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Schroders: 7 lezioni per investire meglio
Diversificazione, flessibilità dell’asset allocation, attenzione alla liquidità e all’inflazione, un occhio ai costi di gestione e al rischio bolla e, infine, non trascurare il tema della sostenibilità. Sono le sette lezioni apprese da Schroders nei suoi 73 anni di storia per investire meglio.
L’economia e la finanza si trovano in una fase sperimentale: la pandemia e la tecnologia sempre più pervasiva hanno cambiato il modus operandi di quasi tutte le principali attività e la nostra vita quotidiana. In questo contesto l’investitore trova più difficile orientarsi, fare scelte in un’ottica che sia di breve o lungo periodo. Ci viene in soccorso Schroders che, forte della sua esperienza storica (sono passati 73 anni dal suo primo mandato bilanciato), ha tratto 7 lezioni dagli investimenti multi-asset. Le informazioni che arrivano dal passato sono diverse e, ha spiegato Ugo Montrucchio, gestore multi-Asset di Schroders, potrebbero essere d’aiuto anche per navigare in futuro.
Fondamentali la diversificazione e la flessibilità
La prima lezione è quella della diversificazione, poiché la storia insegna che - nei periodi caratterizzati da un’inflazione bassa e stabile - esiste una correlazione negativa tra azionario e obbligazionario. Al contrario, con le pressioni inflative creerebbero una correlazione positiva tra Borsa e bond e quindi può essere più complicato creare un portafoglio diversificato. Da notare che i bassi tassi di interesse hanno amplificato il ruolo di diversificazione dei bond nei portafogli. Ora, col ritorno dell’inflazione, questo ruolo può essere messo alla prova. La seconda lezione è sull’importanza di avere un approccio flessibile: in fasi di recessione o ripresa, la dispersione dei rendimenti tra le varie asset class aumenta e l’asset allocation diventa così più importante della selezione dei titoli (che invece contribuisce maggiormente ai rendimenti in fasi di espansione).
Un occhio alla liquidità e uno all’inflazione
La terza lezione riguarda la liquidità, che è stata il principale driver dei rendimenti, soprattutto negli ultimi 10 anni. A differenza dell’ultima crisi (2007-09), quando gli aiuti hanno alimentato i mercati finanziari ma non l’economia reale, oggi – con la politica monetaria accomodante nella maggior parte del mondo -, il compito di sostenere le economie in difficoltà è passato alla politica fiscale. Probabilmente nei prossimi 5 anni vedremo consolidarsi questa transizione dall’espansione monetaria al supporto fiscale. La quarta lezione è sull’inflazione, che potrebbe crescere per la combinazione di stimoli monetari e fiscali, soprattutto se ci sarà un’ampia crescita delle spese nei prossimi anni. Tuttavia, è troppo presto per poterlo dire con certezza poiché ci sono forze (come i cambiamenti demografici e la tecnologia) che implicano rischi di inflazione più bilanciati.
Gli investitori tra il peso dei costi e il rischio bolla
La quinta lezione appresa da Schroders è che la regolamentazione e le pressioni sui costi continueranno a influenzare l’industria del risparmio gestito: un esempio, il dibattito su gestione attiva vs. gestione passiva. Tuttavia, l’una non esclude l’altra e in un portafoglio ci può essere spazio per entrambe. Un approccio passivo può essere ad esempio efficace nel fornire accesso a mercati efficienti come quelli Usa, mentre i gestori attivi possono aggiungere valore soprattutto in mercati inefficienti come gli emergenti, il credito o il debito distressed. La sesta lezione è sul rischio bolla, quindi diversificare è essenziale. Non è chiaro, infatti, se gli sviluppi tecnologici e i quantitative easing abbiano spinto i mercati verso una bolla. Per Montrucchio, secondo cui identificare le bolle nei mercati azionari è possibile solo con il senno di poi, potremmo trovarci in una bolla ma limitata a certe aree dei titoli tech USA, che hanno beneficiato di enormi investimenti, ma vengono scambiati su livelli eccessivi. La correzione però non dovrebbe riguardare le large-cap tech FAAANM (Facebook, Apple, Alphabet, Amazon, Netflix e Microsoft).
La sostenibilità sarà sempre più importante
L’ultima lezione è sulla sostenibilità che, secondo l’esperto, sarà sempre più importante vista la transizione che stiamo vivendo verso un’economia a basse emissioni. Secondo i dati del World Economic Forum, le persone sono sempre più consapevoli dei rischi ESG. Negli ultimi 14 anni (dalla crisi finanziaria in poi), i primi cinque rischi di lungo termine sono passati da essere economici a essere quasi esclusivamente ambientali: è chiaro che le persone stanno optando sempre più per un approccio più sostenibile, anche negli investimenti.