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Equal weight per scommettere sul ritorno della crescita
Abbiamo già visto che il gruppo delle cosiddette azioni Faang (Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Alphabet/Google), al di là del bear market in corso, ha davanti a sé non poche sfide per il futuro. Il rischio più grosso è uscire dal novero dei titoli growth, vista anche la posizione di dominio nel proprio mercato di riferimento, che però sta inevitabilmente saturandosi. A ciò va aggiunto il fatto che il fatturato per singolo utente non è elevatissimo e probabilmente non è destinato ad aumentare nel tempo.
Se poi andiamo a vedere la storia dei mercati si evidenzia che è piena di aziende che sembravano invincibili, per il fatto che erano in posizione di dominio in comparti che sembravano crescere all'infinito e la cui parabola è finita piuttosto bruscamente. Chi segue da molto tempo le news finanziarie ricorderà che Cisco a inizio 2000 fu la prima azienda a superare i 500 miliardi di dollari di capitalizzazione borsistica, grazie alla forza nel campo dei router usati nei nascenti network internet. Rapidamente, però, l'azione passò da oltre 80 dollari a poco sopra 10 nel 2002 e tuttora il titolo viene trattato non molto oltre 40.
In alcuni casi la parabola di declino viene poi seguita da una spettacolare ripresa: il caso più clamoroso in questo ambito è quello di Apple, un gruppo che 20 anni fa era a rischio di non riuscire a sopravvivere, ma poi è diventato l'azienda di maggiore successo a livello planetario in questi anni. Anche in questa circostanza, però, i rischi per gli investitori non mancano, in quanto spesso la ripresa arriva dopo anni in maniera del tutto inaspettata. Un altro esempio di insperata accelerazione dei profitti è stato Microsoft, che, dopo anni non facili, si è reinventata come colosso del cloud.
Se si vuole impostare i propri investimenti su temi growth, una volta che il mercato si sia stabilizzato ma prima che emergano eventuali nuovi campioni, probabilmente resta un unico approccio: perseguire strategie equal weight. Con questo termine si intende andare a collocare i propri liquidi in percentuale uguale su quei segmenti che appaiono più promettenti per il futuro e all'interno di essi in quote uguali fra le aziende rilevanti del comparto.
Supponiamo, ad esempio, che si identifichi una serie di trend, dalla realtà virtuale all'editing genetico all'internet delle cose e altri. Al giorno d'oggi è difficile dire con certezza quale comparto davvero esploderà o quale resterà al palo. Per fare un esempio i tentativi di lanciare le auto elettriche sono vecchi quanto l'automobile in sé e c'è voluto più di un secolo affinché tale segmento diventasse un fenomeno economico rilevante. La realtà virtuale pure è in giro dagli anni ‘80 e anch'essa a lungo è rimasta poco più che un'ipotesi. Per quanto riguarda tecnologie più recenti, più di qualche professionista dell'It nutre dubbi sulla fattibilità di molte promesse della blockchain.
In una fase tanto complessa, poi, è ancora impossibile identificare i colossi protagonisti di domani, di conseguenza tanto vale allocare in maniera equanime su un universo ampiamente diversificato di nomi, allo scopo di catturare anche l'ipotesi di vedere i titani di oggi ancora al comando. Viviamo dunque in un'era di transizione, che spesso tende a coincidere con l'avvento di bear market.
La spiegazione di tale correlazione ha una logica, poichè fasi di calo sono sovente causate dall'esaurirsi di un ciclo di crescita, accompagnato da aspettative troppo elevate da parte degli investitori. Ciò che sappiamo però è che il mondo sta cambiando rapidamente e che nel giro di pochi anni tante cose appariranno profondamente mutate, con diverse filiere ridimensionate se non scomparse: ad acque un minimo meno movimentate di oggi si potrà tornare a scommettere ancora sul futuro in maniera più mirata.