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Bce: l’inflazione fa meno paura, eccetto quella dei servizi
La BCE resta impegnata a riportare l'inflazione al 2 per cento. Nonostante una debole crescita nel primo trimestre, prevede una graduale ripresa nell'anno, trainata dai servizi e sostenuta dal rialzo dei redditi reali, dal calo dell'inflazione, dall'aumento dei salari e dal commercio.
Il Consiglio direttivo della Bce, nella riunione dell’11 aprile, ha lasciato immutata la politica monetaria anche se, come riporta il bollettino mensile dell’Istituto, le nuove informazioni hanno sostanzialmente confermato la precedente valutazione circa le prospettive di inflazione a medio termine. Ovvero, le tensioni hanno continuato a diminuire, sotto l’effetto dell’andamento più contenuto dei prezzi degli alimentari e dei beni (con l’unica eccezione del settore dei servizi, che viaggia ancora su livelli elevati). È comunque incoraggiante il fatto che la maggior parte delle misure dell’inflazione di fondo sia in calo, la dinamica salariale è in graduale moderazione e le imprese stanno assorbendo parte dell’aumento del costo del lavoro nei loro profitti.
Le future decisioni dipenderanno dai dati
Nel frattempo, le condizioni di finanziamento restano restrittive e i rialzi dei tassi adottati frenano la domanda, contribuendo a ridurre l’inflazione. Ma non è sufficiente a rassicurare i policy maker. Il Consiglio direttivo, infatti, resta fermamente impegnato a riportare nel medio termine l'inflazione al 2%, ritenendo che gli attuali saggi (4,5% quelli sulle operazioni di rifinanziamento principali, 4,75% su quelle marginali e 4% sui depositi), siano adeguati a supportare il processo di disinflazione. Le decisioni future al riguardo, spiega, saranno quindi prese valutando le prospettive di inflazione, la dinamica di fondo della stessa e l'efficacia della trasmissione della politica monetaria, senza escludere la possibilità di ridurre le restrizioni se necessario.
Il rialzo dei redditi sostiene la ripresa
Nel primo trimestre l’economia si è rivelata ancora generalmente debole, mente è prevista una ripresa graduale nel corso dell'anno, trainata soprattutto dai servizi. Se da un lato la spesa per questi ultimi evidenzia una buona tenuta, dall’altro, le imprese manifatturiere subiscono la debole domanda e la produzione rimane contenuta, specie nei settori a elevata intensità energetica. Le recenti indagini indicano che questa graduale ripresa sarebbe sostenuta dal rialzo dei redditi reali conseguente al calo dell’inflazione, all’aumento dei salari e al miglioramento delle ragioni di scambio. Inoltre, secondo la Bce, nel prosieguo la crescita dell’export dovrebbe rafforzarsi con la ripresa globale e l’ulteriore orientamento della spesa verso i beni commerciabili.
Mercato del lavoro ancora robusto
Infine, la Bce ritiene che l’attuale politica monetaria dovrebbe esercitare un minore effetto frenante sulla domanda nel corso del tempo. Sempre sotto il profilo economico, per quanto riguarda il tasso di disoccupazione, l’Istituto sottolinea che questo indicatore è al livello più basso da quando è stato introdotto l’euro. Contestualmente, prosegue il graduale allentamento delle condizioni tese osservate sul mercato del lavoro, in un contesto in cui diminuiscono le offerte di posti vacanti pubblicate. L’Eurotower ritiene che un’altra misura finalizzata a sostenere in maniera duratura il processo di disinflazione sia in capo ai Governi dell’area: questi, infatti, dovrebbero continuare a revocare le misure di sostegno connesse all’energia.
La spinta che arriverebbe dall’unione bancaria e dei capitali
La piena e tempestiva attuazione del nuovo quadro di governance economica Ue aiuterà, stima la Bce, i Paesi a ridurre stabilmente il disavanzo di bilancio e il rapporto debito/Pil. Le politiche di bilancio e strutturali dovrebbero, in particolare, rendere più produttiva e competitiva l’economia. Questo contribuirebbe nel medio periodo a ridurre le spinte sui prezzi. Inoltre, una rapida ed efficace attuazione del NGEU e un rafforzamento del mercato unico concorrerebbero a promuovere l’innovazione e ad aumentare gli investimenti nelle transizioni ecologica e digitale. Infine, una maggiore determinazione nella realizzazione dell’unione bancaria e dei mercati dei capitali contribuirebbero a mobilitare i massicci investimenti privati necessari per tale obiettivo.
I rischi per la crescita orientati verso il basso
I rischi per la crescita dell’area sono orientati verso il basso. L’espansione potrebbe risultare inferiore se gli effetti della politica monetaria si rivelassero più forti delle attese. Anche un indebolimento del ciclo mondiale o un’altra frenata del commercio globale penalizzerebbero la crescita dell’area. Anche la guerra in Ucraina e la crisi in Medio Oriente rappresentano significative fonti di rischio. Ciò potrebbe indurre una perdita di fiducia in imprese e famiglie e produrre interruzioni nel commercio globale. La crescita potrebbe invece essere più elevata se l’inflazione diminuisse più rapidamente del previsto e se l’incremento dei redditi reali comportasse aumenti della spesa maggiori, oppure se l’espansione dell’economia globale fosse più forte delle attese.