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La fase di espansione negli Stati Uniti sta per finire?
Con valutazioni del mercato statunitense a livelli sopra la media e tassi di interesse che iniziano a salire, c'è chi ritiene che il periodo "Goldilocks" degli Stati Uniti stia giungendo al termine.
Giunti al decimo anno del periodo di espansione economica statunitense (la seconda fase più lunga nella storia degli Stati Uniti), gli investitori sono comprensibilmente preoccupati che sia scattato il conto alla rovescia e che la prossima recessione sia dietro l'angolo. Tuttavia, la solidità dei dati Usa, sia macroeconomici che corporate, indica che non siamo ancora prossimi alla fine del ciclo, che generalmente è associata a inflazione in aumento, politiche monetarie aggressive e margini di profitto in deterioramento per le società. Finora, abbiamo assistito a ben poco di tutto ciò negli Stati Uniti e sebbene i tassi di interesse abbiano iniziato a salire, si tratta di un rialzo molto contenuto e il contesto in generale resta accomodante.
Interessante notare che a livello macro abbiamo visto un cambiamento nel modello della crescita globale nel 2018. La crescita economica nel resto del mondo sembra aver raggiunto il picco a inizio 2018, rallentando da li in poi. Al contrario, il ritmo e la forza della crescita Usa sono stati lampanti, con un'economia che è cresciuta di un ulteriore 2,8% y/y nel secondo trimestre 2018. Intanto, i dati di breve termine indicano che il momentum della crescita dovrebbe continuare nel 2019.
La crescita degli utili societari negli Usa non è ancora finita
A livello societario, nonostante le preoccupazioni legate alle tensioni commerciali, le società statunitensi continuano a registrare ottimi risultati, gran parte dei quali rispecchiano o superano le aspettative. Mentre la crescita degli utili Usa ha raggiunto probabilmente il picco nella prima metà del 2018, registrando uno stellare 23-24%, l'attuale consenso per il terzo e per il quarto trimestre prevede un'ulteriore crescita rispettivamente del 22% e del 19%. Guardando al 2019, le aspettative prevedono una crescita degli utili più moderata, attorno al 10%, ma comunque superiore alla media di lungo termine del 7%.
Gli utili del secondo trimestre sono stati molto positivi per diverse grandi società, improntate alla crescita. Nel settore dell'IT, per esempio, nomi come Microsoft e Alphabet hanno addirittura visto una lieve ri-accelerazione delle entrate e dei profitti, che si è poi puntualmente riflessa nei prezzi delle azioni.
I rischi legati all'inflazione sono ancora contenuti ma in aumento
Forse il rischio principale per l’outlook positivo sull'azionario Usa è rappresentato da una possibile inflazione superiore alle aspettative e dalla conseguente risposta della Fed. Se la Banca Centrale dovesse alzare i tassi troppo velocemente, portando a un appiattimento della curva dei rendimenti, ciò potrebbe avere un impatto negativo sull'azionario, dato che i freni monetari potrebbero essere applicati in maniera troppo forzata, portando potenzialmente l'economia Usa verso una recessione. Il team di T Rowe Price rtiene che uno sviluppo del genere sia improbabile, dato che la Fed ha avuto un approccio molto moderato in riferimento ai tassi finora, e sembra che non ci siano motivi per un cambiamento verso una linea più aggressiva. Intanto, insieme a una crescita degli utili che continua, è probabile che anche l'azionario continuerà a performare bene.
Nonostante le turbolenze a cui abbiamo assistito nel 2018, l'indice S&P500 ha continuato a fare progressi, con una crescita del 6% ytd. Chiaramente, il sentiment non è stato turbato dalla recente ripresa della volatilità. Sebbene ci si possa aspettare che un livello più elevato di volatilità diventerà la norma guardando al futuro, con maggiori potenziali cadute lungo la strada, continuiamo a ritenere che il ciclo del mercato Usa abbia ancora un po' di strada da fare. La crescita economica è solida, gli utili societari continuano a sorprendere in positivo e le valutazioni, sebbene sopra la media, non sono a livelli estremi.