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Usa: come l’agenda di Biden cambierà economia e mercati
Gli investimenti per rilanciare l’economia del programma dell’Amministrazione Usa dovrebbero toccare soprattutto i settori delle infrastrutture, dell’energia e le utility. Complessivamente sono previste uscite per 2.500-4mila miliardi di dollari, finanziate con un aumento delle tasse.
Gli Stati Uniti hanno voltato pagina: la politica centrata su sé stessa, perseguita dall’ex Presidente Donald Trump è stata accantonata. Il piano di rilancio rivela tutta la sua ambizione già dal nome che gli ha dato il nuovo inquilino della Casa Bianca: ‘Build Back Better’, ovvero ‘ricostruire meglio’. Nella sua luna di miele (i tradizionali primi cento giorni dall’insediamento della nuova Amministrazione), Joe Biden ha per altro dato solo un’anticipazione del pacchetto di misure che intende realizzare. A fine aprile, in un intervento al Congresso, ha infatti ribadito il suo obiettivo: un massiccio investimento nelle infrastrutture e nella rete di sicurezza sociale del Paese, che vada a sommarsi ai 1.900 miliardi di dollari di aiuti già stanziati nei mesi scorsi.
I due pacchetti in arrivo: AJP e AFP
Il volume di spesa previsto è monstre, il che implica un aumento della tassazione di una tale portata che avrà significative conseguenze sull’economia e sui mercati. L’impatto, stima Katie Deal, Washington analyst U.S. equity division di T. Rowe Price, potrebbe essere particolarmente pesante per alcuni settori come high tech, la sanità, il comparto industriale e le società dei servizi. L’agenza economica targata Biden prevede due pacchetti: da una parte l’“American Jobs Plan” (AJP), focalizzato su infrastrutture e innovazione in alcuni particolari settori critici, e dall’altra c’è l’“American Families Plan” (AFP), il cui scopo è di migliorare l’accesso all’educazione e aumentare i crediti fiscali per le famiglie a basso reddito e con figli.
L’attenzione sui finanziamenti di infrastrutture ed energia
L’approvazione di questi due pacchetti è attesa entro il 2021, nell’ambito del processo di ‘budget reconciliation’, che al Senato richiede la semplice maggioranza dei voti. Probabilmente alcune di queste misure verranno annacquate ma, secondo l’esperta, alla fine potrebbero vedere la luce spese complessive tra 2.500 e 4mila miliardi di dollari e un aumento delle tasse di 1-2mila miliardi. L’attenzione degli investitori verosimilmente si concentrerà sul piano teso a stimolare l’occupazione, con circa un terzo (621 mld) destinato alle tecnologie energetiche e alle infrastrutture (come reti 5G, banda larga, strade, ponti). Sempre dell’AJP, quasi 880 miliardi saranno diretti alle tecnologie cruciali quali chips, vaccini e settori dove lo sviluppo di capacità interne è ritenuto strategico per la sicurezza e competitività Usa.
I settori dove puntare i riflettori
Tra i beneficiari di queste misure, secondo la valutazione di Katie Deal, potrebbero esserci le utility, le imprese della catena di approvvigionamento per i veicoli elettrici, i venditori di impianti di produzione per i semiconduttori e le industrie i cui prodotti promuovono l’efficienza energetica e la transizione verso fonti pulite. Tra i settori da seguire anche quello della sanità (in attesa di interventi ad hoc da parte dell’Amministrazione) e anche le piattaforme tecnologiche mega-cap, in particolare per quanto riguarda le tematiche di privacy e competizione.
Il piano fiscale per finanziare il programma
Ma come Washington finanzierà queste uscite straordinarie? Le spese per l’AJP e AFP, rilevano gli analisti, verrebbero in parte coperte con un aumento delle tasse su aziende e cittadini privati. Tuttavia, l’esperta di T. Rowe Price ritiene che ci sia la possibilità che il pacchetto finale preveda più spesa in deficit di quanto inizialmente proposto dalla Casa Bianca. Nel dettaglio, le proposte fiscali dell’Amministrazione includono un aumento dell’imposta societaria al 28% (dal 21% adottato col Tax Cuts and Jobs Act nel 2017), più basso del 35% in vigore in precedenza (alcuni democratici propongono il 25%).
La minaccia soprattutto per i giganti tech e della farmacia
I giganti tech statunitensi e le multinazionali farmaceutiche risulterebbero probabilmente più colpiti da queste misure. L’Amministrazione ha intenzione di adottare anche qualche forma di tassa minima sul reddito contabile delle aziende (ovvero, sul reddito riportato nei bilanci per gli azionisti, che può differire di molto rispetto al reddito imponibile su cui l’azienda paga le tasse), rivolta alle società USA che hanno un tasso di imposta societaria effettivo molto basso. Per quanto riguarda i privati, l’AFP propone di tassare i dividendi e capital gain con l’imposta standard sul reddito del 39,6% per chi guadagna più di un milione di dollari. Questo tasso – durante l’iter in Congresso - potrebbe calare al 28%, un livello che molti ritengono ottimale.