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Mercati: l’attenzione focalizzata sulla transizione energetica
Le prospettive per gli investimenti nella transizione energetica restano solide, nonostante il fantasma dell’inflazione e i rischi strutturali negli approvvigionamenti. Lo sostengono in Schroders e invitano a non sottovalutare gli effetti a lungo termine delle politiche green degli Stati.
L’accresciuta sensibilità degli investitori per gli strumenti ESG (Enviromental, social and governance), a seguito dell’esperienza pandemica, ha spostato l’attenzione verso le aziende collegate alla transizione energetica. Il settore, nonostante la sua recente corsa, conserva ancora valide ragioni per continuare a investirci. D’altronde, ha osservato Mark Lacey, head of global resource equities di Schroders, le politiche di supporto dei Governi e la visibilità degli investimenti aumentano di giorno in giorno. L’interesse in quest’area resta quindi molto forte, anche perché il recente – e sano – calo dei prezzi delle azioni ha migliorato il rapporto rischio-rendimento. Nonostante questo, la prudenza non è mai troppa, perché sul settore pendono alcune possibili minacce.
Il collo di bottiglia per la catena di approvvigionamento
I risparmiatori sanno che gli investimenti azionari sono soggetti a rischi esterni, come valutazioni di mercato e volatilità, e interni, come la gestione delle aziende. Oggi l’inflazione e il suo impatto sui costi di produzione e sulla gestione delle catene di approvvigionamento rappresenta uno delle maggiori avversità per tutti i settori e quello della transizione energetica non ne è immune. Lacey fa l’esempio di società che forniscono turbine eoliche, apparecchiature elettriche o persino pile a combustibile: tutte aziende esposte al rincaro dell’acciaio, dell’alluminio o del rame. I recenti aumenti dei prezzi delle materie prime sono senza precedenti - in termini sia di portata che di velocità - e riguardano i settori dei metalli, dell’agricoltura e dell’energia.
Inflazione di breve periodo o strutturale?
L’esperto di Schroders ammette che la domanda repressa è stata in parte il motore dei rincari (ciò implica che siano transitori), ma anche le limitazioni all’offerta hanno avuto un ruolo, a causa di anni di sotto-investimenti (e questo è un elemento strutturale). Al riguardo, ci sono opinioni divergenti. Il Presidente della Fed, Jerome Powell, ritiene che si tratti di un fenomeno di breve termine e transitorio. Al contrario, alcuni economisti rilevano rischi più strutturali e che l’inflazione potrebbe salire nei prossimi 6-18 mesi. Pur non dubitando della view di Powell, Lacey teme che alcuni economisti potrebbero avere ragione, almeno per il 2021, dato che l’esposizione alle commodity e le pressioni poste dall’aumento dei costi non si esauriscono nel breve periodo.
La disruption delle spedizioni non sarà superata a breve
Altra spada di Damocle che pende sulle imprese legate alla transizione energetica è rappresentata dalle catene di approvvigionamento. In risposta alla crescita della domanda tra il 2007 e il 2012, l’industria delle spedizioni ha attraversato un lungo periodo di sotto-investimenti, con l’obiettivo di ridurre le scorte in eccesso, arrivando ad avere pochissima flessibilità. Oggi, quindi, non ci sono segnali che indicano che la disruption dell’industria globale delle spedizioni via container possa risolversi a breve, e ciò potrebbe portare a carenze di quasi tutti i prodotti fino a fine anno. A questo si deve aggiungere la recente congestione dei principali porti cinesi di Guangdong (uno degli hub delle spedizioni globali) per focolaio di Covid.
Rilevati significativi aumenti delle tariffe
Questo mix di disruption, ha evidenziato Lacey, ha già comportato un aumento significativo delle tariffe, per tutte le tipologie di navi utilizzate per il trasporto merci. Gli operatori del settore ritengono che la disruption continuerà almeno per un altro anno, con effetti in particolare sui consumatori europei e nordamericani, i quali continueranno ad affrontare tempi di consegna più lunghi del normale. Gli addetti ai lavori notano anche che molti acquirenti si stanno concentrando su contratti di spedizione di più lungo termine (12-36 mesi) a prezzi inferiori rispetto a quelli attuali, ma molto superiori rispetto a 12 mesi fa. E i maggiori costi di trasporto dovranno essere assorbiti da qualcuno.
Le prospettive per il comparto sono comunque solide
Nonostante questo, le prospettive per gli investimenti nella transizione energetica restano solide: le previsioni di crescita dei flussi di cassa nei prossimi tre, cinque e dieci anni – secondo Lacey - sono chiare, anche dopo il recente sano ritracciamento dei prezzi delle azioni. Per tutti questi motivi i mercati, nei prossimi mesi, probabilmente saranno caratterizzati da un aumento della volatilità, ma per gli investitori sarà l’occasione per sfruttare questa volatilità di breve termine per aumentare l’esposizione sulle aziende realmente buone. In conclusione, stima l’esperto di Schroders, il profilo di rendimento di queste imprese potrebbe subire pressioni nel breve periodo, ma nel complesso il loro trend è stabilmente in rialzo.