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Italia: economia meglio del previsto ma l’inflazione è un problema
L’economia italiana corre più delle attese: dopo il 3,9 per cento del 2022, gli esperti hanno corretto al rialzo il Pil di quest’anno, a più 0,4 per cento. Le tensioni nel comparto energetico sono destinate a spingere al rialzo l’inflazione, attesa a due cifre per i primi mesi del 2023.
L’economia italiana continua a crescere più velocemente del previsto, sebbene il ritmo del Pil del terzo trimestre – che ha fatto segnare nel terzo trimestre un +0,5% congiunturale – sia decelerato rispetto al +1,1% segnato nel precedente trimestre. Il principale contributo all’espansione della nostra economia è stato fornito dalla domanda interna: in primis, secondo l’analisi di Prometeia, sono stati i consumi delle famiglie (servizi turistici e per il tempo libero e spesa per beni durevoli) e gli investimenti in macchinari e attrezzature. Nel complesso, la performance nei primi nove mesi dello scorso anno è stata migliore delle previsioni fatte dalla stessa Prometeia la scorsa primavera, dopo l'invasione russa dell'Ucraina (avvenuta il 24 febbraio).
Pil: +3,9% nel 2022 e +0,4% nel 2023
In generale, come già nel 2022 (quando il nostro Paese ha battuto la crescita dei principali partner europei), secondo gli esperti ci sono le condizioni che dovrebbero consentire all'Italia di ottenere - anche nel 2023 - performance migliori della media UEM. Per questo in Prometeia prevedono ora una crescita del Pil italiano dello 0,4% rispetto allo 0,1% dell’Eurozona, correggendo in lieve rialzo le stime per il 2022 e il 2023 (rispettivamente 3,9% dal 3,8% del Brief di novembre e +0,4% dallo 0,3%). L’orizzonte, però, non è del tutto sereno. Per gli esperti ci sono rischi che deriverebbero da un’eventuale maggiore pressione inflazionistica, da una spinta all'economia inferiore alle attese dal PNRR e da un possibile aumento nel 2023 del debito pubblico superiore alle previsioni.
Corrette al rialzo le attese per l’inflazione
Il nodo principale resta, dunque, ancora l’inflazione: rimane elevata a causa dell'aumento dei prezzi dell'energia e dei generi alimentari. Negli ultimi mesi i prezzi dell'energia hanno toccato un nuovo massimo, ancora con una crescita annua del 65% a dicembre (71% a ottobre) e in contrasto con alcuni altri Paesi UEM dove il contributo dei prezzi dell'energia è ora più contenuto (più in linea con il calo delle quotazioni del gas registrato sui mercati internazionali). Nel complesso, in Prometeia prevedono che l'inflazione a due cifre su base annua persisterà nei primi mesi del 2023, prima di rallentare a una media del 5,8%. Gli stessi esperti non prevedono che i salari raggiungano l'inflazione e questo causerà una sostanziale perdita di potere d'acquisto.
Decelera il mercato del credito
Il Governo è corso in aiuto, approvando proroghe alle misure di sostegno esistenti per compensare l'elevata inflazione, attraverso il Decreto Aiuti del dicembre scorso e con la Legge di Bilancio approvata recentemente. Il sostegno fornito dalla Legge di Bilancio è però limitato (39 miliardi di euro), con solo un modesto e temporaneo impulso espansivo (0,2% del Pil) nel 2023. Intanto il credito bancario al settore privato ha perso impulso: dopo l'accelerazione dei prestiti vista nel terzo trimestre 2022, nell'UEM si è manifestato a novembre un marginale rallentamento (6,3% vs 7% di settembre), come in Italia (3,4% da 4%). Tuttavia, mentre nell'Eurozona il rallentamento è attribuibile ai prestiti alle famiglie, in particolare ai mutui, in Italia sono stati i prestiti alle società non finanziarie a mostrare una crescita annua inferiore (2,8%, 4,3% in media nel terzo trimestre).