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Mercati: investire nel benessere fa bene al portafoglio
I Paesi emergenti sono un’area con un enorme potenziale sotto il profilo finanziario, soprattutto se si guarda l’ampia differenza tra i loro sistemi sanitari e quelli dei mercati sviluppati. Gli esperti citano, come società da seguire Hindustan Unilever, Raia Drogasil e Cipla.
L'impact investing è una filosofia che ha subito un impulso notevole con i sempre più frequenti eventi meteo estremi e, più recentemente, con l’esplosione del Covid: ha il duplice obiettivo di influire positivamente sulla collettività e il pianeta e di generare rendimento per gli investitori. Questo risultato, secondo Jonathan Fletcher, Em fund manager & head of Em sustainability research di Schroders, è possibile raggiungerlo investendo in società che, oltre a promettere un ritorno, siano intenzionate a esercitare un impatto positivo sulle persone e sull'ambiente nelle aree in cui operano. È una corrente alimentata dal desiderio naturale di migliorare prodotti e servizi sanitari in tutto il mondo, che però non tocca molti Paesi emergenti. Questo significa, per gli investitori che seguono la filosofia dell’impact investing, che il settore salute e benessere può dare un contributo significativo alla vita delle persone in queste aree.
I numeri della differenza tra sviluppati ed emergenti
Gli emergenti sono dunque un’area con un enorme potenziale sotto il profilo finanziario. Sul fronte dell'assistenza sanitaria, per esempio, Paesi avanzati ed emergenti presentano enormi differenze dovute in larga misura alle difficoltà di accesso ai farmaci e alle terapie fondamentali, ad acqua pulita e servizi igienici e, in molti, casi anche all'istruzione. Un report dell’UNICEF del 2019 rivela che 63 bambini ogni mille nati nei Paesi meno sviluppati sono morti prima dei 5 anni. In confronto, il tasso di mortalità equivalente in Europa e nel Nord America si attesta rispettivamente a 5 e 6. Secondo l’ONU, nel 2018 sono morti oltre 6 milioni di bambini di età inferiore ai 15 anni, essenzialmente per malattie che possono essere prevenute. WaterAid stima che ogni anno in India 60mila bambini sotto i 5 anni, vale a dire almeno 166 bambini al giorno, muoiono di dissenteria a causa di acqua sporca e scarsa igiene.
Sistemi sanitari di base carenti
Per far capire quanto sia enorme il margine di impatto su salute e benessere negli emergenti Fletcher aggiunge altri numeri. Da una ricerca UNAIDS emerge che, su 37,7 milioni di persone affette da HIV, nel 2020 circa 20,6 milioni vivevano nell'Africa orientale e meridionale e 5,8 milioni nella regione Asia-Pacifico. Insieme, queste due regioni coprono il 70% della popolazione globale. La Federazione Internazionale del Diabete stima che il 75% dei circa 537 milioni di adulti che soffrono di diabete nel mondo vive in Paesi a basso e medio reddito. L'Università di Birmingham rivela che in 55 Paesi a basso e medio reddito risulta che meno del 6% dei diabetici ha accesso a farmaci e consulenze mediche adeguate. Inoltre, le malattie cardiovascolari, che secondo l'OMS sono la prima causa di morte nel mondo, si registrano per lo più nei Paesi emergenti. Tale situazione si deve in buona parte a sistemi sanitari di base carenti e a problemi di accesso ai loro servizi, due fattori che impediscono di diagnosticare e curare le malattie.
Hindustan Unilever, Raia Drogasil
Le società dei mercati emergenti hanno un ruolo importante nel raggiungere tali obiettivi. Alcune di queste realizzano prodotti che migliorano in modo diretto igiene e salute. Ne è un esempio l’indiana Hindustan Unilever, attiva nei beni di consumo, che sostiene una serie di iniziative, fra cui la campagna per la promozione dell'uso del sapone, uno dei prodotti che realizza. Alcuni studi mostrano che basta lavarsi le mani con il sapone per ridurre il rischio di morte per dissenteria di circa il 30%. Un'altra società citata dal gestore è Raia Drogasil, un'azienda che gestisce farmacie in Brasile, che si è impegnata pubblicamente a promuovere la salute e la prevenzione delle malattie. Oltre a fornire servizi farmaceutici (conta oltre 2.500 negozi), sta realizzando una piattaforma digitale dedicata alla sanità e ha l’obiettivo di trasformare il concetto stesso di farmacia poiché nei suoi negozi fisici e online offre servizi orientati a salute e benessere grazie a investimenti in tecnologia e capitale umano.
Cipla
Un terzo esempio su cui, stima Fletcher, vale la pena soffermarsi, è quello dell’indiana Cipla, un'azienda farmaceutica attiva in oltre 80 Paesi, che offre più di 1.500 prodotti di varie categorie terapeutiche. Dal 1997 la Cipla Foundation gestisce un centro di cure palliative in India e da allora offre cure gratuite ai pazienti affetti da cancro. Durante la pandemia la fondazione ha inoltre distribuito dispositivi di protezione individuale e, in collaborazione con Citibank, National Health Mission e le State Municipal Corporations del Maharashtra, test gratuiti per il Covid-19 a chi aveva difficoltà economiche. Nel 2001 è stata la prima società a lanciare un mix di tre farmaci anti-retrovirali per il trattamento dell'HIV a meno di un dollaro al giorno, un prezzo decisamente più accessibile di quelli standard. Attualmente la società (primo produttore di farmaci generici nei Paesi con maggiore richiesta) offre più di 1.500 prodotti che coprono circa il 45% delle malattie elencate nell’Essential Medicine List (OMS).