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Fmi: sarà recessione, uguale o peggio del 2009
Siamo già in recessione, secondo l'FMI. Il Coronavirus ha inferto un duro colpo all’economia mondiale, che rischia di crollare se non ci sarà alcuna reazione da parte di tutti. Secondo l'Ocse il lockdown costa mensilmente due punti Pil. I ricordi della recessione del 2009 si fanno più vividi.
“È chiaro che siamo già entrati in recessione”, probabilmente “uguale o peggiore rispetto a quella del 2009”, quella originata – per ricordarlo - dalla crisi del mutui subprime e che ha poi portato al fallimento della Lehman Brothers. La realtà è questa: il Coronavirus ha colpito in modo serio l’economia mondiale e rischia di ‘affondarla’ se non ci saranno reazioni importanti, rapide e coordinate da parte di tutti. L’analisi è autorevole: lo ha detto il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva, durante un briefing dopo una teleconferenza dell'International Monetary and Financial Committee (Imfc).
Impegnati perché sia il più corta e meno profonda possibile
È dunque prevista per quest’anno una recessione abbastanza grave, ma le autorità, ha assicurato il direttore generale dell’Fmi, faranno sì che questa sia il “più corta e meno profonda possibile”.
Georgieva, ha stimato che potrebbe esserci una ripresa “persino notevole” già nel 2021, ma solo se verranno implementati tutti gli sforzi possibili. In primo luogo, ha precisato, “bisogna impedire che problemi di liquidità diventino problemi di insolvenza”. Quindi, ha incitato i Paesi ad aumentare “in modo aggressivo” le misure adottate per “ridurre” la durata della fase di stallo dell'economia causata dall'epidemia da Coronavirus.
Il Fondo chiede al G20 di raddoppiare le proprie risorse
Apprezzando gli sforzi che molti Paesi hanno già messo in atto, il direttore generale dell’Fmi ha battuto ‘cassa’ presso i suoi principali Paesi membri. In altre parole, ha chiesto al G20 di raddoppiare le proprie risorse per aumentare le sue capacità nel fornire assistenza finanziaria ai Paesi in difficoltà. Georgieva ha stimato che i mercati emergenti avranno bisogno di 2.500 miliardi di dollari. Il Fondo si è detto pronto a utilizzare da subito tutte le sue capacità, che ammontano a mille miliardi di dollari, mentre ha formalmente chiesto al G20 anche di congelare il rientro dei debiti da parte dei Paesi più poveri.
Ocse, ogni mese di lockdown costa due punti di Pil
Le prime stime su quello che potrebbe essere la recessione in cui è piombato il mondo arrivano dall’Ocse: ogni mese di lockdown costerà, secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, due punti percentuali della crescita su base annua alle principali economie mondiali. “Le nostre ultime stime – ha affermato il segretario generale, Angel Gurria - mostrano che il lockdown influenzerà direttamente settori che rappresentano fino a un terzo del Pil delle maggiori economie”. Il turismo da solo dovrà affrontare un calo dell’attività tra il 50 e il 70%.
“Gli elevati costi imposti dalle misure di sanità pubblica oggi per contrastare l'epidemia di Coronavirus sono necessari – ha affermato - per evitare conseguenze molto più tragiche e un impatto ancora peggiore sulle nostre economie domani”.
Pil eurozona, -10% con quattro mesi di blocco
Con quattro mesi di blocco totale delle attività il Pil dell’area euro potrebbe accusare un calo del 10%. Lo stima Standard and Poor's, che al momento mette in conto per l’intero 2020 una flessione della crescita economica di “circa il 2%” a causa degli effetti del Covid-19, con un graduale rimbalzo di almeno il 3% nel 2021. I rischi sono al ribasso, poiché c’è incertezza sulla durata della crisi e sulla sua ampiezza. Sono più pessimisti gli analisti di Schroders che mettono in conto per il 2020 una contrazione del 3,1% dell’economia globale, prima di una ripresa del 7,2% nel prossimo anno. In pratica, sottolineano, “il 2020 è destinato a essere il peggiore anno per l’attività economica dagli anni ‘30”.
Prometeia, Italia più fragile di altri: -6,5% il Pil nel 2020
Il Pil dell'Italia scenderà del 6,5% nel 2020. Lo stima Prometeia, che prevede per il primo semestre una contrazione della crescita superiore al 10%, con differenze settoriali molto ampie: dal -10% della manifattura al -27% dei servizi legati al turismo, al -16% dei servizi di trasporto e attività legate all’intrattenimento. Sarà, spiegano gli analisti di Prometeia, della recessione globale più profonda dal secondo dopoguerra, e “l’Italia, con un settore servizi e turismo caratterizzato da piccole e medie imprese, e un settore pubblico con un debito già elevato, rischia di essere tra gli Stati più fragili”. Nessun Paese, aggiungono, “potrà uscire da solo dalla crisi” e per questo “è necessario un piano congiunto europeo per fronteggiare l’emergenza e programmare il rilancio, altrimenti l’Europa rischia il proprio futuro”.