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Bce: dopo lo stop il mercato pensa già ai tagli nel 2024
L’inflazione preoccupa la Bce, che riconduce il calo dell’indice di settembre a un ampio effetto base e riconosce che l'economia è debole. Gli analisti ritengono che il calo dell'inflazione e il peggioramento macro potrebbero spingere la Bce a tagliare i tassi nella prima metà del 2024.
La riunione del Consiglio direttivo della Bce di fine ottobre si è conclusa come previsto, con lo status quo dei tassi di interesse. I saggi sulle operazioni di rifinanziamento principali sono stati confermati al 4,50%, quelli sulle operazioni di rifinanziamento marginali al 4,75% e quelli sui depositi presso lo sportello centrale al 4%. La mossa, infatti, era stata in un certo modo anticipata dallo stesso Istituto nell’incontro precedente, quando aveva segnalato che i tassi avevano ormai raggiunto un livello che, se mantenuto sufficientemente a lungo, può contribuire a riportare l’inflazione al target ufficiale del 2%. Lo stop al ciclo rialzista, anche dopo che la Bce ha ininterrottamente aumentato i tassi a ogni riunione da luglio 2022 (per 10 riunioni consecutive, per complessivi 450 punti base), non indica comunque alcun cambio di direzione della politica monetaria dell’Eurozona.
Il problema è sempre l’inflazione
Lo lascia intendere la nota diffusa dalla Bce, dove sottolinea che l’inflazione si prevede che rimanga troppo elevata per un periodo prolungato sulla scorta di persistenti pressioni sui prezzi. Una valutazione, questa, che prescinde dalla riconosciuta flessione dell’inflazione lo scorso settembre, ascrivibile a un forte effetto base. In tale contesto, la Bce prende anche atto che gli effetti dei passati aumenti dei tassi continuano con vigore a trasmettersi alle condizioni di finanziamento, frenando in misura crescente la domanda e contribuendo così al calo dell'inflazione. Ma l’impatto non si esaurisce qui. La stessa Presidente, Christine Lagarde, ammette che l'economia dell'Eurozona resta debole, che il manifatturiero continua a perdere terreno, che la domanda resta fiacca e che le condizioni finanziarie più restrittive pesano sempre di più sugli investimenti e sulla spesa dei consumatori.
La congiuntura sta peggiorando
È probabile, ammette Lagarde, che la congiuntura rimanga debole nell’ultimo scorcio dell’anno, come lascia presupporre il fatto che la debolezza dell’attività industriale si stia estendendo ad altri settori (compresi i servizi). Uno sguardo più sul lungo termine appare più tranquillizzante poiché, secondo la Presidente, con l'ulteriore calo dell'inflazione, la ripresa dei redditi reali delle famiglie e la ripresa dell’export, l'economia dovrebbe rafforzarsi nei prossimi anni. Anche se la decisione della Bce è stata unanime, osserva Martina Daga, macro economist di AcomeA SGR, il crescente rischio geopolitico può, da un lato, portare un maggiore livello di incertezza sull’outlook di inflazione e, dall’altro, indebolire ulteriormente la fiducia dei consumatori. La Bce ha chiarito che le decisioni di politica monetaria dei prossimi meeting rimarranno, comunque, strettamente dipendenti dai dati.
Dal secondo trimestre 2024 possibili tagli dei tassi
Ciò che per il momento, ha sottolineato Daga, all’interno del Consiglio direttivo non è stato discusso è la possibilità di iniziare a tagliare i tassi: per ora questo sviluppo è prematuro. Oltre ai dati in arrivo, l’economista ricorda che a dicembre verranno presentate le nuove proiezioni macro della Bce, che potrebbero influenzare la decisione del board. Il mercato sembra credere tuttavia nel perdurare della pausa e non sconta ulteriori rialzi nei prossimi mesi, mentre inizia a prezzare tagli a partire dal secondo trimestre 2024. La domanda, a questo punto, rimane quanto a lungo i tassi rimarranno su questo livello. Guardando avanti, stima Tomasz Wieladek, chief european economist di T. Rowe Price, l’esito più probabile è un calo dell'inflazione e un peggioramento dell’economia reale che finiranno per spingere la Bce a tagliare i tassi nella prima metà del prossimo anno.