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Mercati: Omicron e Fed non fanno paura
Anche se la Fed ha accelerato verso un rialzo dei tassi Usa, probabilmente a maggio di quest'anno i mercati finanziari consolideranno i guadagni confidando sulla robusta ripresa economica globale. Pandemia e inflazione rimangono le due incognite principali. Aumentano i falchi anche nella Bce.
I mercati finanziari tornano a puntare al rialzo, sulla scia della notizia che la terza dose di vaccino offra una forte protezione alla variante Omicron del Covid-19. Sono risultati praticamente indifferenti anche alla trasformazione a ‘falco’, dopo due anni passati nel ruolo di ‘colomba’, della Fed. Nella prima parte di dicembre la propensione al rischio è infatti tornata a crescere, interrompendo la corrente ‘fly-to-quality’ (con gli investitori che cercano asset di qualità in situazioni incerte) che aveva condizionato i mercati con il montare dei contagi e della rapida diffusione della nuova variante. Insomma, le azioni e i rendimenti dei bond sono saliti e gli spread sul credito, sia corporate sia sovrano, hanno recuperato le perdite accusate in precedenza.
La pandemia resta comunque un’incognita
C’è però da rilevare un aspetto: ogni fine anno la liquidità sul mercato è alquanto ridotta e questo amplifica le oscillazioni dei prezzi. Per questo, secondo Mark Dowding, CIO di BlueBay, non bisogna sottovalutare che resta un po’ di confusione e incertezza rispetto alla pandemia, e in Europa non si possono escludere nuove restrizioni visto l’aumento sensibile dei casi. Più precisamente, la notizia che la variante Omicron abbia una forma meno grave (anche se più facilmente trasmissibile) potrebbe rivelarsi un falsamente positiva. Allo stesso tempo, una rapida diffusione potrebbe anche implicare che qualsiasi ondata potrebbe esaurirsi molto rapidamente e questo potrebbe addirittura finire per accelerare l’uscita dalla pandemia nella prima parte di questo nuovo anno.
La Fed accelera verso un rialzo dei tassi
La prima parte di dicembre ha coinciso con gli appuntamenti delle Banche centrali. La Fed, ha assicurato il Presidente Jerome Powell, non alzerà i tassi finché non sarà concluso il tapering. Tuttavia, ha raddoppiato la velocità con cui ridurrà gli acquisti di asset (a 30 miliardi di dollari al mese dai 15 miliardi in agenda a novembre e dicembre) e questo implica la fine del tapering per marzo. Ciò significa che la Banca si è concessa maggiore margine per arrivare a una stretta del credito che, secondo gli esperti, dovrebbe arrivare entro maggio 2022. Altri due aumenti dei tassi, secondo Dowding, dovrebbero arrivare nei due trimestri successivi. La stretta – secondo il dot-plot della Fed - continuerà nel 2023 (tre rialzi) e nel 2024 (altri due).
I primi rialzi non incideranno sulla domanda
La decisione della Federal Reserve non è stata una sorpresa per i mercati, che già scontavano i buoni dati sul mercato del lavoro come il segno che il rallentamento della congiuntura si è fermato. L’analisi di BlueBay, tra le altre, vede sì la continuazione della stretta del credito da parte della Fed, senza che questa però porti a un rallentamento sostanziale dell’economia. Dowding, per altro, sottolinea che con i tassi d’interesse profondamente in territorio negativo, i primi rialzi della Fed faranno poco per rallentare la domanda, a meno che un re-pricing degli asset finanziari reprima gli effetti positivi sulla ricchezza. Da questo punto di vista, a suo avviso i rendimenti dei Treasury a 10 anni all’1,5% continuano a sembrare notevolmente troppo bassi.
Aumentano i ‘falchi’ nella Bce
Nell’Eurozona, l’aumento dei contagi ha portato a pensare che la Bce dovrebbe avere un margine ampio per estendere gli acquisti di asset del programma APP, anche mentre diminuisce progressivamente il PEPP. Tuttavia, la sua posizione attendista (verso l’inizio di una riduzione più pronunciata degli acquisti) potrebbe essere giunta al termine. I ‘falchi’ al suo interno stanno aumentando, alla luce di un’inflazione al 6%. In questo contesto c’è il rischio che l’Eurotower faccia una sorpresa da falco, il che potrebbe portare a rendimenti più alti e a un allargamento degli spread periferici. C'è inoltre la sensazione, secondo Dowding, che il sostegno della BCE abbia gonfiato i prezzi e, man mano che questo svanisce, i mercati dovranno trovare un nuovo equilibrio.