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La Bce prevede altri rialzi dei tassi a causa dell’inflazione
Tra il quarto trimestre del 2022 e i primi tre mesi di quest’anno l’economia dell’Eurozona, secondo la Bce, potrebbe avere tirato il freno a causa della crisi energetica, dell’elevata incertezza, dell’indebolimento dell’economia mondiale e delle condizioni di finanziamento più restrittive.
La corsa dei prezzi continua a preoccupare la Bce al punto che, dopo il ritocco di 50 punti base deciso lo scorso 15 dicembre dei tassi di riferimento, non nasconde di prevedere ulteriori strette del credito sulla scorta della consistente revisione al rialzo delle prospettive d’inflazione. Nel dettaglio, secondo quanto riporta il bollettino mensile dell’Istituto, il Consiglio direttivo ritiene che i tassi debbano ancora aumentare in modo significativo a un ritmo costante per raggiungere livelli sufficientemente restrittivi da assicurare un ritorno tempestivo dell’inflazione al target del 2% nel medio termine. Questo rigore, sottolinea l’Eurotower, farà diminuire i prezzi frenando la domanda e metterà inoltre al riparo dal rischio di un persistente incremento delle aspettative di inflazione.
Proiezioni sull’inflazione riviste in forte rialzo
La frenata dei prezzi dei beni energetici ha permesso a novembre una discesa al 10% dell’inflazione nell’Eurozona, anche se sono aumentate le tensioni nel capitolo alimentare (13,6%). Le pressioni restano comunque forti in tutti i settori, anche se la Bce ritiene che le misure di bilancio attuate a sostegno delle famiglie in risposta agli alti prezzi energetici dovrebbero frenare l’incremento dei prezzi nel 2023. Tuttavia, c’è anche da considerare che l’inflazione riprenderà a salire una volta revocate queste misure. In un contesto di eccezionale incertezza, ammette l’Eurotower, i suoi esperti hanno significativamente rivisto al rialzo le proiezioni sull’inflazione: da una media dell’8,4% del 2022 dovrebbe correggere al 6,3% nel 2023, passando dal 10% nell’ultimo trimestre 2022 al 3,6% nello stesso periodo del 2023, per poi diminuire al 3,4% nel 2024 e del 2,3% nel 2025.
La recessione, se ci sarà, sarà breve e di lieve entità
Tra il quarto trimestre del 2022 e i primi tre mesi di quest’anno l’economia dell’Eurozona potrebbe avere tirato il freno a causa della crisi energetica, dell’elevata incertezza, dell’indebolimento dell’attività economica mondiale e delle condizioni di finanziamento più restrittive. Stando alle proiezioni macro formulate lo scorso dicembre dagli esperti dell’Eurosistema, una eventuale recessione nell’area sarebbe relativamente breve e di lieve entità. Tuttavia, secondo il report, nel 2023 la crescita dovrebbe essere contenuta ed è stata rivista significativamente al ribasso rispetto alle stime Bce dello scorso settembre. Oltre il breve periodo l’espansione economica dovrebbe segnare una ripresa, col venir meno delle circostanze sfavorevoli. Nel complesso, le proiezioni di dicembre segnalano una crescita del 3,4% nel 2022, dello 0,5 nel 2023, dell’1,9 nel 2024 e dell’1,8% nel 2025.
Segnali positivi dal mercato del lavoro
Intanto si fanno già sentire gli effetti della fiammata dei prezzi e dell’indirizzo da falco preso negli ultimi mesi dalla Bce: la frenata della spesa e della produzione riduce i redditi delle famiglie e spinge al rialzo i costi per le imprese. Il quadro generale sconta anche la protratta incertezza geopolitica, soprattutto per la guerra in Ucraina e il diffuso rialzo dei tassi a livello globale. Inoltre, rileva la Bce, il deterioramento delle ragioni di scambio, già osservato in passato per effetto del più rapido incremento dei prezzi all’import rispetto all’export, continua a gravare sul potere di acquisto. Segnali positivi arrivano invece dal mercato del lavoro: l’occupazione è aumentata dello 0,3% nel terzo trimestre e la disoccupazione ha raggiunto il nuovo minimo storico del 6,5% a ottobre. L’incremento dei salari dovrebbe compensare in parte la perdita di potere di acquisto, sostenendo i consumi. Tuttavia, stima la Bce, con l’indebolimento dell’economia, nei prossimi trimestri la creazione di posti potrebbe verosimilmente rallentare e la disoccupazione aumentare.