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Economia: imprese meno negative nel quarto trimestre 2022
Gli imprenditori italiani nel quarto trimestre 2022 sono più ottimisti circa l’economia nazionale, ritenendo che le condizioni per investire sono favorevoli, che le attese circa la domanda sono incoraggianti e che continueranno ad assumere. Peggiorano, invece, le attese per l’inflazione.
La congiuntura italiana, a sorpresa, continua a marciare meglio del previsto: i giudizi delle imprese dell’industria e dei servizi sulla situazione economica generale e sulle proprie condizioni operative nel quarto trimestre del 2022 sono divenuti meno negativi rispetto al periodo precedente. È quanto emerge dall’indagine condotta (tra il 22 novembre e il 14 dicembre) da Banca d'Italia, secondo cui sono migliorate anche le loro attese sulla domanda nei prossimi mesi, sia totale sia estera, anche se le imprese continuano a segnalare difficoltà connesse con l’incertezza economica e politica e con gli elevati prezzi dell’energia.
Le condizioni per investire restano sfavorevoli
Lo scenario è caratterizzato da un comportamento precauzionale: l’accumulazione di capitale proseguirebbe nel 2023. Le valutazioni di peggioramento delle condizioni per investire restano infatti ampiamente sopra quelle di miglioramento, anche se c’è da rilevare che il saldo negativo si è dimezzato rispetto alla precedente ricerca (a -30,2 punti percentuali). Le condizioni di accesso al credito sono ritenute stabili da circa 3/4 delle imprese, a fronte di un peggioramento per il 21% (come nel trimestre precedente), mentre la posizione complessiva di liquidità è ritenuta sufficiente o più che sufficiente da oltre il 90% del campione.
Peggiorano le attese per l’inflazione
Le attese sull’inflazione sono ulteriormente aumentate: l’indice tocca l’8,1% sui 12 mesi e si attesta rispettivamente al 6,7 e al 5,7% sugli orizzonti a 2 anni e tra 3 e 5 anni. La dinamica dei prezzi praticati dalle società rimarrebbe sostenuta nei prossimi 12 mesi, pur in attenuazione nelle costruzioni e soprattutto nell’industria in senso stretto. Sarebbe ancora sospinta soprattutto dai rincari degli input produttivi e dalle più elevate attese di inflazione. Per il 41,6% nel quarto trimestre del 2022 i rincari energetici hanno arrecato difficoltà analoghe o superiori dei tre mesi precedenti (il 54,9% nella precedente rilevazione).
La corsa dei prezzi pesa di più su edilizia e industria
Il peso dell’inflazione è tuttavia disomogeneo nel Paese. I problemi rimangono più rilevanti per l’edilizia (60) e per l’industria in senso stretto (44,9), rispetto a quelle dei servizi (36,4). Per effetto degli elevati costi energetici, quasi due su tre imprese intendono alzare i prezzi nei prossimi tre mesi. Il rialzo sarà di intensità marcata secondo, rispettivamente, il 10,2, il 10,8 e l’8,6% delle imprese nei tre comparti (20,5, 26,5 e 14,9 nella ricerca precedente). I problemi di approvvigionamento di commodity e di input intermedi hanno interessato il 52,6% delle aziende, in calo dal trimestre precedente in tutti i settori.
L’occupazione continuerà ad aumentare, bene la domanda
L’occupazione continuerebbe a crescere. Per il primo trimestre la quota di imprese nell’industria e nei servizi che prevedono di espandere il numero di addetti è superiore di 11 punti a quella di chi ne prefigura un taglio, in miglioramento sulla precedente ricerca. Nelle costruzioni la quota è stabile (11,8). Le imprese dell’industria e dei servizi per il primo trimestre 2023 attendono un incremento delle vendite: quelle che prevedono un aumento della domanda totale ed estera sono, rispettivamente, 10,4 e 15,1 punti in più di quelle che ne prefigurano un calo. Nelle costruzioni sono invece migliorati i saldi relativi sia alla domanda corrente (a 12,3 punti da 8,4) sia a quella attesa (a 22,3 da 15).