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Mercati: in attesa di indicazioni più precise dagli Usa
Negli Usa le banche hanno irrigidito le condizioni per accedere al mercato del credito, per le imprese e i privati. Crescono, di riflesso, i timori per l’andamento dei consumi. In Europa, intanto, il calo delle vendite al dettaglio visto in settembre ha impattato sul PIL del terzo trimestre.
I mercati finanziari continuano a fare i conti con un elevato tasso di volatilità, impegnati a capire se il ciclo rialzista dei tassi d’interesse sia davvero terminato e, sempre, nell’incertezza di andare incontro a una recessione (più o meno leggera). Gli investitori, in particolare, hanno inizialmente concentrato l’attenzione sulle recenti parole del Presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, che hanno raffreddato le speranze quando ha affermato che l’inflazione potrebbe riservare qualche brutta sorpresa e che quindi non esiterà ad alzare ancora i tassi se fosse necessario. A confermare il rischio che la stretta monetaria non sia conclusa, scrive Stefano Castoldi, head of multiasset income strategies di Amundi, è arrivata nel frattempo la Banca centrale dell’Australia, che ha alzato i saggi di riferimento dopo averli lasciati invariati negli ultimi quattro mesi.
L’inflazione meglio del previsto, ma l’economia frena
Nel frattempo, sono anche arrivati i dati all’inflazione Usa di ottobre: dati che, pur migliori delle attese, complicano ancora di più – se è possibile - la chiave di lettura perché abbinati a una crescita economica sempre meno brillante. Da una parte c’è infatti la convinzione degli esperti delle società di gestione che, nella prima metà del 2024, ci sarà una lieve recessione oltreoceano. Dall’altra abbiamo un trend dell’inflazione migliore del previsto. Lo scorso mese, infatti, negli Stati Uniti i prezzi al consumo sono rimasti stabili su base congiunturale mentre il consensus puntava a un rialzo dello 0,1%. Il tasso annuale è sceso al 3,7% dal 3,2% del mese precedente, facendo meglio del 3,3% atteso. Per quanto riguarda il dato ‘core’ (che esclude energia e alimentari), questo è salito solo dello 0,2% contro una stima di +0,3%, e un relativo tendenziale sceso al 4% dal 4,1% del mese precedente.
Inasprimento dei criteri di accesso al credito
A preoccupare è comunque il quadro macro Usa, per la difficoltà di accesso al credito. Il Federal Senior Loan Officer Survey, segnala Castoldi, ha rilevato un inasprimento dei criteri di accesso al credito e anche una diminuzione delle richieste. Le banche, in altre parole, hanno inasprito – anche se a ritmi meno sostenuti - le condizioni per accendere un prestito sia nei confronti delle imprese, sia per i privati. I criteri più stringenti riguardano tutte le categorie di prestiti, dai finanziamenti per l’acquisto della casa a quelli su carte di credito e auto. Montano, nel frattempo, anche timori per l’andamento dei consumi, che potrebbero vedere scemare il sostegno finora ricevuto dagli extra risparmi accumulati durante la pandemia. O, anche, da un eventuale possibile deterioramento del mercato del lavoro, che continua a mostrarsi ancora robusto nonostante alcuni default tra le PMI.
L’obbligazionario come diversificazione
In Europa c’è un quadro più contrastato per quanto riguarda la domanda. Le vendite al dettaglio nell’Eurozona in settembre hanno registrato una flessione e questo, secondo Castoldi, ha pesato nel PIL del terzo trimestre. Questa tendenza, aggiunge, riflette comunque il fisiologico comportamento parsimonioso dei consumatori davanti ai rincari. Il quadro varia, tuttavia, da Paese a Paese, perché non tutti i consumatori hanno ridotto i loro acquisti. Queste divergenze sono per altro confermate anche dai dati sul PIL del terzo trimestre, che indicano come siano invece aumentati i consumi in Spagna e Francia. La prospettiva di una frenata della crescita economica tende a favorire sempre l’obbligazionario, che sembra avere ritrovato il suo più tradizionale ruolo di diversificazione. Più contrastato, per lo stesso motivo, lo scenario che invece fa da sfondo all’azionario.