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Borse: la Fed porta a zero i tassi Usa
Le Banche centrali hanno varato nuove misure per fornire liquidità ai mercati in sofferenza, ma la loro azione non ha dato gli effetti sperati. La riduzione dei tassi di riferimento statunitensi allo zero promossa dalla Fed, secondo gli analisti, è stata letta negativamente dagli investitori.
Le Banche centrali corrono in soccorso dei mercati, ma il panico da coronavirus le mette di nuovo a tappeto. Dalla statunitense Fed all’Istituto di emissione giapponese (BoJ), da quelli della Nuova Zelanda e dell’Australia alla Banca Popolare Cinese (Pboc), tutti hanno varato nuove misure destinate a fornire liquidità ai mercati e così tranquillizzarli. Paradossalmente la loro azione ha fallito l’obiettivo. Anzi, la decisione a sorpresa (nei tempi) della Fed, la seconda mossa in emergenza nel giro di pochissime settimane, ha avuto l’effetto contrario. La riduzione dei tassi di riferimento statunitensi allo zero (il target range per il saggio dei fondi federali è stato portato nella fascia 0,00-0,25%) è apparsa infatti così ampia che, secondo gli analisti, è stata letta dagli investitori come una ‘sottolineatura’ del livello di difficoltà in cui si trova l’economia d’Oltreoceano.
Investitori in fuga dopo l’emergenza dichiarata dalla Casa Bianca
A poco è valso il fatto che la Fed abbia accompagnato il taglio dei tassi con un ampio pacchetto di misure a sostegno dell'economia in risposta alla diffusione di Covid-19, che comprende almeno 700 miliardi di dollari in acquisto di asset aggiuntivi nei prossimi mesi. La ragione principale della decisione discende il rischio associato all'epidemia. In particolare, ha commentato Philippe Waechter, chief economist di Ostrum Asset Management (Gruppo Natixis IM), “la situazione è diventata più evidente negli Stati Uniti con l'instaurazione dello stato di emergenza da parte della Casa Bianca e il rapido aumento dei contagi”. E proprio per questo, ha aggiunto “ha adottato mosse più radicali” di quanto atteso.
Più vicina la recessione, tassi bassi fino al 2021
A questo punto la Fed ha fatto tutto ciò che poteva nel suo mandato e quindi, stima l’economista del gruppo Natixis IM, “così come ora in Europa, tocca alla politica fiscale limitare i rischi e assumersi la responsabilità del calo di attività che si sta profilando negli Stati Uniti. La probabilità che sfuggano a una recessione è ora limitata”. Per tutti questi motivi, gli analisti di Unicredit continuano a aspettarsi “che la Fed mantenga lo zero inferiore per i tassi almeno fino al 2021”.
Goldman Sachs rivede in netto calo il Pil Usa
Ma le prospettive dell’economia Usa hanno nel frattempo subito un brutto colpo, tanto che gli analisti di Goldman Sachs hanno rivisto brutalmente le loro stime. Gli esperti prevedono per il Pil reale statunitense una crescita pari allo zero per il primo trimestre (corretto dal precedente +0,7%), una contrazione del 5% per il secondo trimestre (da zero), un rimbalzo del 3% nel terzo (da +1%) e un +4% nell’ultimo scorcio dell’anno (da +2,25%), con ulteriori forti progressi all’inizio del 2021. In sostanza per quest’anno l’analisi aggiornata di Goldman Sachs, che sottolinea come “l'incertezza attorno a tutti questi numeri sia molto maggiore del normale”, indica un modesto +0,4% (dal precedente +1,2%) il Pil Usa.
L’Fmi vara un piano monstre da mille miliardi di dollari
Il temuto effetto a pioggia della frenata della principale economia mondiale sul resto del mondo ha già messo in azione il Fondo monetario internazionale, che ha annunciato di essere pronto a mobilitare 1.000 miliardi di dollari per aiutare i Paesi membri a far fronte all'emergenza causata dal coronavirus. Lo ha detto il direttore generale del Fondo, Kristalina Georgieva, precisando che come “prima linea di difesa, il Fondo può varare i suoi strumenti di emergenza flessibili e a erogazione rapida per aiutare i Paesi con esigenze finanziare urgenti”. Il Fondo, ha ricordato ancora, “ha già 40 accordi in corso, con impegni totali per circa 200 miliardi di dollari. In molti casi, questi accordi prevedono la creazione di veicoli per l'erogazione rapida dei finanziamenti in tempi di crisi. Abbiamo ricevuto interesse da altri 20 Paesi circa”.
Aspettando la Bce, si muovono Giappone, Australia e N. Zelanda
Mentre il mercato attende nuove mosse in questo senso da parte della Bce, dopo il nulla di fatto della scorsa settimana, nell’ambito di una riunione straordinaria, la giapponese BoJ è intervenuta adottando misure per pompare denaro nel mercato azionario di Tokyo e nell'economia colpiti dalla pandemia di coronavirus. Nella sua scia si sono mosse anche Reserve Bank della Nuova Zelanda (che ha ridotto il tasso ufficiale allo 0,25% dall’1%) e la Reserve Bank of Australia (che ha aumentato la liquidità nei mercati di finanziamenti a breve termine. In Cina, dove la produzione industriale ha accusato una contrazione del 13,4% nel bimestre gennaio-febbraio), così come le vendite al dettaglio (-20,5%) e gli investimenti (-24,5%), l'Istituto centrale Pboc è tornato a iniettare nuova liquidità sul mercato (circa 14,3 miliardi di dollari Usa) tramite prestiti a medio termine (a un tasso di interesse confermato al 3,15%).