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BoE: preoccupata più dell’inflazione che della pandemia
Nel 2022 l’inflazione britannica potrebbe arrivare alla doppia cifra per le tensioni del mercato del lavoro e i rincari nel settore energetico. Lo stimano gli esperti di Schroders, che si aspettano un’altra stretta del credito per febbraio, con i tassi che dovrebbero arrivare allo 0,50 per cento.
È stata ancora una volta la Bank of England (BoE) a sorprendere i mercati, a rompere (tra le grandi Banche centrali mondiali) gli indugi davanti alla montante inflazione. Indifferente ai rischi che nasconde i nuovi focolai della variante Omicron, l’Istituto d’Oltremanica ha infatti alzato i tassi d’interesse portandoli allo 0,25% dallo 0,1%. Gli investitori, rimasti delusi in novembre per l’inazione della BoE, questa volta avevano accantonato l’idea di una stretta del credito a causa proprio per la recrudescenza dei contagi e dei livelli dello spread. La risposta dei mercati è stata così alquanto confusa: la sterlina si è rafforzata di poco (sia sul dollaro sia sull’euro), l’azionario ha sbandato parzialmente per rientrare subito dopo, mentre il rendimento dei Gilt a 10 anni (di riferimento) si è indirizzato al rialzo.
Le maggiori tensioni dal mercato del lavoro
Gli investitori devono comunque prendere le misure dello scenario che comporta una BoE meno ‘colomba’, soprattutto se si considera che le tensioni inflative sono destinate a puntare ancora al rialzo a causa del mercato del lavoro. Una recente analisi, ricorda Azad Zangana, senior strategist di Schroders, evidenziava la solidità del mercato del lavoro e il basso numero di posti persi con la fine dello schema di cassa integrazione supportato dal Governo, con la quantità di ore lavorate vicina ai livelli pre-pandemici. Con il numero di posti di lavoro vacanti che continua ad aumentare, secondo l’esperta i dati suggeriscono che il passaggio da un’occupazione all’altra ha raggiunto un livello record: vale a dire nel Regno c’è un mercato del lavoro molto rigido, esacerbato dalle normative sull’immigrazione post-Brexit.
Inflazione sopra il 6,5% entro aprile
Nel mentre, a novembre, l’inflazione inglese è salita a 5,1%, in gran parte a causa dei prezzi energetici al dettaglio più alti, ma anche per via dei colli di bottiglia nella produzione di beni più in generale. Un mix che, secondo Zangana, può avere incoraggiato anche le aziende nel settore dei servizi a trasferire l'aumento dei costi sui consumatori. Il trend non dovrebbe arrestarsi a breve. Secondo le previsioni di Schroders, l’inflazione britannica dovrebbe infatti salire sopra il 6,5% entro aprile 2022, e i rischi rispetto a questa stima sono decisamente al rialzo. Si prefigura dunque un fosco scenario per l’indice dei prezzi al dettaglio (Rpi, Retail Price Index) che, sebbene come indicatore abbia perso di rilevanza, viene ancora considerato e l’anno prossimo potrebbe addirittura arrivare alla doppia cifra.
Aspettiamo un altro rialzo dei tassi a febbraio
I rischi meno ponderabili sono quelli di secondo effetto. In altre parole, un’inflazione più alta, anche se riconducibile a fattori temporanei, potrebbe facilmente innescare un aumento dei salari, dovuto alla carenza di forza lavoro. Questo scenario, sottolinea Zangana, a sua volta farebbe aumentare ulteriormente costi e prezzi e far partire una spirale tra salari e inflazione. La BoE ha quindi valutato che i rischi della variante Omicron sono surclassati da quelli dovuti a un’inflazione di medio termine più elevata. Comunque, i tassi d’interesse britannici (pur ritoccati, ma di appena 15 punti base) sono ancora incredibilmente bassi visti i livelli di crescita e inflazione del Regno Unito attuali e prospettici. Per questo l’esperto si aspetta che la BoE prosegua con un altro aumento dei tassi a febbraio, arrivando allo 0,5%.