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Mercato: percezione del disagio sociale più bassa a novembre
L’indice che misura la percezione del disagio sociale a novembre è migliorato, a 17,4 punti. Tuttavia, la stabilizzazione su livelli elevati delle due componenti su cui è basato l’indice MIC, l’inflazione e la disoccupazione, non sembra preludere a un rapido ridimensionamento dell’indicatore.
Due impercettibili passi indietro registrati dall’inflazione al consumo e dalla disoccupazione hanno permesso, a novembre, un inatteso miglioramento dell’indice che misura il disagio sociale nel nostro Paese. Il MIC - l’indicatore nella formulazione attuale che sottostima la disoccupazione estesa considerata l’impossibilità di enucleare il numero di scoraggiati e sottoccupati - si è infatti assestato a 17,4 punti, in calo di 2 decimi di punto rispetto al massimo dell’anno toccato nel mese precedente (dopo giugno e luglio). Il contenuto ridimensionamento dell’area del disagio sociale è, in sostanza, la sintesi di una minima riduzione dei tassi di crescita dei prezzi dei beni e servizi ad alta frequenza di acquisto e della disoccupazione.
Difficile un rapido rientro dell’indice MIC
Da Confcommercio, però, invitano a non farsi troppe illusioni: questa tendernza positiva difficilmente potrà avere un seguito. La stabilizzazione di queste due componenti su livelli comunque elevati non sembra preludere a un rapido ridimensionamento dell’indicatore. L’analisi rileva, infatti, che permangono molte incertezze sulla possibilità di un rientro significativo, nel breve periodo, delle dinamiche inflazionistiche. A questo fattore, inoltre, si aggiungono i rischi degli effetti negativi sull’occupazione derivanti dal corrente rallentamento delle dinamiche produttive. Elementi che potrebbero determinare, nella migliore delle ipotesi, una stabilizzazione dell’area del disagio sociale su valori storicamente alti.
Il tasso di disoccupazione ufficiale si assesta al 7,8%
Per contro, nei prossimi mesi - in presenza di un rientro molto graduale dell’inflazione e di un possibile deterioramento del ciclo e del mercato del lavoro – non è eslcuso che l’area del disagio sociale possa addirittura registrare un ampliamento. Tornando ai numeri di novembre, il mercato del lavoro ha mostrato modifiche marginali, a testimonianza di una scarsa vivacità dell’economia. Gli occupati sono diminuiti di 27mila unità su ottobre, dopo un bimestre di recupero. Le persone in cerca di lavoro hanno continuato a calare (-16mila su base mensile). Tali dinamiche hanno comportato una minima riduzione del tasso di disoccupazione ufficiale (al 7,8% dal 7,9%). A questa evoluzione si è associato un aumento degli inattivi (+49mila unità).
Ancora buone nuove dal mercato del lavoro
Sempre in novembre le ore autorizzate di CIG sono state oltre 37,8 milioni, a cui si sommano oltre 3,2 milioni di ore per assegni erogati dai fondi di solidarietà. In termini di ore di CIG effettivamente utilizzate, destagionalizzate e ricondotte a Ula si stima che questo valore corrisponda a circa 60mila unità lavorative standard. Il combinarsi di queste dinamiche – secondo l’analisi offerta da Confcommercio - ha determinato una lieve riduzione del tasso di disoccupazione esteso, sceso all’8,7% della popolazione attiva (contro l’8,8% registrato nel mese di ottobre), che corrisponde al livello più basso dall’inizio dell’anno. Ricordiamo che il tasso di disoccupazione si aggirava attorno al 10% (9,7% in febbraio) all’inizio del 2022.
Attesa ancora una discesa dei prezzi a dicembre
Il tasso di crescita dell’inflazione, dopo le brusche accelerazioni dei mesi scorsi, in novembre ha mostrato un colpo di freno. L’indice che misura l’andamento dei prezzi dei beni e dei servizi ad alta frequenza d’acquisto ha registrato una variazione tendenziale dell’8,8%, in marginale riduzione rispetto all’8,9% accusato nel mese precedente. Le prime stime di dicembre indicano un ulteriore leggero rallentamento nei tassi di crescita dei prezzi, che permangono comunque su valori elevati. Ma, come accennato, le incertezze che dominano alcuni mercati delle materie prime e la progressiva crescita dell’inflazione di fondo rendono difficile ipotizzare l’inizio di un reale processo di rientro dei prezzi prima della tarda primavera.