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Abe consolida la sua leadership
La vittoria schiacciante di Shinzo Abe alle elezioni interne del partito LDP lo pone in una posizione di potere senza precedenti e probabilmente diventerà il premier giapponese rimasto in carica più a lungo di sempre.
La costituzione giapponese ha bisogno di cambiamenti, quindi la riforma è una prospettiva allettante. Ma è anche una scommessa enorme e faticosa.
Il paese ha la più antica costituzione scritta del mondo e non ci sono precedenti su una serie di questioni costituzionali in discussione. Avrà bisogno di una maggioranza di due terzi in parlamento e poi di una maggioranza semplice in un successivo referendum pubblico.
Va inoltre sottolineato che non ci sono prove che l'opinione pubblica stia chiedendo a gran voce una riforma. Un recente sondaggio a cura di Kyodo indica che il 49,0% si oppone ai piani da presentare entro la fine dell'anno. Il tasso di popolarità di Abe può essere rimbalzato di recente, ma il suo tocco sarà probabilmente messo alla prova nel caso di un referendum nazionale. Le elezioni in Giappone sono raramente "basate su quesiti" e se dovesse perdere il referendum non avrebbe altra scelta che dimettersi.
Un obiettivo molto più gestibile sarebbe quello di rinvigorire l'Abenomics. La riforma economica di Abe è stata al massimo un successo fugace e ora ha tre anni per trasformarla in qualcosa di duraturo.
Dato che nelle elezioni del 2015 Abe non ebbe sfidanti, si è trattato della prima elezione contestata sin dal 2012, dopo che l’ex ministro della difesa Shigeru Ishiba ha ufficializzato la sua candidatura, rendendola una corsa a due tra Abe e Ishiba.
Secondo le previsioni, la vittoria di Abe era data quasi per certa. Sono due i round per il voto di maggioranza, e il secondo riguarda in particolare i rappresentanti del partito nel Parlamento giapponese, la Dieta. All’interno di questa, il partito è diviso in sette fazioni che tendono a votare in maniera compatta e la maggior parte dei rappresentanti aveva già dichiarato di voler supportare Abe.
Il focus del mercato sarà ora su eventuali cambiamenti di potere all’interno del partito e soprattutto sul malcontento interno riguardo agli scandali che hanno riguardato Abe e impattato sul sostegno nei confronti dell’attuale Primo Ministro nei mesi scorsi. Prima dell’esito, i media sostenevano che il 70% dei voti sarebbe stato considerato un buon risultato per Abe.
Guardando invece alle implicazioni in termini di politiche, nel corso della recente campagna elettorale, Abe ha reiterato l’ambizione di raggiungere la ripresa economica e un cambiamento costituzionale che riconosca il ruolo delle forze militari giapponesi, dette anche Forze di Autodifesa – Self Defence Forces.
Sembra che Abe stia avendo anche un approccio più rilassato nei confronti del target di inflazione al 2% della banca centrale e quindi è probabile che la vittoria dell’attuale Primo Ministro sia una notizia “da falco” per la Bank of Japan, che ha già escluso un ulteriore allentamento. Tuttavia, la lotta del paese contro la deflazione è tutt'altro che conclusa. I fondamentali dell'inflazione si stanno indebolendo e i rischi esterni stanno aumentando sotto forma di stress legato al commercio globale e ai mercati emergenti. riuscire a concentrarsi su come raggiungere il target della banca centrale sarebbe di per sé un'impresa lodevole e significativa.