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Economia: è possibile un ritorno al quantitative easing?
L’uso del QE dipenderà dalle condizioni economiche prevalenti e dalla gravità della recessione. Questa misura, che potrebbe alimentare timori all’inizio, può nel medio termine rafforzare i prezzi degli asset e l’umore degli investitori. Avrà invece implicazioni negative sul lungo termine.
Sui mercati mondiali tornano le voci circa un possibile ritorno delle Banche centrali al quantitative easing (QE), si tratta di una mossa essenziale all'interno della cosiddetta ‘politica monetaria non convenzionale’. Ovvero è la possibilità, da parte degli Istituti, di acquistare Titoli di Stato o creare nuova moneta al fine di stimolare la crescita economica e, anche, di scacciare lo spauracchio della deflazione. Questo strumento, in sostanza, viene impiegato quando le azioni più tradizionali della politica monetaria convenzionale, cioè il taglio dei tassi, non producono l'effetto desiderato di pungolare la crescita economica. In pratica, è un dispositivo che ha un carattere d’emergenza.
Le Banche centrali, stando alla storia, cercheranno di evitarlo
A livello storico, si ricorda che la Bank of Japan ha utilizzato il QE per la prima volta nei primi anni 2000 (nel tentativo di tirare fuori il Paese dalla deflazione in cui versava da oltre un ventennio) e poi è stato adottato dalla Fed e da altre Banche centrali, per trovare il suo massimo utilizzo in seguito alla crisi finanziaria globale del 2008-2009. Stando alla situazione attuale, secondo Yoram Lustig, head of multi-asset solutions, EMEA e LatAm di T. Rowe Price, gli Istituti di emissione cercheranno di evitare, se possibile, il ricorso al QE nell’eventualità di una recessione. Soprattutto, aggiunge, se questo dovesse significare spingere i tassi d’interesse vicino o sotto lo zero.
QE solo se la politica monetaria convenzionale non funziona
C’è però, sottolinea lo stesso esperto, un’eccezione: se la politica monetaria convenzionale dovesse rivelarsi insufficiente, allora il QE potrebbe di nuovo vedere la luce. A sostegno di questa tesi porta tre ragioni chiave. In primo luogo, oggi non si può prevedere il momento e la portata della recessione e, perciò, non si può capire se il semplice taglio dei tassi possa essere sufficiente per stimolare la ripresa. Al contrario, se la recessione sarà prolungata e grave la riduzione dei tassi potrà non bastare e, quindi, le Banche centrali potrebbero ricorrere all’arma della QE o, secondo Lustig, diventare addirittura creative e inventare altri strumenti di politica monetaria.
Il QE è uno strumento più flessibile di un taglio dei tassi
In secondo luogo, è una mossa già sperimentata: il QE ha infatti un precedente e usarlo di nuovo non sarà controverso quanto la prima volta. Considerata anche l’enorme pressione cui saranno soggette le Banche centrali per usare tutte le leve (compreso il QE) per attenuare gli effetti della recessione. In terzo luogo, l'uso del QE dipenderà dal quadro prevalente, come il livello di inflazione. Qui l’esperto usa una metafora: la modifica del tasso è come una mazza, non un bisturi di precisione: non consente di affinare il modo in cui la politica influisce sull’economia e di prendere di mira aree specifiche. Il QE, invece, offre loro più flessibilità, come il controllo dei tassi delle obbligazioni.
La situazione non è normale
Sarebbe imprudente non considerare che le attuali condizioni non sono normali, considerato l’aggressivo ciclo rialzista dei tassi contro una disoccupazione rimasta sui minimi da decenni, mentre l’inflazione è in discesa. È sicuramente una situazione senza precedenti, cui hanno contribuito molti fattori, come la pandemia, la deglobalizzazione, la demografia, la tecnologia. Pertanto, Lustig ammette di non aspettarsi che la prossima recessione o le politiche delle Banche centrali siano normali. L’attuale contesto, aggiunge, lascia prevedere che la prossima recessione sia di portata limitata e non richieda l'impiego del QE. Anche perché, spiega, le Banche centrali hanno alzato i tassi a un livello tale da cui potrebbero abbassarli tranquillamente in caso di necessità.
Quali scenari per gli investitori?
Tuttavia, se la recessione dovesse rivelarsi più grave del previsto, le Banche centrali dovranno adottare misure straordinarie per affrontarla. La loro credibilità è uno degli strumenti più potenti che hanno a disposizione, quindi saranno disposte a impiegare tutte le azioni necessarie, tra cui il QE, per rassicurare gli investitori che hanno la situazione sotto controllo. Sebbene l'uso iniziale del QE possa causare preoccupazioni tra gli investitori riguardo alla gravità della situazione, nel medio termine potrebbe rafforzare i prezzi degli asset e il morale degli investitori, come già avvenuto in passato. Tuttavia, è importante notare che il QE ha un impatto negativo a lungo termine, poiché prima o poi dovrà essere invertito. Una lieve recessione avrebbe invece un impatto positivo – magari dopo un'iniziale reazione negativa – perché il problema a quel punto sarà alle spalle. In genere, infatti, i mercati hanno buone performance quando intravedono la fine di una recessione, scommettendo sulla ripresa imminente.