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PNRR: quale direzione prenderanno i fondi europei
La maggior parte dei fondi previsti nel PNRR sarà concentrata sui tre missioni: digitalizzazione, innovazione e competitività, transizione ecologica e infrastrutture sostenibili. Tra settori che beneficeranno degli aiuti Ue anche istruzione e ricerca, inclusione sociale e assistenza sanitaria.
A fine aprile l’Italia – così come altri Paesi Ue - ha presentato alla Commissione europea il suo PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza), che fa parte di un più ampio ombrello finanziario sostenuto da Bruxelles per risollevare l’economia colpita dalla pandemia. Uno sforzo che comprende sia fondi a medio termine di SURE, BEI ed ESM (stanziati con carattere temporaneo d’emergenza), sia fondi a lungo termine, col NGEU che sarà implementato nel periodo tra il 2021 e il 2026. Nel complesso, i fondi del NGEU (Next Generation Eu) saranno usati per fornire prestiti fino a 360 miliardi di euro e sovvenzioni fino a 390 miliardi (le erogazioni saranno possibili fino a fine 2026, dopo inizieranno i rimborsi).
Come sono strutturati gli aiuti europei
Ma cosa c’è esattamente nel nostro PNRR? Come sono strutturati i fondi messi a disposizione dall’Ue? Quale sono i settori dove lo ‘stimolo’ si farà più sentire? A rispondere ci aiuta uno studio di Prometeia, che spiega che i fondi verranno erogati tramite sette programmi: il principale è il Recovery and Resilience Facility (RRF), che copre l'intero portafoglio prestiti e l'80% delle sovvenzioni. Nell'ambito di tale programma, all'Italia sono stati assegnati complessivamente 191,5 miliardi, quasi 69 miliardi come sovvenzioni e 122,6 miliardi che dovranno essere rimborsati. Il quadro include 235,61 miliardi di risorse totali: i fondi NGEU ammonteranno a 205 miliardi, suddivisi in RRF, 191,5 miliardi e React-EU, 13,5 miliardi di euro, che sono sovvenzioni aggiuntive.
Le tre priorità strategiche
Ma gli aiuti arriveranno anche dal fronte interno. L’Esecutivo ha infatti stanziato ulteriori 30,6 miliardi di euro per finanziare un piano nazionale complementare che operi a fianco del programma europeo. Questo piano complementare finanzierà progetti coerenti con le missioni PNRR. Il piano finale è composto da 6 missioni e 16 componenti sotto forma di singoli interventi, comprese 48 riforme e 131 progetti di investimento. Ma vediamo quali sono le missioni e gli obiettivi principali del PNRR italiano. Il piano di ‘rinascita’ messo a punto dal Governo si basa anche su 3 priorità strategiche orizzontali: la transizione digitale del Paese, la transizione verde e l’inclusione sociale.
Le sei missioni
Alla transizione verde è stato destinato quasi il 40% delle risorse totali, il 27% è stato diretto verso la transizione digitale e il 40% è stato orientato all’inclusione sociale. A quest’ultimo proposito, la strategia di inclusione sociale è ritenuta dagli esperti fondamentale per promuovere la crescita economica e rafforzare la coesione territoriale, riducendo le disuguaglianze di genere e geografiche. Nel dettaglio, le sei missioni individuate dal PNRR sono: digitalizzazione, innovazione e competitività (21% dei fondi), transizione ecologica e verde (30%), infrastrutture sostenibili (13%), istruzione e ricerca (14%), inclusione sociale (13%) e assistenza sanitaria (9%).
Il confronto con i Piani di Germania e Francia
Le linee guida del PNRR italiano rispettano i paletti fissati da Bruxelles, che imponevano la destinazione di almeno il 37% delle risorse alla transizione verde e il 20% alla digitalizzazione. La Germania si distingue per la quota più alta alla digitalizzazione (oltre il 50%), mentre Francia e Italia si concentrano sulla rivoluzione verde (rispettivamente il 54% e il 41,5% dei fondi). Queste differenze, secondo Prometeia, sono legate agli importi assegnati a ciascun Paese e al fatto che solo l'Italia prevede di usufruire sia dei prestiti che delle sovvenzioni. Se il piano sarà approvato dalla Commissione potrà essere emesso il 13% dei fondi totali. Quale sarà l’impatto dei fondi sulla nostra economia? Secondo gli esperti, l’impatto sarà positivo ogni anno e l'effetto cumulativo totale nel 2026 è stimato al 3,6%.