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Pil Italia: Gualtieri, calo 2020 non sarà a due cifre
Il Governo italiano, che stima un forte ribalzo dell’economia nel corso del terzo trimestre, prevede che il calo che accuserà quest’anno il Pil sarà comunque inferiore alle due cifre. Conforta il buon momento dei consumi delle famiglie e del comparto manifatturiero.
La performance attesa quest’anno per l’economia italiana sarà sicuramente di segno negativo, ma la stima del Governo ad oggi sul Pil “è ben inferiore a quanto stimato da molte previsioni e non è a due cifre”. Lo ha detto il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, spiegando che sulla base di un set ampio e coerente di indicatori l’Esecutivo si aspetta che il rimbalzo del terzo trimestre sarà maggiore di quanto messo in conto nel Def di aprile. Insomma le cose vanno meno peggio di quanto temuto, grazie ai consumi delle famiglie che a luglio e agosto hanno riavvicinato i livelli pre-crisi, addirittura in alcuni casi oltrepassandoli.
I flussi tributari confermano la ripresa
Uno dei cardini su cui poggia l’affermazione del Ministro sono i dati sui flussi tributari, che evidenziano per agosto un rialzo del 9% delle entrate versate dai contribuenti rispetto allo stesso mese del 2019, sostenuto dal buon andamento dell'Irpef e dell'Ires versate in autoliquidazione. Questo si aggiunge ad altre evidenze che, stima Gualtieri, consentono di essere ottimisti circa una brillante ripresa dopo la caduta accusata nel secondo trimestre, periodo funestato dalla pandemia da coronavirus. Vanno bene anche gli ordinativi e le aspettative delle imprese che, pur ancora inferiori alla norma, sono ulteriormente saliti nel bimestre.
L’Istat corregge secondo trimestre a -12,8%
Un aiuto altrettanto importante per la nostra economia arriva anche dal buon andamento del Pil Globale, la cui crescita per l’intero anno proprio in questi giorni è stata rivista al rialzo dagli esperti. In particolare quelli di Schroders stimano un -4,6% anziché il -5,4% indicato in precedenza. Con l’allentamento del lockdown l’economia è partita in quarta. Il ritmo del Belpaese appare tuttavia ancora lento: l’Istat, nella rilettura, ha infatti corretto il dato del secondo trimestre a -12,8% trimestrale e a -17,7% tendenziale (da -12,4% e -17,3%). C’è comunque da considerare che c’è stato anche un giorno lavorativo in meno.
BlueBay, trend economia incoraggiante
Gli ultimi dati sul Pil italiano fanno comunque ben sperare. Lo stimano gli esperti di BlueBay, secondo i quali, nonostante il recente aumento del numero di nuovi casi di Covid tra i giovani, il tasso di mortalità resta molto basso e i settori economici si stanno gradualmente normalizzando. In ogni caso, l’ipotesi di nuovi lockdown è stata esclusa dal ministro della Salute e l’economia sta vedendo una ripresa rispetto al secondo trimestre, supportata dalla riapertura del settore dei viaggi e del turismo, che rappresenta il 13% del Pil domestico. Gli analisti vedono in ripresa sia il manifatturiero, sia quello dei servizi.
Accelera il comparto manifatturiero
A livello di aspettative, secondo l’analisi di BlueBay, gli indici PMI sono rimbalzati a giugno e luglio, per tornare a livelli più moderati ad agosto, soprattutto nel settore dei servizi dove l’occupazione resta debole. I PMI manifatturieri hanno toccato il massimo degli ultimi due anni, supportati dalla domanda interna e dalle attese sulla produzione. Le stime degli stessi esperti indicano per l’intero anno una contrazione del Pil del 10%, prima di rimbalzare del 6% nel 2021 e del 2,5% nel 2022. Tra le incognite l’elevato livello di deficit e un rapporto debito/Pil destinato a muoversi attorno al 165% rispetto all’attuale 125%.
Non preoccupa l’elevato deficit
Gli elevati livelli di debito però non dovrebbero preoccupare. Rispetto al passato, infatti, i bassi tassi – che con tutta probabilità rimarranno bassi per diversi anni - lasciano intuire una maggiore capacità del Paese di onorare gli impegni. Per questi motivi, secondo gli esperti, è improbabile che le agenzie di rating declassino l’Italia nel breve termine, nonostante l’aumento del rapporto debito/Pil. Anche perché, sottolineano, il supporto dell’UE rappresenta un’ulteriore fonte di stabilità, perlomeno fino a quando i programmi di acquisto della BCE resteranno accomodanti e il Recovery Fund sosterrà la crescita.