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Risparmio: la guerra impatta sulle reti dei consulenti
Nei primi tre mesi la valorizzazione dei prodotti e servizi distribuiti dalla rete dei consulenti è diminuita del 2,3 per cento a 768,2 miliardi. Un diffuso senso di incertezza ha spinto gli investitori verso posizioni più prudenti: la liquidità è aumentata del 4,2 per cento a 128 miliardi.
L’instabilità dei mercati e la guerra hanno impattato anche nel comportamento dei risparmiatori che si affidano ai consulenti finanziari: il patrimonio gestito dalle reti nel primo trimestre di quest’anno è infatti diminuito. Lo rende noto Assoreti, spiegando che, per questi motivi, a fine marzo la valorizzazione complessiva dei prodotti finanziari e servizi di investimento distribuiti dagli intermediari associati, tramite l’attività dei propri consulenti abilitati all’offerta fuori sede, è di 768,2 miliardi di euro, pari a una flessione del 2,3% rispetto a fine 2021.
-3,8% a 533,1 miliardi il patrimonio complessivo
Nel dettaglio, il patrimonio complessivo relativo ai prodotti del risparmio gestito scende a 533,1 miliardi di euro, del 3,8% congiunturale. In sintonia si è mossa la componente finanziaria del risparmio amministrato (-2,3%), che si è portata a 107,1 miliardi di euro. L’incertezza respirata a livello generale, per contro, ha spinto gli investitori verso posizioni più prudenti e – di riflesso - la componente di liquidità è aumentata del 4,2% a 128 miliardi: si tratta di una componente, spiega l’associazione, neutrale rispetto all’andamento dei mercati finanziari.
La diversificazione limita la contrazione
Il quadro geopolitico e il riflesso che ne osserviamo sull’intero sistema economico-finanziario hanno inevitabilmente avuto un impatto anche sul patrimonio dei clienti delle Reti, ma – Paolo Molesini, presidente di Assoreti - in misura contenuta grazie alla diversificazione dei portafogli e alle strategie di medio lungo termine raccomandate dai consulenti. In particolare, spiega, la resilienza alle turbolenze impreviste e contingenti dei mercati è garantita da un modello che il sistema ha fortificato nel tempo, investendo sempre più nella formazione, specializzazione e nel consolidamento di un rapporto di fiducia con i propri clienti.
Risparmio gestito, gli Oicr i più penalizzati
Il patrimonio relativo agli Oicr, sottoscritti direttamente, si è attestato a 240,8 miliardi ed è la componente che maggiormente ha risentito delle tensioni dei mercati: la flessione congiunturale è del 5,2% e l’incidenza sul portafoglio totale cala al 31,3%. Le masse complessive delle gestioni collettive aperte domiciliate all’estero si attesta a 212,5 miliardi (-5,3%), quelle dei fondi aperti di diritto italiano a 23,3 miliardi (-6,5%), mentre i fondi chiusi realizzano una crescita del 6,2% raggiungendo 4,9 miliardi.
I prodotti multiramo tengono la barra
Il patrimonio dei prodotti assicurativi e previdenziali scende a 209,7 miliardi (-2,1%), con un’incidenza del 27,3% sul portafoglio totale. La contrazione coinvolge le unit linked (-3,9%), mentre la valorizzazione dei prodotti multiramo cresce dello 0,6%. Le masse delle gestioni individuali cala del 3,5% a 82,7 miliardi, con un peso in portafoglio pari al 10,8%. A fine mese, il contributo complessivo delle reti al patrimonio investito in Oicr aperti, attraverso la distribuzione diretta e indiretta di quote, è pari a 436,5 miliardi, con un’incidenza del 35,3% sul patrimonio totale investito in fondi.
Risparmio amministrato, il peso della liquidità sale al 16,7%
Per quanto riguarda il risparmio amministrato, il peso della componente titoli in portafoglio si mantiene stabile al 13,9%. Al contrario diminuisce la valorizzazione dei titoli azionari (-3%), di debito pubblico (-1,5%) e corporate (-8,1%). Sul fronte opposto, spicca invece la crescita dei certificate (+6%) e degli exchange traded product (+4,1%), mentre l’incidenza della liquidità sale temporaneamente al 16,7%.