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Economia: l’Italia frena, assieme al resto del mondo
L’Italia è a rischio stagnazione, con un’inflazione che rimane elevata seppur in calo dai recenti picchi. Una recessione, secondo le stime, potrebbe essere evitata. Più probabile una stagnazione nel breve termine. Limitato recupero del potere d'acquisto per le famiglie.
La fase espansiva dell’economia italiana, sulla base dei più recenti dati, potrebbe avere chiuso la sua corsa in sintonia con quanto sta accadendo a livello mondiale. La frenata in numeri: allo sprint che ha caratterizzato il primo trimestre è seguita, nei tre mesi successi, una brusca caduta (-0,4% congiunturale) anche se è stata mantenuta ancora una modesta crescita su base tendenziale (+0,4%). Gli indicatori economici lasciano purtroppo prevedere per il terzo e quarto trimestre un quadro stagnante. Di riflesso, come emerge dal Rapporto di Prometeia di settembre, la crescita media annua del Pil dovrebbe abbassarsi a +0,7% dall’1,1% indicato nel report di tre mesi fa. Intanto giungono buone nuove dal fronte dei prezzi, che hanno iniziato a rallentare grazie al contributo delle componenti più volatili (come i beni energetici e gli alimentari freschi), mentre per quanto riguarda l’inflazione core il rallentamento è ancora limitato. La discesa dovrebbe continuare anche nei prossimi mesi, portando l’inflazione media annua al 5,7%, in netta correzione dall'8,2% registrato nel 2022.
Debole domanda e limitate politiche di sostegno
Tornando alla frenata della nostra economia, questa è determinata, oltre che da fattori esogeni – dal rallentamento del commercio globale e dagli effetti delle politiche monetarie restrittive – anche da tre fattori endogeni: debolezza della domanda, limitate risorse del Governo per le politiche espansive e ritardi, in generale, del PNRR. Nel dettaglio, secondo Prometeia la debolezza dei consumi delle famiglie è destinata a proseguire a causa dell’alto livello dei prezzi e della perdita di potere di acquisto dei salari, così come del venir meno degli effetti espansivi del Superbonus 110%. Il secondo freno emerge dal Nadef: nonostante sia indicata una più lenta riduzione di disavanzo rispetto a quanto programmato dal Def lo scorso aprile, una volta finanziati i contratti pubblici e le spese necessarie, le risorse per nuovi interventi di sostegno risultano contenute a pochi decimi di Pil. Il rischio, secondo gli esperti, è che la crescita potrebbe essere ben inferiore a quella ipotizzata nella Nadef, considerato che eventuali ulteriori interventi dovranno trovare copertura.
L'Italia potrebbe comunque evitare una vera recessione
Il terzo freno alla nostra economica è rappresentato dai ritardi, che sono dietro l’angolo, nell’applicazione del PNRR. La sua ridefinizione non ha avuto ancora il nulla osta da parte dell’UE e questo rischia di rallentare i benefici economici previsti all’origine. Le modifiche apportate dal Governo al piano (nuovi interventi a favore della transizione verde a fronte di definanziamenti per 15,9 miliardi di euro) portano infatti, secondo gli esperti, a un diverso profilo temporale, depotenziando l’impatto aggiuntivo soprattutto nel biennio 2023-24. Nonostante questo scenario, Prometeia ritiene comunque possibile che la fiammata dell’inflazione combinata col rallentamento del Pil, possa esaurirsi senza una vera e propria recessione, ma con una stagnazione quest’anno e una lenta ripresa nel prossimo (Pil 2024 stimato a +0,4%). Dal 2025, a meno che non si verifichino shock gravi, l'economia italiana potrebbe ritrovare una crescita media precrisi con un'inflazione moderata, grazie al PNRR e agli sforzi per gestire il debito pubblico (e contenerlo sotto il 3%).
L’economia dovrà abituarsi ai prezzi elevati
Tuttavia, questa situazione comporterà prezzi permanentemente più elevati per i consumatori, in particolare per l'energia, gli alimentari e altri beni e servizi. Inoltre, il recupero del potere d'acquisto dei salari delle famiglie con reddito da lavoro dipendente potrebbe essere limitato. Nonostante ciò, la crescita economica e l'occupazione sostenuta da settori intensivi in lavoro potrebbero contribuire a stabilizzare la distribuzione del reddito. In sintesi, l'economia italiana sta affrontando sfide significative dovute al rallentamento economico globale, all'alta inflazione e ai fattori interni. Tuttavia, si prevede una possibile ripresa a medio termine, sebbene con prezzi più elevati e potere d'acquisto limitato per le famiglie. La gestione efficace delle politiche economiche e degli investimenti previsti nel PNRR potrebbero contribuire a stabilizzare l'economia italiana nel lungo termine. Bisognerà però fare i conti, secondo lo scenario disegnato da Prometeia, col fatto che la congiuntura dovrà comunque adattarsi alla nuova realtà: i prezzi resteranno elevati.
Complicato il recupero di potere d’acquisto
In particolare, secondo le previsioni, per i consumatori i prezzi dell’energia resteranno più alti rispetto al Covid del 70%, del 20% per i prodotti alimentari e, in media, del 10% per gli altri beni e servizi. Per quanto riguarda le famiglie con reddito da lavoro dipendente, queste faranno fronte a una crescente pressione sui salari che impedirà il recupero di potere d’acquisto, mentre il valore reale della ricchezza finanziaria subirà una riduzione. Tuttavia, la crescita economica, grazie principalmente ai servizi e alle costruzioni (settori con maggiore impiego di manodopera) contribuirà a sostenere l'occupazione e la quota di lavoro dipendente nella distribuzione del reddito. Pur riconoscendo le sfide che sono sul tavolo – dalle difficoltà economiche della Cina alla fine del sostegno fiscale varato durante la pandemia – gli esperti per l’Eurozona e gli Stati Uniti prevedono una crescita moderata per quest’anno, favorita proprio dal mercato del lavoro. Sul tavolo ci sono comunque alcune incertezze, come la politica monetaria globale e l’inflazione.