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Mercati: guerra e inflazione impongono navigazione a vista
Il mercato s’interroga sugli effetti della guerra, non solo nell’immediato. Anche perché, secondo T. Rowe Price, con una risoluzione relativamente rapida del conflitto, le sanzioni rimarranno probabilmente in vigore a lungo. Preoccupa anche la persistente inflazione, in auge i beni rifugio.
I mercati finanziari navigano a vista, all’interno di una tempesta alimentata dalla devastante guerra mossa dalla Russia all’Ucraina, i cui effetti hanno aggiunto ulteriore incertezza a un’atmosfera già piuttosto cupa. Gli investitori sono impegnati a rivedere gli asset da mettere in portafoglio alla luce del rapido peggioramento che sta subendo lo scenario globale: dall’inflazione alla crescita economica, dai rapporti geopolitici alla politica monetaria (il cui indirizzo era praticamente impostato ma che, giocoforza, dovrà essere rivisto).
Gli esperti si chiedono quali saranno gli effetti delle sanzioni (tra cui quella più significativa decisa contro la Banca centrale russa) dell’Occidente contro Mosca: non solo quelli sul breve periodo, quanto quelli che si trascineranno nel tempo.
Gli effetti delle sanzioni sul lungo termine
Sicuramente, secondo Ritu Vohora, capital markets specialist di T. Rowe Price, anche con una risoluzione relativamente rapida del conflitto, le sanzioni rimarranno probabilmente in vigore a lungo. Se, infatti, da sole non hanno un impatto sostanziale sulle sue prospettive per l'economia globale, l’analista resta molto vigile alle ricadute derivate: tra cui le conseguenze della rimozione dei titoli russi dall’MSCI, della forte dipendenza dell’Occidente dalle fonti energetiche russe, della fuga dei grandi gruppi industriali dalla Russia o dell’interruzione forzata delle consegne di materie prime alle imprese in Occidente (fondamentali per la loro attività). Uno scenario che 'stressa' le condizioni economiche e, nello stesso tempo, è un motore per le tensioni inflative.
Inflazione, base ampia e persistente
I timori si concentrano sui prezzi, il cui movimento rialzista è destinato a permanere, alimentato dai problemi alle catene di rifornimento e dalla domanda repressa. Anche le componenti più rigide, come la crescita dei salari e la casa, indicano che l'inflazione ha una base ampia e persistente. La storia, ricorda Vohora, mostra che la guerra è inflazionistica e oggi complica il già difficile compito delle Banche centrali di progettare un atterraggio morbido dalla loro super-accomodante politica (decisa per fare fronte al Covid). Finora l'impatto più evidente è sui prezzi del cibo e delle commodity, considerato che la Russia ne è un forte esportatore (il 13% della produzione mondiale di greggio, il 17% di gas, ed è anche un grande esportatore di grano).
La dipendenza dell’Europa dall’export di Russia e Ucraina
Perché è importante seguire la dinamica dell’inflazione? Il rincaro dell’energia potrebbe alimentare un'inflazione più persistente e comprimere i redditi dei consumatori, mentre i problemi della catena di approvvigionamento sono esacerbati dal conflitto in atto. Oltre al petrolio e al gas, la Russia e l'Ucraina sono esportatori significativi di diversi minerali come il palladio, il gas neon, il potassio, il nichel per batterie, il platino, l'alluminio e il rame. L'interruzione dell'offerta (anche aziende poco conosciute, come l'ucraina Cryoin, giocano un ruolo importante nella produzione globale di semiconduttori) e l'impatto delle sanzioni sulla Russia probabilmente - stima l’esperta - si aggiungeranno alle pressioni inflative, in particolare in Europa.
I beni rifugio in tempo di guerra
Infatti, proprio nell’Eurozona, l'inflazione ha toccato il massimo storico, col 50% del rialzo guidato dal capitolo energia. Data l'incertezza sarà difficile per la Bce ridurre gli acquisti di asset a marzo. Intanto, rileva Vohora, il rischio di stagflazione è aumentato, se la crescita economica sarà materialmente colpita dal rincaro dell'energia. Per gli investitori rimane quindi molta incertezza e la volatilità sembra destinata a durare. La storia mostra comunque una volatilità relativamente breve intorno agli eventi geopolitici. Beni rifugio come l'oro, i titoli di Stato e il dollaro USA fungono da copertura a breve termine. Secondo l’esperta, in questa fase è importante mantenere sangue freddo, rimanere diversificati e avere una prospettiva di lungo termine.