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Coronavirus: i mercati cercano una via d’uscita
La pandemia di Coronavirus ha portato tante incertezze e squilibri nei mercati: ci sono state perdite vertiginose nelle Borse e i bond hanno mostrato grande instabilità. Gli analisti consigliano di fare attenzione al credito e di rimanere leggeri nell'azionario.
I mercati sono alla ricerca di una via d’uscita dopo lo tsunami del Coronavirus che li ha travolti. Il blocco dell'economia globale ha alimentato il panico sulle piazze finanziarie: alle perdite vertiginose accusate dalle Borse, si sono affiancati il tracollo del prezzo del petrolio e l’instabilità dei bond. L’investitore ha così perso tutti i suoi riferimenti. Anche perché il quadro di confusione è stato completato dall’inattesa sbandata dell’oro che, dopo essere stato preso di mira dai realizzi (di investitori a caccia di liquidità per riparare delle perdite accusate in altri asset), solo nelle ultime settimane è tornato a interpretare il suo tradizionale ruolo di bene rifugio.
La recessione sarà profonda
“La recessione sarà profonda: si spera che abbia vita breve, ma una ripresa ‘a forma di V’ è in dubbio, a causa degli effetti del secondo round”. Lo sostiene Vincent Chaigneau, head of research di Generali Insurance AM, facendo riferimento a conseguenze come capex ridotti e minore fiducia dei consumatori. “Aspettiamoci – afferma - cicatrici a lungo termine: il tessuto sociale ed economico cambierà in modo semi-permanente”. “Le supply chain potrebbero diventare meno globali, più regionali. Dall’altro lato, si rafforzeranno la domanda di sicurezza sanitaria e di un welfare più attento. L'interventismo – aggiunge - sta già crescendo, e questo potrebbe col tempo danneggiare la crescita potenziale”.
Le stime dell’Ocse sono troppo ottimistiche
Per capire che le stime dell’Ocse (-2 punti di Pil per i maggiori Paesi ogni mese di lockdown) sono troppo ottimistiche basta solo guardare, suggerisce Chaigneau, i dati che stanno arrivando da Oltreoceano. Negli Stati Uniti, sottolinea, in sole due settimane 10 milioni di cittadini hanno presentato domanda per il sussidio di disoccupazione e questo rappresenta un salto di circa 6 punti nel tasso di disoccupazione, con un forte impatto sulla spesa per consumi e sui pagamenti dei mutui.
Difficile per l’Europa giocare d’anticipo
Le misure adottate dal fronte della politica hanno avuto un effetto calmante sui mercati globali, anche se non si è fatto abbastanza sul fronte europeo. “Il rischio per la stabilità dell'Area Euro non è tanto per il 2020, poiché – secondo Chaigneau - gli ampi acquisti da parte della BCE copriranno largamente le nuove esigenze di finanziamento. Ma se l'Europa vuole proteggere la sua stabilità a lungo termine, deve giocare d’anticipo”. E l’acceso dibattito tra i membri Ue sulla proposta di varare i Coronabond lascia intuire quanto questo possa essere difficile.
Portafogli leggeri per le azioni, selettivi per il credito
Nella composizione del portafoglio l’esperto consiglia agli investitori prudenza. “Le azioni – afferma - offrono valore a più lungo termine, ma rimangono esposte alla riduzione della crescita e degli utili nel breve termine”, mentre la strategia di Generali Insurance Am è limitare questa posizione, focalizzandola per altro su settori ed emittenti difensivi. Piuttosto l’attenzione dell’esperto si concentra - anche qui in modo molto selettivo - sul credito ‘investment grade’ “anche alla luce della preferenza mostrata dai responsabili politici per i creditori rispetto agli azionisti”.
La micro-finanza, una soluzione anti-panico
Philipp Mueller, head of investments solutions (BlueOrchard, Schroders), suggerisce di valutare come soluzione anti-panico anche il settore della micro-finanza, che presenta rendimenti stabili e bassa correlazione (con il mondo globalizzato). Questo comparto, afferma, “è storicamente meno correlato ai mercati pubblici: uno dei benefici degli investimenti in questa asset class è la diversificazione che può apportare ai portafogli degli investitori”. L’esperto, a sostegno di questa analisi, ricorda come gli investimenti nella micro-finanza, “soprattutto nei mercati emergenti e di frontiera, sono stati storicamente abbastanza resilienti agli choc di questo tipo, soprattutto se si guarda alla SARS nel 2002, alla crisi finanziaria globale nel 2008 e alla MERS nel 2012”.