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Inflazione: la Bce ha dichiarato guerra
La Bce ha avviato la lotta per riportare l’inflazione nei pressi dell’obiettivo ufficiale del 2 per cento. Ha alzato i tassi di riferimento di 50 punti base e rafforzato il programma TPI. Tra i suoi obiettivi ci sono l’ancoraggio delle aspettative d’inflazione e il riallineamento della domanda.
Forte del suo mandato principale, ovvero quello di preservare la stabilità dei prezzi nell’Eurozona, la Bce nella seconda parte dello scorso luglio ha adottato nuove è più stringenti misure per assicurare un ritorno dell’inflazione sul suo obiettivo del 2 per cento nel medio termine. In primo luogo, ha spostato al rialzo di ben 50 punti base, più ampio dunque dei 25 pb indicati nella riunione del mese precedente (per accelerare il percorso di normalizzazione), i tre tassi di interesse di riferimento. Inoltre, il Consiglio direttivo ha approvato lo strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria (Transmission Protection Instrument, TPI).
Il triplice obiettivo
Due mosse scaturite, spiega la Bce, dall’aggiornamento della valutazione sui rischi d’inflazione e per rafforzare il sostegno che il TPI fornisce all’efficace trasmissione della sua politica. L’obiettivo è triplice: favorire il rientro delle tensioni verso il 2%, consolidare l’ancoraggio delle aspettative d’inflazione e assicurare un riallineamento delle condizioni della domanda. La stretta creditizia non finisce qui. La Bce nel bollettino chiarisce infatti che nelle sue prossime riunioni sarà opportuna un’ulteriore normalizzazione dei tassi. La mossa di luglio consente così al Consiglio direttivo di passare a un approccio in cui le decisioni sui tassi saranno prese volta per volta.
Il rafforzamento del TPI
Per quanto riguarda il TPI, l’Eurotower sottolinea come la sua istituzione sia stata necessaria per garantire che l’orientamento della politica monetaria sia trasmesso in modo ordinato in tutti i Paesi membri. Questo strumento, in particolare, è attivabile per contrastare ingiustificate e disordinate dinamiche di mercato che – secondo il Consiglio direttivo - mettono seriamente a repentaglio la trasmissione della politica monetaria in tutta l’area, minacciando il principale mandato della Banca centrale. In ogni caso, la flessibilità nel reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza del portafoglio del programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP) rimane la prima linea di difesa.
Il problema inflazione è comune
Il problema inflazione è comune a tutte le principali economie avanzate, che registrano elevati incrementi rispetto al mese precedente. E quello che più preoccupa è che le tensioni si stanno propagando in misura crescente anche al settore dei servizi. Tuttavia, l’impennata dei prezzi sta avendo i primi contraccolpi a livello economico: dalla riunione di giugno della Bce i corsi del greggio sono diminuiti di circa il 14% in quanto i più elevati rischi di una frenata della crescita gravano maggiormente delle turbative dal lato dell’offerta. Ma questo aspetto, per ora, non riguarda l’Europa, nonostante l’attività economica stia rallentando. Qui, infatti, i prezzi del gas hanno subito un brusco incremento a causa della riduzione delle forniture russe.
Il conflitto in Ucraina il principale motore
Il principale propellente dell’inflazione è l’aggressione della Russia verso l’Ucraina. In particolare, riporta il bollettino, l’impatto che ne deriva per l’elevata inflazione sul potere d’acquisto, i perduranti vincoli dal lato dell’offerta e la maggiore incertezza rappresenta un freno per tutta l’economia. Le imprese continuano a fronteggiare costi più elevati e interruzioni nelle catene di approvvigionamento. Altro motore delle tensioni sui prezzi è il deprezzamento registrato nel frattempo dall’euro. Questi fattori stanno gettando più di un’ombra sulle prospettive per la seconda metà del 2022 e oltre. Anche se non mancano aspetti positivi, come la riapertura delle attività, il vigore del mercato del lavoro e il sostegno fornito dalle politiche di bilancio.
Tassi d’interesse in aumento per i finanziamenti
L’inflazione, a causa delle persistenti pressioni sui prezzi dei beni energetici e alimentari, secondo la Bce continuerà comunque a mantenersi su livelli superiori a quelli desiderabili e si prevede che rimarrà sopra l’obiettivo fissato per qualche tempo. Intanto, i consumi sono sostenuti dai risparmi accumulati dalle famiglie durante la pandemia e dalla solidità del mercato del lavoro (la disoccupazione è scesa al minimo storico del 6,6%), mentre la politica di bilancio attenua l’impatto della guerra per coloro che sono più esposti ai rincari dell’energia. Ma le tensioni si avvertono anche sul credito, con i costi della provvista bancaria aumentati negli ultimi mesi. Questo si è tradotto in tassi sui prestiti bancari più elevati, in particolare per le famiglie. Per questo, stima la Bce, il volume dei finanziamenti alle famiglie, pur rimanendo elevato, dovrebbe diminuire in considerazione a una minore domanda.