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I corporate bond alla prova del Treasury
Il rendimento offerto dal Treasury bond decennale è da qualche tempo stabilmente superiore al 3%. Questo livello è sufficientemente elevato da assumere posizioni lunghe sui titoli a lunga scadenza del debito pubblico Usa?
Gli operatori sono divisi ma l’analisi di alcuni dati può aiutarci a fare il punto della situazione. La differenza tra il dividend yield medio delle società Usa e il rendimento del Treasury a dieci anni è la più ampia dal 2011. Il gap tra il rendimento da dividendo e i titoli a breve termine è il più elevato da dieci anni a questa parte.
I titoli di stato Usa sono considerati uno degli asset più liquidi e sicuri nel panorama internazionale. Sono in pochissimi a pensare che gli Usa possano avere qualche difficoltà a rimborsare il proprio debito. Attualmente il rendimento annuo del Treasury decennale è al 3,2%. Negli ultimi cinque anni l’indice Standard and Poor’s 500 ha accumulato un rendimento annualizzato del 13,4%, tuttavia, arrivati a questo punto del lungo e intenso trend rialzisat della Borsa Usa, sono in molti a domandarsi se le prospettive future di Wall Street siano in grado di compensare il rendimento offeto dall’asset free risk per eccellenza.
Secondo Chris Iggo, responsabile del reddito fisso per Axa Im, la vendita massiccia di bond globali a partire da agosto e l’aumento dei rendimenti del Treasury decennale sono due motivi che dovrebbero spingere gli investitori ad incrementare la quota obbligazionaria all’interno dei propri portafogli. Un’altra buona ragione per cominciare ad aumentare il peso dei Treasury e delle obbligazioni governative a lungo termine in generale, è il maggior rendimento offerto dal debito Usa rispetto al dividend yield medio dei titoli facenti parte dello Standard and Poor’s 500.
In questa fase, il gap a favore del Treasury è dell’1,30%, il più alto dell’ultimo decennio. Il mercato Usa è da sempre caratterizzato da questo rapporto tra rendimento dei Treasury e dividend yield, tanto da mantenerlo in essere anche quando la Fed, nel 2008, portò i tassi a breve termine a zero (quelli a lunga scadenza restarono introno al 2%), livello tale da consentire di superare il dividend yield medio dello Standard and Poor’s 500.
La situazione è diametralmente opposta in Europa, dove è abituale riscontrare la presenza di dividendi elevati che superano ampiamente i rendimenti offerti dai titoli di stato. La situazione europea è ancora questa, anche se l’impennata dei rendimenti registrata dai Btp ha avvicinato questi ultimi al dividend yield della Borsa di Milano.
Nonostante alcuni portafogli istituzionali abbiano mostrato una virata verso il reddito fisso, l’ultima inchiesta a firma BoAML ha posizionato al 3,6% il livello del rendimento del Treasury che potrebbe segnare l’avvio di un travaso importante verso il comparto obbligazionario. Tuttavia, l’inchiesta evidenzia l’assenza di una view comune per spiegare il rapporto tra azioni e bond in funzione del rendimento dei Treasury.
Una view molto più omogenea è invece quella che indica di incrementare le posizioni in government bond rispetto ai corporate bond (che potrebbero patire non poco in caso di ulteriore accelerazione del rendimento del Treasury). L’attenzione degli operatori si concentra sul rapporto tra rendimento del Treasury e tenuta di Wall Street. Tuttavia, gli effetti più negativi potrebbero subirli i corporate bond a lunga scadenza.