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T. Rowe Price: ripresa dell’Eurozona in frenata
Gli analisti stimano che la scelta dei Governi di tenere sotto controllo il nuovo avanzamento della pandemia con dei lockdown mirati possa portare l’Eurozona a una crescita zero per il IV trimestre 2020 e nei primi tre mesi del 2021. Atteso forte aumento del deficit, possibili downgrade.
L’economia europea è tornata in alto mare: la ripresa, iniziata con tanta enfasi dopo il lockdown della scorsa primavera, si sta infatti arenando rapidamente. La seconda ondata di casi di Covid-19 ha reso tutto più incerto e le previsioni sono sempre più difficili da fare, con gli economisti che si limitano ad ipotizzare solo i possibili scenari. E, come ammettono tra gli altri Tomasz Wieladek (international economist) e Ivan Morozov (sovereign credit analyst) di T. Rowe Price, risulta piuttosto complesso assegnare una probabilità ad ognuno di essi.
Crescita zero per IV trimestre e inizio del 2021
La loro view al momento è che l’approccio dei lockdown mirati o intelligenti potrebbe portare a una crescita dello 0% nel quarto trimestre del 2020 e nel primo del 2021, ma la situazione è in continua evoluzione e le previsioni potrebbero cambiare. Possiamo però fare tesoro dell’esperienza fatta nelle passate recessioni, quando alle profondi crisi sono state seguite riprese a ‘V’ e la magrezza dei bilanci dei consumatori prima di questa recessione suggerisce che ciò potrebbe forse verificarsi anche questa volta. Tuttavia appare chiaro che la causa dell’attuale recessione non può essere risolta solo a livello di politiche economiche.
Con lockdown ‘intelligenti’ impatto economico minore
È infatti sempre possibile un secondo shock legato a restrizioni più diffuse e/o un impatto importante sulla fiducia economica. Se il virus si diffonderà a tassi elevati, affermano Wieladek e Morozov, l'approccio dei lockdown intelligenti sarà l’opzione più semplice per i Governi. Imponendo restrizioni ad alcune attività, come bar e ristoranti, e agli incontri allargati, ma lasciando le aziende aperte, questo approccio dovrebbe permettere un certo controllo sul virus ma con un impatto economico minore. In Europa diversi Paesi hanno adottato misure simili.
La Bce pronta a intervenire
Resta da vedere se questo basterà per contenere i nuovi contagi. Nel caso contrario la Bce ha già detto che si attiverà per una risposta adeguata, in linea con il peggioramento del ciclo. Tanto più adesso, sottolineano i due esperti, che la Bce sa che agire rapidamente funziona e che la flessibilità intrinseca al PEPP è riuscita a stabilizzare i mercati. Più condizionata invece potrebbe essere la risposta Ue che, dopo il Recovery Fund da 750 miliardi di euro, potrebbe incontrare difficoltà a trovare un accordo politico per maggiori stimoli da fornire alla ripresa.
Atteso aumento dei deficit
Il peggioramento dell’economia si tradurrà in deficit più ampi, probabilmente superiori al 10% rispetto al Pil nei maggiori Paesi. Gli esperti si aspettano che quest’anno la Francia sarà l’economia più colpita, con un deficit/Pil del 15%, seguita dalla Spagna. Italia e Germania dovrebbero cavarsela meglio, con deficit dell’11%, grazie a un gettito fiscale migliore del previsto. Se ci sarà comunque una seconda ondata di lockdown su scala nazionale, gran parte dei deficit resterà elevato nel 2021 e potrebbe salire addirittura se saranno necessarie ulteriori forme di supporto. Finanziare disavanzi così ampi senza il supporto Bce diventerà molto difficile per gran parte dei Paesi e quindi diventa probabile un’estensione del programma da parte del’Eurotower.
Rischio downgrade per alcuni Paesi, Italia meno a rischio
Le agenzie di rating probabilmente non ridurranno le stime sul debito sovrano dell’Eurozona, almeno fino alla fine dell’anno, o all’inizio del 2021. Quando lo faranno, stimano Wieladek e Morozov, Francia e Spagna sono quelle più a rischio di downgrade rispetto all’Italia. Il debito italiano, infatti, ha già rating BBB e probabilmente non verrà ridotto ulteriormente, grazie al supporto della BCE e del Recovery Fund. Francia e Spagna hanno rating superiori rispetto all’Italia e ciò implica che le agenzie avranno modo di rivederli al ribasso se le due economie non riusciranno a offrire piani di consolidamento di medio termine.