- SEI UN CONSULENTE FINANZIARIO AUTONOMO?
- Scopri i vantaggi del nostro servizio
BCE: pronta ad alzare ancora i tassi d’interesse
La BCE è decisa ad alzare ancora i tassi perché l’inflazione continua a correre: in agosto si è attestata al 9,1 per cento. L’Eurotower ha rivisto al rialzo le stime dell’indice dei prezzi e in netto calo quelle sulla crescita economica, per quest’anno rispettivamente all’8,1 e al 3,1 per cento.
Nello scenario base la BCE prevede per l’Eurozona una stagnazione dell’economia nell’ultimo trimestre di quest’anno e nei primi tre mesi del prossimo ma non esclude, nello scenario peggiore, che con un blocco totale dell’export di gas e petrolio dalla Russia, ci possa essere una recessione (con una contrazione del Pil dello 0,9%). Lo ha detto lo stesso presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, più preoccupata per l’inflazione che per l’economia. A causa di questo spettro la BCE promette nuove strette del credito, oltre a quella (+75 punti base) dello scorso 8 settembre. Questo rilevante incremento, spiega nel bollettino mensile, anticipa infatti la transizione dal livello attualmente molto accomodante dei tassi a livelli che assicureranno un ritorno tempestivo dell’inflazione al target del 2% nel medio termine.
Le tensioni anche dal lato della domanda
La posizione da falco della BCE è motivata anche dal suo Consiglio direttivo, il quale ha espressamente affermato di prevedere ulteriori aumenti dei tassi di interesse nelle prossime riunioni allo scopo di frenare la domanda e mettere al riparo dal rischio di un persistente incremento delle aspettative d’inflazione. Le decisioni, in tal senso, dipenderanno comunque dai dati macro che saranno pubblicati nel frattempo. La strada sembra comunque già tracciata per diversi motivi: l’ago della bilancia oggi pende tutto a favore dell’inflazione (alimentata dal vertiginoso rialzo della componente energetica e degli alimentari), i problemi alle supply chain persistono (con implicazioni sull’offerta) e, non ultimo, la debolezza dell’euro che rispecchia per buona parte la politica monetaria più aggressiva a favore di dollaro e sterlina.
Riviste in netto rialzo le stime dell’inflazione
La BCE, dunque, non può permettersi di perdere terreno rispetto alla marcia forzata portata avanti negli ultimi mesi dalla Fed e dalla BoE e ha un buon motivo per non farlo: l’inflazione. Per agosto l’Eurostat ha indicato per l’Eurozona un’inflazione (stima preliminare) al 9,1%, ma ci sono tutte le avvisaglie perché la sua corsa sia destinata a continuare. In prospettiva, infatti, gli esperti della BCE hanno rivisto significativamente al rialzo le proiezioni sull’inflazione, che si porterebbe in media all’8,1 per cento nel 2022, al 5,5% nel 2023 e al 2,3% nel 2024. Il rientro delle tensioni appare lento, alla luce del quadro geopolitico che non permette di essere più ottimisti almeno nel breve periodo e degli effetti inflativi di secondo livello sempre più pervasivi (l’onda è già passata dalla produzione anche ai servizi).
Attese sul Pil meno velleitarie
Nel frattempo, l’economia dell’Eurozona, dopo il recupero nel primo semestre, accusa un considerevole rallentamento al punto che – secondo la stessa BCE - dovrebbe ristagnare fino al primo trimestre del 2023. Il dito è puntato contro gli elevati prezzi dell’energia che riducono il potere d’acquisto delle famiglie e, sebbene si stiano attenuando, sulle strozzature dell’offerta che continuano a frenare l’attività. Il conflitto in Ucraina, inoltre, contribuisce a fiaccare la fiducia di imprese e consumatori. Uno scenario che, riporta il bollettino, si riflette nelle ultime proiezioni degli esperti della BCE per la crescita, riviste nettamente al ribasso per la restante parte di quest’anno e per tutto il 2023. Le stime aggiornate indicano il Pil in crescita del 3,1% nel 2022, dello 0,9% nel 2023 e dell’1,9% nel 2024.