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Italia: crescita moderata e inflazione bassa nel 2024-26

L'inflazione è prevista in calo nel 2024, all'1,3 per cento, e il PIL in aumento dello 0,6 per cento. Le previsioni di Banca d’Italia si basano su un contesto internazionale meno teso, con un aumento della domanda estera che favorirà l'export italiano. I consumi delle famiglie cresceranno.

17/04/2024
sede di banca d'italia
Previsioni di Banca d'Italia sull'economia del Paese

Le previsioni di Banca d’Italia per l’economia del nostro Paese indicano una crescita moderata per i prossimi anche se, avverte, all’orizzonte sono presenti alcuni rischi che sono da tenere in considerazione: rischi, precisa nelle sue ultime proiezioni, sia per la stessa congiuntura, sia per l’andamento dell’inflazione. Nel dettaglio, gli esperti di Via Nazionale mettono in conto che il PIL aumenterebbe dello 0,6 per cento quest’anno, dell’1 per cento nel prossimo e dell’1,2 per cento nel 2026. L’attività economica beneficerebbe della ripresa della domanda estera del potere d’acquisto delle famiglie. Tuttavia, condizioni di finanziamento restrittive e il ridimensionamento degli incentivi all’edilizia residenziale potrebbero frenare gli investimenti.

Trend sempre positivo per l’occupazione

Rispetto alle proiezioni pubblicate in dicembre, la crescita del PIL è pressoché invariata poiché gli effetti positivi legati a prospettive più favorevoli sull’andamento dei prezzi delle materie prime e sulla dinamica attesa per i tassi d’interesse sarebbero in larga parte compensati dal più accentuato rallentamento dell’attività nel comparto edilizio conseguente alla progressiva rimodulazione degli incentivi alla riqualificazione energetica degli immobili. Nonostante questo, l’occupazione (in forte aumento nel 2023) continuerebbe a crescere, ma a ritmi inferiori a quelli del prodotto. Il tasso di disoccupazione scenderebbe lentamente portandosi al 7,4% nel 2026, oltre 5 punti in meno rispetto ai picchi toccati dopo la crisi del debito un decennio fa.

Quest’anno l’inflazione all’1,3%

Per quanto riguarda l’inflazione, è prevista in diminuzione nel corso del 2024, all’1,3%, principalmente per via degli effetti della discesa dei prezzi nel comparto energetico e dei prodotti intermedi. Il forte ridimensionamento dell’inflazione atteso quest’anno (dal 5,9% di media registrato nel 2023) sarebbe solo in parte compensato dall’accelerazione delle retribuzioni (previste in aumento del 3,5% annuo nel triennio 2024-26). Infatti, a causa del venir meno nel tempo di tale fattore e in vista dei prospettati aumenti salariali, gli esperti di Banca d’Italia prevedono una leggera risalita delle tensioni inflative per il biennio successivo, con un tasso che rimarrebbe comunque sempre sotto il target ufficiale del 2 per cento (all’1,7 per cento).

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Prospettive ottime per l’export

Queste previsioni si basano – precisa la nota - su un contesto internazionale che non diventi particolarmente teso, che non comporti tensioni rilevanti né sui mercati delle materie prime, né su quelli finanziari. Banca d’Italia, nel dettaglio, ipotizza che la domanda potenziale nei principali mercati di destinazione delle esportazioni italiane torni a espandersi nel triennio, di circa il 2,5 per cento in media l’anno. Sulla base delle indicazioni che arrivano dai contratti futures, i prezzi delle materie prime del comparto energetico dovrebbero calare gradualmente nell’orizzonte previsivo. Per contro, i costi di finanziamento per imprese e famiglie rimarrebbero elevati nell’anno in corso, per tendere poi a una graduale diminuzione nel 2025 e nel 2026.

Il recupero del potere d’acquisto spinge i consumi

I consumi delle famiglie, dopo il forte calo accusato alla fine del 2023, sarebbero tornati a crescere nel primo trimestre e sono destinati ad aumentare a tassi lievemente superiori a quelli del PIL, grazie soprattutto al recupero del potere d’acquisto. Gli investimenti secondo Palazzo Koch rallenterebbero marcatamente, frenati dal rialzo dei costi di finanziamento, da condizioni più rigide di accesso al credito e anche dal ridimensionamento degli incentivi alla riqualificazione delle abitazioni. L’effetto di questi fattori verrebbe in parte compensato dall’impulso del PNRR. L’export si espanderebbe in linea con l’andamento della domanda estera, mentre l’import crescerebbe in misura più contenuta, risentendo della debolezza della spesa per gli investimenti.

I rischi

Dinamiche che continuerebbero a favorire il saldo di conto corrente della bilancia dei pagamenti che, tornato positivo già nello scorso anno, continuerebbe a migliorare avvicinandosi al 2 per cento in rapporto al PIL nel 2026. Per quanto riguarda i rischi al ribasso per la crescita, questi sono legati a fattori come lo scarso dinamismo del commercio mondiale, le incertezze riguardanti l'economia cinese e le tensioni politiche internazionali. Per quanto riguarda l'inflazione, i rischi appaiono bilanciati, con la possibilità di pressioni al rialzo a causa di eventuali tensioni del quadro internazionale, ma anche con la possibilità di un andamento meno favorevole della domanda che potrebbe ridurre, appunto, le tensioni inflative.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

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