- SEI UN CONSULENTE FINANZIARIO AUTONOMO?
- Scopri i vantaggi del nostro servizio
Mercati: come la guerra impatterà sulla galassia ESG
La fiammata dei prezzi delle materie prime, con in testa quelli del petrolio e del gas, potrebbe accelerare la transizione energetica spingendo l’Occidente a cercare con maggiore impegno l’indipendenza dalle forniture della Russia. È quanto stimano gli esperti. Focus sulla galassia ESG.
I mercati hanno avuto una reazione scomposta all’esplosione della guerra in Ucraina, amplificata dalla liquidità che era già in calo a livello mondiale (di riflesso al rallentamento della crescita e all’aumento dell’inflazione). Gli esperti mettono in conto che il conflitto armato avrà un impatto duraturo sugli investimenti, con forti ricadute su tutto il panorama ESG: se, però, da una parte sono attese restrizioni agli investimenti, dall’altra questa guerra potrebbe accelerare il ritmo della transizione energetica, soprattutto in Europa.
Lo afferma Maria Drew, director of research e responsible investing di T. Rowe Price, secondo cui i timori relativi alle violazioni dei diritti umani potrebbero determinare una lista nera di aziende. In particolare, quelle percepite come dirette sostenitrici o legate all'invasione saranno probabilmente incluse nelle liste di esclusione basate sulla condotta ESG.
Le società 'abbandonano' gli asset russi
Questi elenchi potrebbero comprendere società che finanziano o supportano Mosca, quelle che vendono apparecchi militari, o quelle attive nel petrolio e nel gas o nell'estrazione di minerali. Potrebbe essere un elenco piuttosto lungo, probabilmente destinato a sovrapporsi a quello delle società colpite dalle sanzioni. In Europa, oltre alle sanzioni governative, si registrano società con in pancia asset russi prendere le distanze: la BP liquiderà la sua quota in Rosneft, la Shell intende uscire dalle jv con Gazprom e altre affiliate.
In sintonia la decisone di Norges Bank Investment Management, l'ente che gestisce il fondo sovrano norvegese da 1.300 miliardi di dollari, di congelare tutti gli investimenti in Russia. Una mossa che è destinata a diventare un importante punto di riferimento per il resto del mercato, visto che Norges Bank è uno dei principali fondi d’investimento al mondo.
Alla ricerca dell’indipendenza energetica dalla Russia
La situazione è estremamente fluida ed è difficile fare previsioni su quando questa crisi troverà una soluzione: potrebbero volerci anni, ma potrebbe anche accelerare la transizione energetica, in particolare in Europa. La stabilità dei sistemi energetici, ricorda Drew, dipende da tre criteri, il 'trilemma dell'energia': 1) sicurezza dell'approvvigionamento 2) costo e 3) impatto ambientale.
I primi due criteri sono stati usati in passato per giustificare il mantenimento della fornitura di petrolio e gas, ma la mossa della Russia di invadere l'Ucraina ha ribaltato il quadro. Infatti, anche se l’impennata dei prezzi del greggio e del gas rientrasse nel breve, permarranno i timori circa la sicurezza delle forniture. La Russia vanta il 12% della produzione globale di petrolio e il 18% del gas, cui l’UE è fortemente dipendente. Nel 2020, più della metà dell’export di petrolio della Russia e circa l'85% di quello del gas naturale è giunto in Europa.
L’acceleratore della transizione energetica
Per questi motivi l’attuale shock dei prezzi e le preoccupazioni sulla sicurezza degli approvvigionamenti dalla Russia avrebbe di fatto agevolato la progressione del Green Deal dell'UE. Anche perché, ricorda la responsabile della ricerca di T. Rowe Price, i Paesi dell'Unione che sono stati più contrari a far passare l'accordo includono alcuni di quelli più vulnerabili alla Russia.
Si è quindi formato un quadro che porta l'Unione Europea ad avere un'altra ragione molto forte per spingere verso una transizione energetica più incisiva e più rapida. Questo significherà investire nelle energie rinnovabili, ma forse, cosa ancora più importante, anche investire nell'efficienza energetica (edifici verdi, elettrodomestici intelligenti, ecc.), nell'elettrificazione e altre pratiche che possono ridurre la dipendenza da petrolio e gas. Ad approfittarne saranno le imprese attive in tali segmenti.