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Assogestioni: il coronavirus penalizza il risparmio gestito
La pandemia di Covid-19 come ha influito sul risparmio gestito? La preferenza dei risparmiatori va verso i fondi monetari, mentre quelli azionari ne escono penalizzati. L’industria del risparmio gestito ha chiuso il primo trimestre del 2020 in negativo.
L’industria del risparmio gestito ha archiviato il primo trimestre del 2020 con un segno negativo, scontando l’effetto dell’emergenza sanitaria che si è abbattuta su tutti i mercati finanziari e che ha generato incertezze a livello economico e sulle prospettive di redditività delle famiglie. La raccolta netta del settore, secondo quanto ha reso noto Assogestioni, nel periodo gennaio-marzo è risultata infatti negativa per complessivi 12,1 miliardi di euro, cifra che si scontra con i +17,3 miliardi con cui si è chiuso l’ultimo quarto del 2019. In totale il patrimonio netto gestito dal sistema è diminuito a 2.140 miliardi: il 52% delle masse è investito in gestioni di portafoglio, mentre il restante 48% è impiegato in fondi comuni aperti e chiusi (gestioni collettive).
Gli investitori hanno preferito i fondi monetari
La flessione della raccolta per le gestioni collettive è ammontata nel periodo a circa 11 miliardi, mentre sono risultate pari a 1,2 miliardi le uscite per le gestioni di portafoglio. “Il bilancio del trimestre – scrive Assogestioni - è condizionato dalle incertezze sui mercati sorte per l’emergenza sanitaria connessa alla diffusione del COVID-19”. La mancanza di una visibilità chiara sui mercati ha spinto molti investitori ad abbandonare gli asset più a rischio e le posizioni più sul lungo termine a favore della liquidità. È quanto testimonia il dettaglio dei fondi aperti, dove la preferenza dei risparmiatori italiani nel trimestre è stata chiaramente per i fondi monetari (+8,2 miliardi di euro) e per i bilanciati (+755 milioni).
Penalizzati i fondi azionari
Nel complesso il comparto dei fondi di lungo termine ha accusato nel primo trimestre dell’anno deflussi per 20,36 miliardi (dopo i +9 miliardi del trimestre ottobre-dicembre 2019), concentrati soprattutto sui fondi azionari (-6 miliardi dopo -3,2 miliardi), obbligazionari (-7,4 miliardi dopo +5,2 miliardi) e flessibili (-7,5 miliardi dopo -1,1 miliardi). A tutto marzo di quest’anno, guardando l’allocazione degli strumenti tenuti in portafoglio dagli investitori, il peso dei fondi azionari risultava sceso al 20,5% del totale rispetto al 22,7% indicato alla fine dello scorso dicembre. Di riflesso è aumento il peso degli obbligazionari (al 39,8% dal 38,6%) e, soprattutto, dei monetari (al 4,4% dal 3,2%).
Inversione di rotta dei prodotti previdenziali e assicurativi
Nel primo trimestre dell’anno hanno chiuso su un terreno negativo sia i fondi di diritto italiano (-2,3 miliardi dopo -1,3 miliardi dell’ultima frazione del 2019) sia quelli di diritto estero (-9,8 miliardi dopo +6,9 miliardi). Tornando alle gestioni collettive, i fondi chiusi tra gennaio e marzo hanno registrato afflussi per 1,2 miliardi, facendo leggermente meno dei +1,35 miliardi consolidati nei tre mesi ottobre-dicembre. In questo ambito vale la pena evidenziare il raddoppio degli investimenti verso i fondi immobiliari: a 807 milioni rispetto ai 406 milioni del trimestre precedente. Nelle gestioni di portafoglio i retail hanno portato a casa afflussi per 408 milioni (+1,3 miliardi nell’ultimo trimestre 2019), mentre hanno accusato un’inversione di rotta le gestioni di patrimoni previdenziali (-495 milioni dopo -577 milioni) e dei prodotti assicurativi (-1,7 miliardi dopo +5,5 miliardi).
Effetto tecnico del mandato di gestione infragruppo Credem
Il dato di raccolta registrato dalle gestioni di portafoglio, spiega una nota di Assogestioni, “risente in particolare del trasferimento da parte del Gruppo Credem di un mandato di gestione infragruppo delle polizze assicurative Unit Linked da Euromobiliare AM Sgr a Credemvita”. L'operazione ha comportato l'uscita dal perimetro della rilevazione Assogestioni di circa 3 miliardi di euro, registrati in diminuzione del patrimonio gestito e come raccolta netta negativa. “Il fenomeno – è precisato - non è collegato a disinvestimenti della clientela: le succitate masse restano all'interno del Gruppo Credem”.