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Economia: l’Italia corre, ma restano debolezze strutturali
Nonostante la forte crescita evidenziata dall’economia nel post-pandemia, l’Italia deve fare i conti con debolezze strutturali come fisco e burocrazia. È l’analisi di Confcommercio, che per il Pil di quest’anno stima un balzo del 5,9 per cento. Fondamentale il ruolo dei fondi UE e del PNRR.
Lo slancio dell’economia italiana in questa prima parte del 2021 ha colto tutti di sorpresa in positivo: è nettamente più marcato delle più ottimistiche attese, è diffuso nei vari settori di attività (se si eccettuano i ritardi di alcuni dei comparti più penalizzati dal Covid-19) e sta generando occupazione. Il che si traduce in più reddito per le famiglie e, di riflesso, più consumi. Eppure, secondo Confcommercio, il rimbalzo visto finora non è sufficiente a garantire prospettive di crescita robusta, diffusa e duratura. Sul suo percorso di lungo periodo pesano, infatti, anche le debolezze strutturali proprie della congiuntura italiana, in particolare gli eccessi di fisco e burocrazia e i deficit nelle infrastrutture, nell’istruzione e nella giustizia.
+5,9% il PIL quest’anno, +4,3% nel prossimo
La differenza di passo rispetto agli altri partner europei sta nei numeri. Tra il 1995 e il 2019, per esempio, il Pil reale pro capite nel Belpaese è cresciuto dello 0,6% medio annuo, mentre in Germania è aumentato dell’1,4%. Ma c’è comunque un lato positivo: dalla fase più acuta della pandemia la nostra economia ha avuto una maggiore accelerazione, grazie alla corsa della manifattura e, più recentemente, allo sprint dei servizi di mercato. Questo quadro è alla base delle ottimistiche previsioni di Confcommercio per il 2021 e 2022: rispettivamente PIL +5,9% e +4,3%, consumi +4,9% e +3,5%, occupati +1,3 milioni e +965mila unità. Nel biennio sarà così recuperato quanto perso a causa della pandemia, anche se questo non consentirà di tornare ai livelli massimi del 2007.
Fondamentale il ruolo dei fondi UE e del PNRR
Per riportare la 'forza' dell’economia italiana ai livelli mostrati nel 2007 sarà fondamentale il ruolo che giocheranno in futuro le risorse del Next Generation EU e le azioni previste nell’ambito del PNRR. Anche se, nel frattempo, non si dovranno sottovalutare alcune incognite. La prima, secondo i timori espressi dall’associazione delle imprese, è rappresentata da possibili pressioni inflazionistiche, con prezzi che sono stimati in crescita dell’1,9% per quest’anno e di oltre il 3% nel 2022. Rincari che ridurrebbero il potere di acquisto, e quindi i consumi, delle famiglie: un’involuzione che avrà un impatto negativo sulla ripresa. Insomma, il Paese non dovrebbe soffermarsi solo sul quadro corrente, ma anche sui rischi prospettici.
Le incognite sulla strada del consolidamento
Infatti, il quadro odierno è all’insegna del bello: il sentiment delle famiglie viaggia su livelli storicamente molto elevati ed è prevalentemente determinato dalle sensazioni relative al buon andamento dell’economia in generale. Per contro, segnalano gli esperti, negli italiani stenta a migliorare sia la percezione della propria condizione sia l’aspettativa sul futuro. Sul fronte delle imprese, l’ottimismo sembra legato alle buone condizioni per il proseguimento degli investimenti: una buona premessa per realizzare la necessaria complementarità tra investimenti pubblici e privati. Famiglie e imprese ritengono comunque che l’aumento delle tasse, la perdita di occupazione e l’inflazione siano i principali ostacoli al consolidamento della ripresa economica.