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Bce: economia stagnante, inflazione sotto controllo
L'inflazione è salita a dicembre, soprattutto nei settori alimentari e dei servizi. Le pressioni interne sono alte, ma la Bce prevede che si stabilizzerà attorno al 2 per cento nel medio termine, grazie al rallentamento delle spinte salariali e agli effetti della politica monetaria restrittiva.
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L’economia dell’Eurozona ristagna e la Bce corre ai ripari, molto aiutata dalle prospettive favorevoli di disinflazione e dalla dinamica dell'inflazione di fondo. Così, lo scorso 30 gennaio, il Consiglio direttivo bce ha ridotto di 25 punti base i tassi di interesse di riferimento, sebbene l’inflazione interna resti elevata in alcuni settori, mentre la crescita dei salari si sta moderando e le recenti riduzioni dei tassi stanno alleggerendo il carico sui prestiti per famiglie e imprese.
Ma i policymakers invitano alla prudenza chi è pronto a lanciarsi in scenari più accomodanti. Nonostante il clima economico resti incerto, la Bce – avverte attraverso il primo Bollettino economico del 2025 - è comunque sempre determinata a mantenere l'inflazione stabile al 2% come obiettivo di medio termine, basando le future decisioni su un approccio flessibile e guidato dai dati.
Il mercato del lavoro rimane robusto
La stagnazione e debolezza che hanno segnato il quarto trimestre 2024 sono destinate a durare nel breve periodo, con una crescita dei servizi che compenserà la contrazione del manifatturiero, mentre la fiducia dei consumatori è fragile. Nonostante questo indebolimento, il mercato del lavoro rimane robusto con una disoccupazione al 6,3%, e i redditi più alti potrebbero stimolare la spesa dei consumatori. Anche perché l'aumento della convenienza del credito dovrebbe supportare gli investimenti e i consumi, mentre l’export potrebbe contribuire alla ripresa, a patto che le tensioni commerciali non aumentino. Per questo, la Bce ritiene sia necessario implementare le politiche strutturali per migliorare produttività e competitività, con particolare attenzione alla riduzione del disavanzo di bilancio e del debito pubblico.
Le tensioni inflative dai beni e dai servizi
L’inflazione è tornata a rialzare la testa a dicembre, al 2,4%, soprattutto perché i marcati ribassi dei prezzi dell'energia non rientrano più nei calcoli, fattore amplificato dai lievi rialzi che ci sono stati dopo. Lo spaccato rivela che l'inflazione degli alimentari è scesa al 2,6%, mentre quella dei beni è aumentata dello 0,5% e quella dei servizi del 4%. Le pressioni interne sono elevate, alimentate dai ritardi nell'adattamento dei prezzi dei servizi e dei salari, anche se ci sono segnali di una moderazione delle spinte salariali e una compensazione da parte dei profitti. La Bce prevede che l'inflazione si mantenga nel breve sui livelli attuali, per poi stabilizzarsi attorno al 2% nel medio termine, grazie al rallentamento delle pressioni sui costi del lavoro e agli effetti ritardati della politica monetaria restrittiva.
I rischi rimangono orientati verso il basso
Il quadro economico prospettico, disegnato dalla Bce nel suo primo Bollettino del 2025, lascia poco spazio all’euforia: i rischi rimangono orientati verso il basso, principalmente a causa di possibili frizioni nel commercio mondiale, che potrebbero ridurre l’export e indebolire l'economia globale, con un impatto negativo su consumi e investimenti. Non di meno, le tensioni geopolitiche potrebbero aggravare la situazione, con interruzioni nelle forniture di energia e altre difficoltà negli scambi. Non è escluso che l'inflazione possa aumentare se i salari o profitti crescessero più del previsto, mentre le tensioni geopolitiche e la crisi climatica potrebbero aumentare i costi energetici e dei beni alimentari. Al contrario, se il clima di fiducia rimane debole e le incertezze geopolitiche frenano consumi e investimenti, l'inflazione potrebbe risultare inferiore alle attese.
I primi effetti delle riduzioni dei tassi
Intanto, i tassi di mercato nell'Eurozona sono saliti da dicembre, anche a causa dei tassi più elevati sui mercati internazionali. Tuttavia, le riduzioni dei tassi della Bce stanno progressivamente alleggerendo l'onere del debito per famiglie e imprese. A novembre 2024, il tasso medio sui nuovi prestiti alle imprese è sceso al 4,5%, il costo del debito emesso sul mercato è rimasto al 3,6% e il tasso medio sui nuovi mutui è sceso al 3,5%. La crescita dei prestiti alle imprese è aumentata all'1,5% a dicembre, mentre l'emissione di titoli di debito da parte delle imprese è scesa al 3,2%. L'erogazione di mutui è continuata a crescere gradualmente, ma in modo contenuto, dell'1,1% annuo. Secondo l'indagine sul credito bancario di gennaio, nel quarto trimestre i criteri per la concessione di prestiti alle imprese sono diventati più rigidi, a causa dei maggiori timori riguardo ai rischi per i creditori.
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