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Economia: cresce il pessimismo delle imprese italiane
Per le imprese italiane l’economia del Paese è peggiorata, con le vendite calate in tutti i settori, soprattutto nell'industria. Preoccupa la debolezza dell'export. Nel frattempo, sono peggiorate le condizioni di accesso al credito e sono diminuiti i piani di investimento.
Il quadro generale dell’economia italiana è significativamente peggiorato, nonostante le difficoltà legate al costo dei beni energetici siano ulteriormente diminuite. È quanto emerge da una ricerca di Banca d’Italia condotta - tra il 23 agosto e il 13 settembre - tra le imprese dell’industria e dei servizi (con almeno 50 addetti), le cui valutazioni sulle condizioni operative nei successivi tre mesi sono comparate con quelle di un analogo sondaggio effettuato nel trimestre precedente. Per la precisione, c'è preoccupazione per la dinamica della domanda complessiva, che è deteriorata per il calo (il primo da fine 2020) della componente estera. Nel frattempo, si sono indebolite anche le prospettive sulle vendite, anche se rimangono nel complesso ancora favorevoli.
Balzano al 37% i giudizi negativi
In sintesi, la percentuale delle imprese che hanno segnalato un deterioramento del quadro economico generale del Paese è balzata al 37% dal 23% rilevato nella ricerca precedente. A riprova di questa dinamica c’è il crollo accusato contestualmente dalla quota di imprese che hanno espresso un parere favorevole, passata al 4% dal 13%. Questo pessimismo, secondo l’analisi che emerge dalla ricerca, è alimentato soprattutto dal quadro economico e politico, oltre che dall'andamento prospettico dei prezzi dell’energia. Il divario tra le aspettative di miglioramento e peggioramento delle condizioni si è ampliato sensibilmente nell'industria in senso stretto (da -4 a -15 punti percentuali), nei servizi e nelle costruzioni (da 2 e 4 punti a -13 e -3 punti, rispettivamente).
Cala l’export, perdono terreno le vendite
La valutazione delle imprese riflette anche il fatto che le vendite hanno accusato una flessione in tutti i settori, con una diminuzione piuttosto marcata nell'industria in senso stretto, dove il saldo tra le aziende che hanno riportato un aumento delle vendite e quelle con una diminuzione è diventato negativo (-17 punti percentuali, da quasi nullo). Il calo dell’export ha avuto un enorme peso. La situazione si sta facendo complicata anche per il credito: anche se quasi quattro imprese su cinque stimano che le condizioni di accesso al credito siano rimaste stabili nel terzo trimestre, ben il 20% di loro ritiene che siano peggiorate rispetto ai tre mesi fa. I giudizi risultano ancora più negativi tra le imprese delle costruzioni non impegnate nell'edilizia residenziale.
Più prudenza negli investimenti
Di riflesso, anche il giudizio sulle condizioni per investire si è ulteriormente deteriorato rispetto alla rilevazione di tre mesi fa, proseguendo una tendenza in atto sin dall’inizio del 2022. La quota delle valutazioni di peggioramento, per la precisione, è aumentata di 7 punti percentuali (al 35 per cento) a fronte di una riduzione di poco più di 3 punti di quante indicano un miglioramento (al 4 per cento). Nell'industria in senso stretto e nei servizi, il saldo tra le aziende che prevedono un aumento degli investimenti e quelle che prevedono una riduzione è rimasto positivo (ma in calo). Le aspettative delle imprese delle costruzioni circa gli investimenti sono state riviste al rialzo, soprattutto per quelle attive nell'edilizia non residenziale.
Il 58% delle imprese ha tratto vantaggio dal Superbonus
A proposito del settore delle costruzioni e delle agevolazioni previste dal Superbonus, la ricerca di Banca d’Italia rivela che il 58% delle imprese ha dichiarato di aver tratto vantaggio da queste misure nel corso del 2023. Per quanto riguarda le aspettative per l'occupazione, queste hanno visto nel frattempo un miglioramento, con un saldo positivo tra le aziende che prevedono di espandere il numero di addetti e quelle che si aspettano di ridurlo. Questo divario si è ridotto di 11 punti percentuali (a 7) rispetto a tre mesi fa. Per il mercato del lavoro, le attese restano comunque più favorevoli di quelle relative al settore delle costruzioni, che registrano un saldo positivo di 21 punti percentuali, stabile rispetto alla rilevazione precedente.
Più ottimismo sul rientro dell’inflazione
Negli ultimi 12 mesi i prezzi praticati dalle aziende sono saliti in tutti i settori, pur con segni di decelerazione: la variazione media è stata del 4,6% nell’industria e nei servizi (da 5,7 nella precedente rilevazione) e del 5,6 nelle costruzioni (da 5,9). Le aspettative sull’inflazione al consumo si sono ulteriormente ridotte su tutti gli orizzonti di previsione, ai livelli degli inizi del 2022. Il tasso atteso di inflazione si è attestato, in media, al 5,1% tra 6 mesi (da 6,9 nella precedente indagine, era 8,9 nel quarto trimestre 2022, il valore massimo della serie), al 4,7 tra 12 mesi (da 5,8), al 4,2 tra 2 anni (da 5) e al 3,8 su un orizzonte tra i 3 e i 5 anni (da 4,5). Queste ultime, precisa la ricerca, si collocavano al 5,7 nel quarto trimestre del 2022.