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Dl ristori: rischio colpo di grazia per molte imprese
Dal Dl ristori potrebbero esserci pesanti ricadute per le imprese, soprattutto di bar e ristoranti, per l’occupazione e per i consumi. Confcommercio chiede al Governo di impegnarsi per un rapido aiuto ai settori più colpiti e una maggiore cooperazione nella lotta al virus.
Il nuovo Dpcm rischia di dare il colpo di grazia a molte imprese, soprattutto le Pmi e quelle del settore artigianato. Per questo, pur convenendo che non ci sono soluzioni miracolistiche per contrastare la recrudescenza della pandemia, le associazioni di categoria ritengono che sia necessario un imminente intervento pubblico almeno per calmierare il costo degli affitti, ridurre le tasse, soprattutto quelle locali, e facilitare l’accesso al credito. Nonostante i prestiti erogati con il Decreto Liquidità, la CGIA di Mestre lancia l’allarme: sono ancora tantissime le imprese che non trovano ascolto presso le banche, con il pericolo che molte di queste finiscano nella rete tesa dagli usurai.
-12,2% i consumi nel 2020
L’ultimo decreto rischia di provocare danni ingenti alle imprese. Lo stima Confcommercio, secondo cui le restrizioni previste dall’ultimo provvedimento del Governo (Dl ristori), potrebbero causare un’ulteriore perdita di consumi e di Pil per circa 17,5 miliardi di euro solo nel quarto trimestre, concentrata negli ambiti: ristorazione, turismo, convivialità, ricreazione in generale, trasporti e cura della persona. La riduzione complessiva dei consumi nel 2020 supererà la soglia dei 133 miliardi, con un decremento del 12,2% annuo in termini reali. La caduta della spesa, secondo l’associazione, supererebbe presso gli alberghi il 55% e quella presso la ristorazione si avvicinerebbe al 50%.
Sangalli, la risposta al virus non sia solo “più chiusure”
Le ultime iniziative del Governo produrranno pesanti ricadute: c’è il rischio che il Pil cada quest’anno ben oltre il 10% previsto, con la chiusura di decine di migliaia di imprese e la cancellazione di centinaia di migliaia di posti di lavoro. Preoccupato quindi il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, che - all’indomani del Dl ristori - ha incontrato il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, al quale ha ribadito che bisogna sì contrastare con determinazione la pandemia, ma anche che occorre trovare misure economicamente e socialmente sostenibili. Auspica che siano fatte scelte più equilibrate perché la risposta non può essere solo “più chiusure, perché così si finisce per chiudere il Paese”.
Conte, il Dl ristori vale oltre 5 miliardi di euro
La risposta del Governo è arrivata a stretto giro: il Presidente Conte ha chiarito che il Decreto ristori vale complessivamente oltre 5 miliardi di euro (nel dettaglio, 5,4 miliardi di termini di indebitamento e 6,2 miliardi in termini di saldo netto da finanziare). Risorse che, ha spiegato, saranno immediatamente destinate alle categorie toccate. Per Confcommercio potrebbe non bastare e chiede che ci sia un impegno preciso da parte dell'Esecutivo, in tempi certi, per gli indennizzi alle imprese penalizzate dalle chiusure e, soprattutto, un piano generale e condiviso per affrontare l’emergenza coronavirus e uscire dall’incertezza imposta dalla navigazione a vista con cui il Paese è andato avanti finora.
Fare presto con gli indennizzi e le moratorie
Bisogna iniziare, con più programmazione e più coordinamento, col risolvere la crisi del circuito dei tamponi, dei tracciamenti, dei controlli, dei trasporti e della scuola. Per quanto riguarda le imprese, secondo l’associazione, occorre che i danni che hanno subito siano ristorati adeguatamente e tempestivamente con indennizzi a fondo perduto, credito d’imposta per le locazioni commerciali e gli affitti d’azienda, moratorie fiscali - a partire dall’esenzione IMU anche per la ristorazione - e creditizie, risorse per le garanzie finalizzate ad agevolare l’accesso al credito, continuità degli ammortizzatori insieme alla necessità della loro riforma e vere politiche attive per il lavoro.