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Bce: la seconda ondata compromette rimbalzo dell’economia
La debolezza della domanda e la bassa capacità produttiva tengono bassa l’inflazione nell’Eurozona, in un momento in cui il rimbalzo della sua economia è inficiato dagli effetti della seconda ondata di contagi da Covid. La Bce ha infatti rivisto in calo, a -7,3 pct, la stima sul Pil del 2020.
L’economia dell’Eurozona è di nuovo in difficoltà, sbanda a causa della seconda ondata di contagi che ha colpito tutta Europa. L’analisi è della Bce, la quale scrive nel suo bollettino mensile che la recrudescenza dei casi di Covid-19 e le misure di contenimento a essa associate limitano considerevolmente l’attività economica nell'area dell'euro, che dovrebbe aver subito una contrazione nel quarto trimestre del 2020. In particolare, spiega, nel manifatturiero l'attività continua a mostrare una buona tenuta, mentre nel comparto dei servizi essa è fortemente frenata dall'incremento dei tassi di contagio e dalle nuove restrizioni imposte alle interazioni sociali e alla mobilità.
L’inflazione rimane molto bassa
In un contesto caratterizzato dalla debolezza della domanda e da un significativo sottoutilizzo della capacità produttiva nei mercati del lavoro e dei beni e servizi l'inflazione – si legge nel report - rimane molto bassa. In generale i dati più recenti e le proiezioni macro formulate dagli esperti dell'Eurosistema lo scorso dicembre segnalano un impatto della pandemia sull’attività economica più pronunciato nel breve termine e una debolezza dell'inflazione più duratura rispetto a quanto precedentemente previsto. Le proiezioni degli esperti dell’Eurosistema di dicembre indicano un tasso di inflazione annuo dello 0,2% nel 2020, dell’1% nel 2021, dell’1,1% nel 2022 e dell’1,4% nel 2023. Rispetto alle stime di settembre gli esperti della BCE hanno corretto al ribasso quelle del 2020 e del 2022. Tuttavia, la messa a punto dei vaccini contro il Covid-19 consente, secondo la Bce, di ipotizzare con maggiore fiducia una graduale soluzione della crisi sanitaria.
La ripresa sorretta da condizioni di finanziamento favorevoli
Nonostante questo timido ottimismo, secondo la stessa Banca centrale occorrerà del tempo prima che si ottenga un’immunità generalizzata, così come non si possono escludere ulteriori aumenti dei contagi, con le sfide che ciò comporta per la salute pubblica e le prospettive economiche. Nel medio periodo, la ripresa dell'economia dell’Eurozona dovrebbe essere sorretta dalle condizioni di finanziamento favorevoli (oggi i tassi di interesse sono ai minimi storici), dall'orientamento espansivo delle politiche di bilancio (i cui effetti si faranno sentire nel tempo) e da una ripresa della domanda al progressivo venir meno delle misure di contenimento e dell'incertezza legata alla pandemia.
I rischi restano orientati al ribasso, ma meno accentuati
La seconda ondata di contagi sta avendo un doppio effetto sul quadro generale: sul breve ha smorzato il rimbalzo seguito al periodo di lockdown della scorsa primavera e ha inciso sulle prospettive che restano orientate al ribasso, sebbene meno accentuate grazie all’arrivo dei vaccini. Le proiezioni per l'Eurozona (formulate dagli esperti dell'Eurosistema a dicembre), mettono in conto una diminuzione del Pil in termini reali sui dodici mesi del 7,3% per il 2020 (con una correzione di 0,7 punti percentuali rispetto alle stime di settembre), e poi rialzi del 3,9% nel 2021 (con una correzione di 1,1), del 4,2% nel 2022 (con una correzione di 1,0 punti) e del 2,1% nel 2023.