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Mercati: portafoglio più equilibrato tra value e growth

Anche se il growth è sempre interessante, gli investitori stanno virando sui titoli value per l’elevata inflazione e l’aumento dei tassi che stanno modificando il panorama degli investimenti. Nella rotazione, suggeriscono gli esperti, è meglio evitare gli estremi del value e del growth.

30/08/2022
investitore con calcolatrice e grafici
Diversificazione del portafoglio tra titoli value e growth

I punti critici che stanno facendo da sfondo ai mercati impone agli investitori un interrogativo strategico: credere nella rotazione a favore dei value e abbandonare i titoli growth? Per Ritu Vohora, investment specialist, capital markets di T. Rowe Price, un cambio di regime richiede un equilibrio di stile, soprattutto alla luce di quello che sta succedendo nell’economia mondiale. Il segmento growth, dopo un decennio di forte espansione (sull’onda dei colossi high tech Usa e grazie a bassi tassi d’interesse e a un’inflazione decisamente favorevole) e con la spinta (sulla crescita futura attesa) generata dalla pandemia potrebbe avere raggiunto un punto di flesso strutturale.

I tassi e l’inflazione zavorrano l’azionario

Lo choc provocato dal brusco rialzo dei tassi Usa e dall’impennata dell’inflazione ha avuto un doppio effetto: ha riportato in territorio positivo il rendimento reale del Treasury a dieci anni Usa e determinato una marcata correzione dell’azionario d’Oltreoceano. Ciò è stato piuttosto problematico per gli asset con una lunga duration, come le società growth e il settore tecnologico. D’altro canto, ha osservato l’esperta, i titoli value hanno offerto agli investitori un riparo dalla tempesta che ha investito i mercati. Senza contare che la rinascita del value è iniziata più di un anno fa e la sua continua crescita la rende più come un cambiamento strutturale delle condizioni di mercato.

Attenzione alla spesa fiscale e in conto capitale

Ma quali sono i punti di riferimento che stanno cambiando il panorama? In primo luogo, secondo Vohora, potrebbero essere necessari livelli di spesa in conto capitale decisamente più elevati per soddisfare i requisiti di capacità in molti settori, al fine di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e affrontare le minacce poste alle supply chain, in quanto le aziende si concentrano maggiormente a livello locale. Poi è possibile un maggiore impegno dei Governi nella spesa fiscale. La combinazione di questi due fattori sarà probabilmente vantaggiosa per molte aziende orientate al value, oltre a esercitare una continua pressione al rialzo sull'inflazione e sui tassi.

Lo strappo dei titoli value

Il value di solito guida i mercati durante una ripresa economica, ma quello che è accaduto va oltre la storia. Considerati i timori di una recessione globale e di sviluppi geopolitici avversi, e nonostante il fatto che nella prima metà dell’anno settori difensivi come beni di consumo, assistenza sanitaria e servizi di pubblica utilità abbiano sovraperformato aree più cicliche come i settori industriali e finanziari, l’MSCI World Value ha superato l’MSCI World Growth di oltre il 15%. Dinamica che dimostra come l’inflazione più persistente e l’aumento dei tassi modifichino il panorama degli investimenti e favoriscano una rotazione più sostenibile verso comparti orientati al value.

Il growth mantiene l’attrattiva

Sebbene le rotazioni precedenti siano state fugaci, un contesto di tassi in aumento è fondamentale per il value, data la correlazione esistente tra tassi di sconto più elevati e l’attrattiva relativa dei titoli a più breve duration. Inoltre, l’inflazione tipicamente più elevata è associata a migliori prospettive per le società energetiche e minerarie ed è positiva, secondo l’esperta, per le aziende con una asset base esistente che dovrebbe gonfiarsi. Nonostante questo, bisogna evitare gli estremi perché ancora oggi il rapporto P/E per il growth rispetto al value è pari al 61% (ben al di sopra quindi della mediana del 36% degli ultimi 4 decenni). Per questo è importante concentrarsi sui fondamentali.

Evitare gli estremi

La prudenza non è abbastanza perché, sottolinea Vohora, siamo di fronte a un cambio di paradigma nell’economia globale e non è il momento di investire negli estremi del value o del growth. Se da un lato molti temi secolari resisteranno, come la cybersecurity e il cloud, dall’altro il cambio di regime apre la strada ai titoli ciclici di qualità, che potranno beneficiare dell'affievolirsi dei venti contrari dell’ultimo decennio e dell’emergere di nuove opportunità, come la transizione verde. Per questo, stima l’esperta, la diversificazione sarà comunque fondamentale, poiché il mercato continua a oscillare. Non si tratta più di una questione value contro growth, ma di value e growth.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

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