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Covid19: Ubs, guardare alla Cina per capirne gli effetti
A livello globale l'attenzione dei mercati è sulle tempistiche e modalità di riapertura delle economie, dopo l'allentamento del lockdown. Un altro loro punto di osservazione sarà l'effettiva ripartenza di queste economie, che dipenderà dai consumatori e dalle imprese. In altre parole, dall’andamento della domanda e degli investimenti. Ovvero, se da un lato i consumatori si sentiranno abbastanza sicuri da riprendere i loro consueti comportamenti di consumo e, dall’altro, da come le aziende si sentiranno di aver creato un ambiente lavorativo sicuro per riprendere i livelli di produzione uguali a quelli pre-crisi.
Timori di seconda ondata con allentamento del rigore
Sono i punti focali su cui si basa l’analisi di Ubs, i cui esperti guardano a quello che sta succedendo in Cina per capire quali effetti la pandemia potrebbe avere sulle economie occidentali. In Cina, hanno notato, c’è sì una ripresa del consumo di beni non essenziali ma nell’ambito di una revisione dei comportamenti degli individui al fine di ridurre i rischi. È opinione comune che un allentamento delle politiche di distanziamento sociale possa portare una seconda ondata di contagi e nuove potenziali chiusure. Per questo hanno messo sotto osservazione i comportamenti alla luce dei persistenti timori di una nuova diffusione del virus.
Più difficoltà per Paesi sviluppati a tornare alla normalità
Nel tentativo di esaminare potenziali cambiamenti comportamentali post-virus, l’istituto ritiene che sia utile guardare alla Cina come a un indicatore guida per Europa e Usa. La Cina è un utile barometro dato che ha subito un forte attacco dal coronavirus, ma ora è da circa due mesi in fase di “riapertura”. Pur considerando le differenze che ci sono tra i vari Paesi “è probabile – secondo l’analisi di Ubs - che i Paesi sviluppati abbiano maggiori difficoltà nel tornare alla normalità rispetto alla Cina o ad altri Paesi nord asiatici, poiché potrebbe esserci una minore accettazione individuale a farsi tracciare o sorvegliare”.
Evidenti i cambiamenti quotidiani tra i cinesi
Nel frattempo in Cina vengono già registrati i mutamenti nelle abitudini quotidiane delle persone. C’è una volontà generale di evitare la folla, l’utilizzo dei mezzi pubblici è nettamente inferiore ai livelli pre-pandemia e il traffico, pur tornato ai livelli pre-crisi, registra ore di punta più corte (perché molti scelgono di tornare a casa piuttosto che restare fuori per svago). Inoltre, anche sono tornati a un lavoro a pieno regime, i livelli di spesa sono lontani dagli standard. Il consumo complessivo è sceso del 20% annuo a causa di un calo (nel primo trimestre) del reddito reale disponibile del 3,9% annuo (calo maggiore dal 2002).
Le prime lezioni dall'esperienza cinese
Il processo di riapertura che dura ormai da circa due mesi in Cina offre, secondo Ubs, alcune indicazioni su cosa dovrebbero aspettarsi le economie sviluppate. Un aspetto importante è che probabilmente ci sarà una ripresa molto incerta e graduale nelle economie sviluppate. Solo perché un'impresa è stata riaperta, ciò non significa che i consumatori vi si affolleranno se in genere vogliono stare fuori da luoghi affollati. Una conclusione logica e correlata è che le persone si sentono più sicure, a causa della bassa crescita nelle vicinanze o della fiducia nelle infrastrutture di sanità pubblica, maggiori sono le probabilità che riprendano attività semi-normali.
I mercati scontano ripresa più rapida di quanto sia probabile
Questo quadro suggerisce che è necessaria cautela sulle attività a rischio perché le Borse sembrano quotare una ripresa più rapida di quanto sia probabile, data l'esperienza cinese e le differenze rispetto alle economie occidentali. Inoltre, secondo Ubs, da una parte c’è da considerare che “il sostegno politico è ampiamente valutato” e dall’altra che “le valutazioni attuali non incorporano adeguatamente l'incertezza significativa sulla crescita e sugli utili nei prossimi trimestri e anni”. Per il futuro mettono in conto un indebolimento del dollaro e un rialzo dell’oro di riflesso allo straordinario stimolo monetario e fiscale Usa.