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Covid19: gli italiani riscoprono i legami familiari
La quarantena obbligatoria ha costretto gli italiani a rivedere il modo di approcciarsi al resto della famiglia, le proprie scelte, le priorità e le abitudini. Sicuramente in questo contesto le persone hanno riconosciuto più valore allo stare assieme, anche se questa costrizione determinata dalla pandemia ha fatto nascere in molti casi tensioni (soprattutto per la gestione degli impegni scolatici dei figli) e scoprire la funzionalità dello telelavoro. Un’indagine di Altroconsumo rivela quale impatto sta avendo l’emergenza sanitaria su abitudini e comportamenti degli italiani (su un campione composto da 1.044 persone dai 18 e i 74 anni).
Impatto positivo per circa la metà delle persone
L’obbligo di stare a casa ha comportato che, nel 46% dei casi, le restrizioni hanno avuto un impatto positivo sui rapporti con la famiglia, e solo il 19% ritiene che questi abbiano subito un peggioramento. L’impatto positivo è stato per lo più riscontrato nelle coppie che hanno uno (55%) o più (53%) figli. Molte però quelle che vivono sia con minori sia con altri adulti ad aver percepito un peggioramento nelle interazioni (30%). Nonostante i rapporti tendano a migliorare, nel 63% non mancano occasioni di contrasto in famiglia, tra le principali cause: obbligo dividere lo stesso spazio tutto il giorno (31%), divisione delle mansioni domestiche (23%), diverso approccio circa le misure precauzionali da adottare (22%) e condivisione di dispositivi tecnologici (22%).
Smart working, difficile lavorare a casa per chi ha figli
Uno dei capitoli più preoccupanti dell’indagine è quello relativo al posto di lavoro: l’8% (16% tra i lavoratori autonomi) lo ha perso, mentre il 31% attualmente non lavora. Per quanto riguarda le famiglie con coppie di lavoratori, emerge che entrambi sono professionalmente attivi in meno della metà dei casi (45%). Nel 32% dei casi uno dei partner è momentaneamente non attivo o ha perso il lavoro e nel 23% nessuno dei due sta lavorando. Benché il tempestivo intervento delle aziende per garantire la possibilità di lavorare in maniera telematica, il 47% di chi lavora continua a recarsi presso la sede di lavoro, mentre solo il 36% opera totalmente da remoto. Tra chi fa smart working il 36% ritiene che sia peggiorata la concentrazione (soprattutto tra chi ha figli: 50%), contro un 24% che invece la ritiene migliorata.
Segnali di allarme per condizioni fisiche e psichiche
L’indagine di Altroconsumo evidenzia come le restrizioni alla mobilità abbiano avuto un impatto negativo sulle condizioni fisiche di circa la metà (47%) del campione, contro solo il 17% che hanno valutazioni positive. Non va meglio per quanto riguarda lo stato psicologico, tenuto conto che per il 50% l’impatto è negativo mentre è positivo soltanto per il 15%. Oltre a soffrire delle restrizioni, le persone manifestano preoccupazione nei confronti del virus in sé. Questo provoca dei comportamenti spesso nocivi per gli individui stessi: nel 7% dei casi un individuo che ha avuto un problema di salute importante ha preferito evitare di andare al pronto soccorso per paura di contrarre il Covid-19.
Uscite solo nel circondario
Le restrizioni di movimento e i limiti delle frequentazioni sono per la gran parte rispettati dagli italiani. La stragrande maggioranza di loro (81%) esce di casa per comprare alimenti, farmaci o altri prodotti, anche se 1 su 4 esce più di una volta a settimana. Il 24% esce invece almeno una volta a settimana per occuparsi di parenti o amici in situazioni di difficoltà. Per quanto riguarda le uscite di tipo ‘ricreativo’ l’indagine di Altroconsumo rileva che un intervistato su tre esce di casa per fare due passi, ma esclusivamente nei pressi del proprio domicilio. Solo il 10% per fare una camminata o una corsa si reca a una maggiore distanza da casa. Il 9% degli intervistati, infine, ha ammesso di continuare a frequentare, almeno una volta a settimana, i propri parenti o amici.