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Inflazione: le armi a protezione degli investitori
Attenzione ai titoli a rendimento fisso, perché l’impatto dell’inflazione potrebbe essere pesante. Per difendersi occorre tenere sotto controllo la correlazione che c’è con i prezzi, le commissioni e, ovviamente, la liquidità che permette maggiore flessibilità.
L’inflazione che sta mettendo in ambasce il mondo è alimentata da due principali tipi di fattori: tre forze cicliche, il cui impatto dovrebbe essere più o meno temporaneo, e quattro potenziali driver strutturali, il cui effetto sul lungo termine è al momento tutto da decifrare.
La prima categoria comprende la domanda (molto forte poiché la ripresa economica si è rivelata più robusta delle attese), l’offerta (impreparata al forte rimbalzo e sofferente per i problemi di approvvigionamento, carenza di energia e manodopera) e, naturalmente, le politiche adottate dalle Banche centrali (super-accomodanti) e dai Governi (particolarmente ‘generosi’ nell’accumulare il debito) per fare fronte all’emergenza Covid-19.
I quattro driver inflativi strutturali
Col tempo questi tre fattori, secondo Yoram Lustig, head of multi-asset solutions di T. Rowe Price, dovrebbero attenuarsi e questo significa che il loro impatto dovrebbe essere transitorio. Sul lungo termine, invece, bisognerebbe sin da ora pesare i quattro principali potenziali driver inflativi: le disruption tecnologiche (con gli aumenti di produttività e automazione), l’invecchiamento demografico (con cambiamenti nei consumi e nei comportamenti), la globalizzazione (che potrebbe prendere una direzione diversa nei prossimi anni, avendo la pandemia evidenziato le fragilità delle catene di fornitura globali) e la transizione dai combustibili fossili all’energia rinnovabile.
Il rischio di una spirale viziosa
Anche se i fattori ciclici dell’inflazione tenderanno a perdere man mano forza nel corso dell'anno, non si può escludere che la parabola di rientro delle tensioni possa rivelarsi più lenta del previsto. L’eventualità che le Banche centrali possano rimanere ‘colombe’ per troppo tempo permetterebbe all’inflazione di accelerare, con effetti a catena dirompenti. Se ciò accadesse, secondo l’esperto, i consumatori potrebbero consumare di più ora o chiedere salari più alti nel timore di aumenti inflattivi: si innescherebbe una spirale viziosa. I mercati obbligazionari per ora sembrano essere tranquilli rispetto alla probabilità che ciò avvenga, con tassi che rimangono vicini ai minimi storici.
Attenzione ai titoli con rendimento fisso
Tuttavia, nel caso i prezzi rimangano persistentemente alti, questa prospettiva diventa più concreta e per questo motivo Lustig ha una visione negativa sui titoli di Stato a interesse fisso nei portafogli multi-asset. Il valore di questi bond, che pagano cedole che rimangono fisse in termini monetari, potrebbe infatti risentire pesantemente in un contesto in cui gli investitori dovessero alzare le aspettative di inflazione. Contestualmente l’esperto si aspetta che l’inflazione ritorni verso i livelli che hanno prevalso per gran parte del secolo attuale. In altre parole, crede che le forze strutturali deflative avranno probabilmente il sopravvento nel medio termine su quelle inflazionistiche.
La correlazione azioni-bond aumenta con inflazione alta
Alla luce dell’attuale contesto, secondo il consiglio che arriva da T. Rowe Price, gli investitori dovrebbero assicurarsi che i loro portafogli possano essere resistenti a una serie di possibili situazioni. Per esempio, i bond a interesse fisso di alta qualità sono solitamente detenuti per mitigare il rischio di ribasso quando le Borse scendono. I rendimenti azionari e obbligazionari tendono a diventare più correlati in un momento altamente inflativo quindi, gli investitori potrebbero voler considerare di ‘diversificare i diversificatori’ per includere altri potenziali beni rifugio, come i bond legati all'inflazione, asset liquid alternative e programmi di protezione da correzioni di mercato.
I tre parametri da seguire
La scelta tra copertura strategica e tattica dell’inflazione è molto influenzata dagli obiettivi e dal tipo di investitore, che ha maggiore flessibilità in termini di approccio, facendo molta attenzione a 3 parametri: la correlazione, i costi e la liquidità. Innanzitutto, il legame con l’inflazione deve essere inquadrato con l’orizzonte temporale e il fatto che l’inflazione sia attesa o inattesa. Per esempio, nel breve, le coperture più efficaci sono i contanti e i titoli legati all’inflazione a breve termine. Nel lungo periodo, asset come le azioni hanno spesso mostrato un’alta correlazione. Tuttavia, un’inflazione attesa più alta può favorire le azioni e danneggiare i bond nominali a lunga scadenza.
Flessibilità dalla liquidità e controllo dei costi
Altro modo per combattere l’inflazione è controllare i costi, di commissioni e governance. Più alto è il rendimento atteso e più a lungo si prevede di tenere l’asset, più alti sono i costi giustificabili. Se ci si aspetta che l’inflazione sia transitoria, gli investitori dovrebbero cercare di pagare meno per asset il cui ruolo è proteggere dall’inflazione. Se, invece, è attesa durevole, possono essere giustificati costi più elevati, ad esempio investendo in beni direttamente collegati all’inflazione.
L’ultimo parametro è la liquidità, tenendo conto che il quadro inflativo è incerto perché le forze (pro e contro) sono dinamiche. Allora la liquidità permette la flessibilità di cambiare il portafoglio in base alle circostanze o se le aspettative si rivelano sbagliate.