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Banca d’Italia: Pil -9 pct nel 2020
Banca d'Italia prevede una risalita dell'economia nella seconda parte del 2020, ma far stime diventa molto difficile con tutte le variabili in ballo. L’elevata incertezza con cui è considerato il quadro italiano è applicata anche agli altri Paesi dell’Eurozona.
“In Italia il PIL ha registrato una flessione del 4,7% nel primo trimestre e le indicazioni finora disponibili suggeriscono una contrazione dell’attività economica ancora più intensa nel trimestre in corso, cui dovrebbe far seguito un recupero nella seconda metà dell’anno”. La stima è contenuta nella pubblicazione di Banca d’Italia dal titolo ‘L’impatto della pandemia di Covid-19 sull’economia italiana: scenari illustrativi’ ed è accompagnata da una precisazione: oggi “formulare previsioni macroeconomiche diventa estremamente arduo” e le simulazioni sono soprattutto “analisi di scenario, basate sulla valutazione dell’impatto di ipotesi epidemiologiche ed economiche alternative”.
L’incertezza è elevata perché ci sono molte variabili
Le variabili sono molte rispetto alla situazione d’incertezza che stiamo vivendo per fare previsioni più precise. Infatti, spiegano da Via Nazionale, i tempi e l’intensità della ripresa dipenderanno da diversi fattori, la cui evoluzione oggi è difficilmente prefigurabile: dalla durata all’estensione del contagio, dall’evoluzione dell’economia globale agli effetti sulla fiducia e sulle decisioni di spesa dei cittadini e d’investimento delle imprese. Senza contare le eventuali ripercussioni a livello finanziario. E tutto questo, sottolinea l’Istituto centrale , dipenderà “anche in misura rilevante dall’efficacia delle politiche economiche introdotte”.
Le stime ufficiali in calendario il 5 giugno
Il ventaglio delle valutazioni formulate dagli osservatori per la crescita in Italia nel 2020 e nel 2021 è eccezionalmente ampio: tra -6 e -15 punti percentuali per la caduta del Pil di quest’anno e tra 2 e 13 punti per la ripresa nel prossimo. In uno scenario centrale, le cui ipotesi sottostanti sono sostanzialmente in linea con quelle considerate dai principali previsori istituzionali, il Pil potrebbe ridursi del 9% quest’anno per poi espandersi di quasi il 4,8% nel 2021. L’elevata incertezza con cui è considerato il quadro italiano è applicata anche agli altri Paesi dell’Eurozona. Sono solo ‘esercizi’ sui possibili effetti del coronavirus, mentre le stime ufficiali saranno pubblicate il prossimo 5 giugno.
Lo scenario centrale, la risalita dalla fine del lockdown
Lo scenario centrale disegnato da Banca d’Italia si basa sul fatto che l’allentamento delle misure di contenimento avviato in maggio prosegua gradualmente e “che gli effetti della pandemia rimangano nel complesso sotto controllo nei prossimi trimestri - in Italia, nei Paesi europei nostri partner commerciali e a livello globale -, consentendo l’uscita dalla recessione e l’avvio della ripresa in tempi relativamente rapidi”. Questo scenario sconta che la quota di attività produttive interessate da provvedimenti di sospensione (pari a circa un terzo del valore aggiunto in aprile), scenda già al 10% in maggio, e che a ciò segua un recupero dell’attività relativamente rapido nella seconda metà dell’anno.
Effetti significativi dalle misure del Governo
Le misure approntate dal Governo per contrastare la crisi, incluse quelle del Dl “Cura Italia” secondo Banca d’Italia “fornirebbero un contributo significativo nel contenere la contrazione del PIL nell’anno in corso, che potrebbe essere valutabile - secondo i moltiplicatori tradizionali - nell’ordine di 2 punti percentuali”. Alcuni provvedimenti, come la moratoria sul credito e le garanzie sui nuovi prestiti “sarebbero essenziali a scongiurare il materializzarsi di possibili effetti non lineari associati a gravi conseguenze finanziarie, evitando una crisi di liquidità, mantenendo aperte le linee di credito delle imprese e soddisfacendo il fabbisogno di fondi indotto dalla crisi”.
Meno export e import
Gli investimenti, secondo lo scenario centrale dell’Istituto, scenderebbero di oltre il 12% quest’anno per recuperare solo in parte nel prossimo. Le esportazioni di beni e servizi si ridurrebbero di circa il 15% nel 2020, riflettendo l’andamento della domanda estera e il sostanziale arresto nell’anno in corso dei flussi turistici internazionali, per poi espandersi dell’8% nel 2021. Le importazioni seguirebbero una dinamica simile, con una discesa di oltre il 17% quest’anno e un parziale recupero il prossimo.
Inflazione bassa grazie al petrolio, cala l’occupazione
L’inflazione al consumo beneficerebbe della caduta del prezzo del petrolio e del forte ampliamento dei margini di capacità inutilizzata. L’occupazione, misurata in termini di unità di lavoro equivalenti, è destinata a diminuire quest’anno, di quasi il 10%, per poi recuperare metà della caduta nel 2021. Il numero di occupati si ridurrebbe tuttavia in misura più contenuta, attorno al 4% nel 2020, grazie all’esteso ricorso alla Cassa integrazione.