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Crisi? La Fed alza i tassi nonostante lo stress nel settore bancario
La Fed, con un occhio all’inflazione e l’altro ai segnali di crisi che arrivano dal sistema bancario, ha alzato ancora i tassi ma solo di 25 punti base e non di 50 come previsto dal mercato. Il prospettato rallentamento dell’economia lascia intravedere un possibile taglio dei tassi per fine anno.
La Federal Reserve ha alzato ancora i tassi, non tanto perché è indifferente ai segni di crisi che arrivano dal sistema bancario, quanto perché rischiava di dare un segnale sbagliato ai mercati se avesse interrotto la propria marcia dopo il fallimento di Silicon Valley Bank e Signature Bank. E così, nell'ultimo summit, ha di nuovo alzato il tasso dei Fed fund di 25 punti base, portandolo al 5% nel suo limite superiore. La mossa, ricorda Keith Wade, chief economist & strategist di Schroders, è giunta dopo una fase molto convulsa in cui le attese di rialzo sono passate da una stretta di 50 punti dopo la testimonianza del Presidente, Jerome Powell, al Congresso, a una probabilità del 50% di un ritocco di 25 punti. Alcuni osservatori azzardavano anche una pausa e, addirittura, un taglio a causa delle notizie che arrivavano dal settore bancario.
Le azioni di sostegno di Fed, Tesoro e FDIC
Durante la conferenza stampa, oltre a ribadire la mission della Fed contro l’inflazione, Powell ha sottolineato l’importanza che hanno le azioni intraprese dalla stessa Banca federale, dal Tesoro Usa e dalla Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC) per sostenere il sistema bancario e garantire un'adeguata liquidità. In altre parole, il banchiere ha fatto capire che nella sua decisione di continuare ad aumentare i tassi d’interesse non è stata ignorata la situazione del settore bancario. Anche perché, lo stesso Istituto ha rilevato che le condizioni del credito nell'economia Usa sarebbero state inasprite dai recenti eventi e così ha ammorbidito la propria forward guidance, dicendo che potrebbe essere necessario un ulteriore irrigidimento della politica invece di un proseguimento dell’aumento dei tassi.
Un occhio all’inflazione e l’altro alle banche
Altro segnale di comprensione dell’attuale fase è rappresentato dal fatto, come ha affermato lo stesso Powell, che la Fed ha ridimensionato i propri piani di tightening a causa dei fallimenti perché, ha spiegato, la crisi bancaria equivale a un rialzo dei tassi o forse più. Tuttavia, il Presidente ha anche evidenziato i dati deludenti sull'inflazione che avevano sostenuto il suo tono da falco prima di questi eventi: l'inflazione – ha affermato per la precisione - è troppo alta e il mercato del lavoro è rigido. Ne consegue, secondo Wade, che, in assenza di eventi nel settore bancario, la Fed avrebbe provveduto ad aumentare i tassi sui Fed Fund di altri 50 punti base e non di 25 pb come poi ha deciso. La risposta della Banca federale, a causa del susseguirsi degli eventi non era quindi scontata e anche particolarmente difficile.
Una stretta di 50 pb rischiava di essere esagerata
Infatti, rileva l’economista, se avesse enfatizzato l'impatto delle banche sull'economia e non avesse proceduto a un rialzo, avrebbe potuto alimentare il timore che la situazione fosse peggiore di quanto temuto dall'opinione pubblica e dai mercati. E a quel punto gli investitori si sarebbero chiesti: cosa sa la Fed che non sappiamo? Questo avrebbe potuto portare a un ulteriore ritiro dei depositi, a un maggiore intervento delle Autorità e a un inasprimento maggiore delle condizioni di credito. Per contro, se fosse andata avanti con un rialzo di 50 pb, ci sarebbe stato il rischio di esagerare e di essere accusati di aver aggravato il quadro e innescato una recessione. La Fed ha così scelto la via di mezzo, pur sottolineando che il settore bancario è sano e ben capitalizzato anche se l'impatto sull'economia non è ancora noto.
Ora il mercato si aspetta un taglio entro fine anno
La posizione di fondo più morbida della Federal Reserve trova riscontro anche sulle proiezioni dei futuri tassi d'interesse (dot plot), ampiamente seguite dagli investitori, che sono scese di 25 punti base. A questo punto, sia il FOMC che i mercati prevedono un ulteriore rialzo a maggio, ma sul futuro le view sono diverse: i banchieri centrali prevedono tassi d’interesse fermi fino al 2024, mentre il mercato si aspetta un taglio di 50 punti base entro la fine del 2023. In Schroders concordano con le prospettive del mercato, poiché si aspettano che il rallentamento prenda piede e costringa la Fed a intervenire nel corso dell'anno. La crisi bancaria, in sostanza, stima Wade, è un segno che la politica di restrizione sta mordendo e che domerà l'inflazione una volta che gli effetti ritardati si saranno manifestati.