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Fondi: a settembre le Reti consolidano la raccolta
Settembre in chiaroscuro per le Reti dei consulenti. Gli investitori preferiscono sempre gli strumenti finanziari amministrati, oggetto di flussi netti per 3,1 miliardi, soprattutto orientati verso i titoli di debito. Nel mese le gestioni di portafoglio hanno registrato uscite per 793 milioni.
Il mercato del risparmio attraversa una fase alquanto discontinua, condizionato da un quadro economico in frenata e dai conseguenti crescenti dubbi sulle capacità di reddito dei cittadini. Tuttavia, nonostante la raccolta segua un andamento random, le Reti dei consulenti finanziari consolidano il processo di crescita del sistema, sulla scorta dell’effetto locomotiva che – con regolarità – continuano a fornire gli strumenti finanziari amministrati. A settembre, secondo quanto rende noto Assoreti, la raccolta netta ammonta a 2,4 miliardi di euro, risultato in crescita del 5,7% sul mese precedente (-19,3% la performance mensile di agosto) e in flessione del 12,5% tendenziale (+46,1% nel mese precedente). Il bilancio dei primi nove mesi presenta flussi per complessivi 32,7 miliardi, -1,4% rispetto al medesimo periodo del 2022.
Clienti in continua crescita
Nel mese preso in considerazione si conferma la propensione degli investitori a favore degli strumenti finanziari amministrati, che hanno richiamato risorse nette pari a 3,1 miliardi, concentratesi soprattutto sui titoli di debito. Le movimentazioni realizzate nell’ambito della componente gestita di portafoglio, per contro, si concretizzano in uscite per complessivi 793 milioni di euro, con il coinvolgimento di tutte le macro-famiglie di prodotto. La raccolta netta su conti correnti e depositi è invece positiva per 162 milioni di euro. Nel frattempo, sottolinea l’associazione di categoria, continua ad aumentare il numero dei suoi clienti che - nel solo mese di settembre - sale di 12 mila unità. Tra gennaio e settembre la crescita effettiva è quantificabile in 135 mila clienti primi intestatari, che portano il totale a 4.814.028.
La fuga dai fondi comuni
Nonostante il periodo sia complesso, le Reti, afferma il presidente di Assoreti, Marco Tofanelli, lo stanno affrontando con un approccio attento alla gestione di una fase delicata e – sottolinea - la crescita degli investitori che aderiscono è un punto a favore della loro professionalità. Per quanto riguarda il risparmio gestito, l’attività realizzata direttamente sui fondi comuni di investimento determina disinvestimenti netti per 500 milioni di euro. I deflussi coinvolgono sia gli Oicr aperti di diritto estero sia quelli italiani. Nell’ambito delle categorie di investimento il bilancio è invece positivo solo per i fondi obbligazionari (+49 milioni di euro), mentre le uscite si concentrano principalmente sui fondi bilanciati (-345 milioni di euro) e su quelli flessibili (-178 milioni di euro).
Contributo negativo al sistema degli OICR aperti
A settembre, secondo la nota, la raccolta netta registrata sulle gestioni patrimoniali individuali è negativa per 185 milioni ed è determinata soprattutto dalle movimentazioni realizzate sulle Gpf (-167 milioni). Ancora di segno negativo il bilancio nell’ambito del comparto assicurativo (-173 milioni), nonostante la raccolta netta sulle unit linked sia nuovamente positiva (91 milioni). Le risorse nette sui prodotti previdenziali si fermano a 65 milioni. Il contributo complessivo delle Reti al sistema degli Oicr aperti, attraverso la distribuzione diretta e indiretta di quote, è quindi negativo per 662 milioni a fronte di deflussi totali per l’intero sistema fondi quantificabili in 2,1 miliardi. L’apporto delle Reti da gennaio è comunque positivo, per 3,1 miliardi rispetto a un dato dell’industria fondi negativo per 12,8 miliardi di euro.
Risparmio amministrato, dominano ancora i titoli di Stato
Nell’ambito del risparmio amministrato, come accennato, per gli strumenti finanziari amministrati si conferma la prevalenza degli investimenti in Titoli di Stato (2,2 miliardi). Bilancio positivo anche per le obbligazioni corporate (405 milioni), i certificate (136 milioni) e gli exchange traded product (90 milioni).