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Risparmio: il portafoglio delle Reti vale 746 miliardi
L’efficacia del modello operativo adottato dalle Reti, basato su diversificazione e programmazione, riesce a compensare le difficoltà espresse dai mercati. Nei primi nove mesi spiccano il raddoppio degli investimenti nei Titoli di Stato e la flessione generalizzata nel comparto assicurativo.
Il bilancio sostanzialmente positivo, che scrivono alla fine dei primi nove mesi i consulenti finanziari abilitati alla raccolta fuori sede, acquisisce maggiore valore se non ci si dimentica del viaggio sulle montagne russe compiuto nel frattempo dai mercati e della vistosa frenata accusata dall’economia, interna e globale. Un quadro che ha sì aumentato la prudenza degli investitori ma che, allo stesso tempo, li ha anche spinti ad affidarsi sempre di più ai professionisti del risparmio. A settembre, secondo la nota diffusa dall’associazione di categoria, Assoreti, il portafoglio dei clienti gestiti dalle Reti si attesta a 746 miliardi di euro. Il terzo trimestre, in pratica, si chiude con un lieve calo su base congiunturale (-0,1% da giugno), ma con una crescita del 6,7% rispetto a quanto registrato lo scorso dicembre.
Accelerano gli strumenti finanziari amministrati
Il saldo dei primi nove mesi presenta, quindi, una valorizzazione complessiva tra strumenti finanziari, gestioni patrimoniali e prodotti assicurativi/previdenziali di 631,1 miliardi di euro, in aumento del 9,3% nel confronto con dicembre 2022 e rappresentativo dell’84,6% del patrimonio (+2 punti percentuali su base tendenziale). Stando al report periodico, la quota investita in prodotti del risparmio gestito si attesta a 471,4 miliardi, con una crescita del 2,3% (pari al 63,2% del portafoglio, -2,8 punti percentuali), mentre la valorizzazione degli strumenti finanziari amministrati aumenta del 37,3% e si attesta a 159,7 miliardi (il 21,4% del patrimonio, +4,7 punti). La liquidità scende a 115 miliardi (-5,5% rispetto a dicembre 2022), con un’incidenza in portafoglio pari al 15,4% (-2 punti).
Modello vincente, grazie a diversificazione e programmazione
Questi risultati sono stati resi possibili dalla forza del modello messo a punto dalle Reti, basato su una gestione del risparmio diversificata e programmata. Questo sistema, ha confermato Massimo Doris, il presidente dell’associazione, sta infatti dando risposte adeguate in un contesto di mercato ancora complesso. L’indirizzo della consulenza finanziaria ha spiegato, è sempre più allineato a un approccio olistico e integrato, dove la programmazione degli investimenti e la diversificazione del portafoglio sono fattori determinanti per una corretta gestione dei risparmi. Tornando ai numeri di Assoreti: il valore degli OICR, sottoscritti direttamente, si attesta 202,7 miliardi di euro, con una crescita del 3,3% rispetto alla fine del 2022 e un’incidenza complessiva sul portafoglio che si attesta al 27,2% (-0,9 punti percentuali).
Frena tutto il comparto assicurativo
I fondi aperti di diritto estero sono il 24% del portafoglio, con 178,7 miliardi, mentre i prodotti di diritto italiano valgono 21,1 miliardi (2,8% del portafoglio). La valorizzazione delle gestioni individuali è di 76,2 miliardi (+4,6%) e rappresenta il 10,2% del portafoglio (-0,2 punti). La dinamica di crescita è più marcata per le Gpm (+7%), il cui valore (37,8 miliardi) si avvicina ancora di più a quello delle Gpf (38,4 miliardi). In controtendenza il comparto assicurativo: le masse totali scendono a 175,4 miliardi (-0,3%), con un’incidenza in portafoglio in calo al 23,5% (-1,7 punti). La flessione coinvolge soprattutto i tradizionali prodotti vita (-7,3%) e solo più marginalmente i prodotti multiramo (-0,8%) mentre le unit linked aumentano del 3,5%. Crescono anche i prodotti prettamente previdenziali (+7,9%) e toccano 17 miliardi.
Raddoppia l’investimento nei Titoli di Stato
Il contributo complessivo delle Reti al patrimonio investito in OICR aperti, attraverso la distribuzione diretta e indiretta di quote, è di riflesso pari a 384,9 miliardi di euro, con un’incidenza che si conferma a 35,2% sul patrimonio totale investito in fondi (patrimonio gestito pari a 1.094,1 miliardi di euro, dato provvisorio). Alla fine del 2022 il rapporto era del 34,8%. Nel risparmio amministrato, nei primi nove mesi, sotto la spinta dei volumi di raccolta, raddoppia il patrimonio investito in Titoli di Stato (+95,2%), oggi pari a 52,4 miliardi di euro con un’incidenza del 7%. Crescono, nel frattempo, anche le altre tipologie di strumenti finanziari. In particolare, le obbligazioni corporate (+34,3%), pari a 27,4 miliardi di euro, e i titoli azionari (+10,1%), con una valorizzazione di 50,5 miliardi.