato un calo del 38%, qualcosa di inusitato per il fortissimo equity made in Usa di questi anni. La ripresa successiva è stata comunque fragile: il benchmark ha registrato minimi relativi ad aprile e maggio e in quelle date, rispetto al fondo toccato nel 2015, la biotecnologia era salita solamente poco più del 20%. Nella stessa fase l'S&P 500, che era comunque calato molto meno, aveva fornito agli investitori una risalita di circa un terzo.
Negli ultimi due mesi le cose sono però decisamente cambiate: da inizio maggio il Nasdaq Biotech Index è su di quasi il 16%, con corsi che si avvicinano ai massimi storici di tre anni fa, dai quali manca ormai circa l’11%. La quotazioni peraltro continuano a essere eccellenti, con un P/E forward intorno a 16: in pratica gli investitori hanno a disposizione davvero l'unico comparto growth at reasonable value disponibile sul pianeta, accantonato per anni a causa di timori di una stretta futura del prezzo dei farmaci da parte dei governi.
Che cosa è cambiato nelle ultime settimane? Finalmente il pubblico si è reso conto che le biotecnologie sono uno dei comparti più avvantaggiati dal taglio alle tasse da parte di Trump. In particolar modo è stata l'attività di M&A, bloccata l'anno scorso a causa dell'incertezza fiscale, che è arrivata a cifre da record, qualcosa come 100 miliardi di dollari nei primi sei mesi dell'anno. In particolare ad avere mostrato forte vivacità sono stati i deal portati avanti da alcuni colossi (Takeda e Novartis su tutti) del farmaceutico tradizionale nei confronti di gruppi biotech di medie dimensioni. Queste operazioni spesso presentano, per i forti flussi di cassa di questo comparto, premi nell'ordine anche del 90% rispetto alle quotazioni di borsa al momento dell'annuncio, a fronte di un 20-40% negli altri comparti del mercato.
Dunque finalmente le condizioni finanziarie sembrano allinearsi in uno dei trend di maggiore progresso scientifico in corso in questi anni, che va a inserirsi perfettamente peraltro nella crescita dei consumi cinesi: infatti il governo di Pechino ha intenzione di espandere in misura enorme questo comparto, con un progetto denominato Healthy China 2030. La tappa intermedia di questo processo di evoluzione prevede nel 2020 spese sanitarie per 8 trilioni di renminbi (circa 1,2 trilioni di dollari), con un aumento del 15% annuo nel triennio precedente. È evidente che prima o poi colossi farmaceutici cinesi emergeranno, per il momento però il maggiore know-how è ancora in mano statunitense e va ricordato che, all'interno del trend crescente di spesa in salute globale, il farmaco appare destinato ad avere un ruolo sempre maggiore, in quanto l'innovazione scientifica in questo ambito permette di risparmiare su un orizzonte temporale di lungo periodo, grazie alla sparizione di alcune malattie prima croniche.
Certo si tratta comunque di un comparto volatile, ma per i fondamentali si fa fatica a trovare sui mercati finanziari situazioni migliori.