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Indicatori utili per valutare l’investimento negli Em
Storicamente, sono tre i segnali di vendita nel ciclo dei mercati emergenti che devono materializzarsi prima che gli investitori possano iniziare a comprare nuovamente l’asset class.
Primo segnale: rafforzamento del dollaro = vendere gli emergenti
Il dollaro statunitense si è rafforzato di oltre il 7,5% dal 16 aprile, mentre l’indice che traccia i bond sovrani degli emergenti denominati in dollari è in calo di circa il 4,9% da inizio anno e quello denominato in valuta locale perde circa il 9,5%.
Secondo segnale: l’apprezzamento del dollaro crea turbolenze internazionali e tra gli emergenti = vendere gli emergenti
Ciò avviene quando i Paesi emergenti con i maggiori fabbisogni di finanziamento esterni, misurati principalmente dai deficit delle partite correnti, subiscono le pressioni del mercato. La Turchia e l’Argentina sono due di questi Paesi. I bond turchi denominati in dollari sono in calo di oltre il 15% e la lira turca di oltre il 25% da inizio anno. Contemporaneamente, i bond argentini denominati in dollari perdono oltre il 16% e il peso il 33%.
Terzo segnale: la risposta politica affronta in modo intermittente lo stress da liquidità = vendere le ultime rimanenze di mercati emergenti
L’Argentina ha ricevuto i finanziamenti del Fondo Monetario Internazionale e rinnovato l’impegno a livello di politica monetaria, riducendo la volatilità sul fronte valutario. La Turchia ha imposto delle restrizioni ai creditori turchi che utilizzano la lira nelle transazioni di scambio valutario, con l’effetto di aumentare i costi di trading per gli speculatori esteri e operare un giro di vite sugli investitori che shortano la lira. Ankara si è anche assicurata dei finanziamenti dal Qatar e ha promesso di implementare ulteriori misure fiscali.
L’Indonesia, seppur esclusa dall’occhio del ciclone, ha alzato i tassi di interesse per rallentare la crescita e affrontare proattivamente alcuni timori di mercato. I risultati sono incerti e i mercati faticano a trovare un equilibrio tra il migliorato quadro politico e il pessimo sentiment degli investitori. Nelle sole prime due settimane di agosto, l’indice dei titoli sovrani in dollari è sceso dell’1,7% e quello in valuta locale di oltre il 5%.
Secondo il team di Schroders, il punto di svolta per gli emergenti in genere arriva dopo che questi tre primi punti si sono materializzati. Il punto di svolta: gli avvenimenti sui mercati sviluppati provocano una svolta nella liquidità = comprare gli emergenti.
Se le turbolenze internazionali o tra gli Emergenti dovessero iniziare a impattare gli Stati Uniti a livello di fondamentali, allora la Federal Reserve farebbe intendere di voler rallentare il ciclo di inasprimento della politica monetaria. È questo che ha innescato la ripresa molto solida degli Emergenti a inizio 2016 e lungo tutto il 2017. Un rallentamento negli Stati Uniti esacerbato da un dollaro troppo forte o da una drastica correzione azionaria potrebbe avere un effetto analogo. Gli effetti negativi della guerra commerciale sugli Usa avrebbero anch’essi un impatto simile.
Quando arriverà la svolta? Il grande interrogativo consiste nella distanza tra il punto tre e il punto quattro. La misura delle vendite viste ad agosto, tuttavia, aumenta le probabilità perché i mercati aprano un margine di salvezza per gli investitori, fornendo alcune rassicurazioni a coloro che comprerebbero emergenti, nell’attesa che il punto 4 si materializzi. Come per molti punti di svolta, questo momento sarà probabilmente visibile solo col senno di poi.